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Quesito
Salve. Inizio col dirle che sono un ragazzo di ventitre anni, e cercavo un consulto spirituale, una parola che possa illuminarmi su me stesso, su cosa sono, su come poter cambiare.
Mi sono sempre considerato come una persona buona e sensibile, attenta ai sentimenti, legata alle emozioni e alla sofferenza della gente. Non ho mai saputo tollerare i soprusi dei governi, i privilegi che il denaro conferisce alla gente a scapito dei più poveri. Tuttavia, in me sento un qualcosa, un sussurro basso e penetrante, come una parte del mio essere che tende al male.
Porto alcuni esempi: da piccolo, dei miei amici bussarono a casa mia. Fuori pioveva e loro chiedevano un riparo; io rifiutai loro il mio tetto, e questa consapevolezza, la consapevolezza che grazie a me il loro disagio poteva finire, e che proprio per mia volontà questo disagio ha continuato ad esserci, mi dava piacere. Anni fa stavo per intraprendere una relazione con una ragazza; lei mi piaceva, ero felice, ma un giorno uscimmo assieme e mi parse stupida, bassa, infima. Di colpo non mi feci più sentire, lei non m’interessava per nulla, ma continuava a cercarmi, manifestava un bisogno emotivo. La mia reazione fu fredda, non me ne curai minimamente, mi era indifferente e la vedevo solo come una donnicciola piagnucolosa. E’ assurdo pensare a quel che c’era prima, e con quanta freddezza poi abbia trattato, subito dopo, una persona che aveva emotivamente bisogno di me. Non provai piacere per il dolore infertole, mi era indifferente, un suo problema che non mi riguardava affatto.
E’ una cosa per cui provo la massima vergogna. Ogni volta che la incrocio mi sento terribilmente colpevole. La mia natura è egoista, opportunista, fuoriesce forte e spontanea senza che io ne abbia il controllo, ma d’altra parte so anche emozionarmi, commuovermi per la sofferenza degli altri, capire il dolore della gente..mi sento come se tutto il mio essere tendesse nello stesso tempo sia al male che al bene, e questo processo che si svolge nel mio animo è devastante.
Per molti anni sono stato credente, ma intorno ai sedici anni ho smarrito la mia fede e sono diventato ateo. Non mi sono dato alla perdizione, alla ricerca dei piaceri e al soddisfacimento dei sensi: il mio cuore bramava le cose elevate, mi nutrivo di filosofia, poesia, cercavo una nuova via razionale per giungere alla verità, una meta lontana dal mondo sensibile, che è per me il fango dove sguazzano i porci. Questa ricerca è stata infruttuosa, i dubbi erano molteplici e non mi davano pace. L’unica gioia, l’unica vetta alta, la provavo durante i miei innamoramenti.
Adoravo una ragazza saggia, intelligente, tutto in lei profumava di purezza ed elevazione, e in lei, nel suo modo di essere, vedevo quel qualcosa che mi affannavo a cercare ovunque.
Ma cos’era davvero questo sentimento? Ho il sospetto che il lei non cercassi altro che il mio riflesso, e che parlando con lei mirassi non tanto a ricercare la sua personalità, ma la mia parte più elevata, un’immagine di me, per conoscermi.
Alla fine lei mi diede solo sofferenze. Era una ragazza intelligente ed elevata, ma una grossa fetta del suo essere era finzione, un ruolo che recitava. Anche lei aveva un vuoto dentro, e questo tormento che intuivo dal suo sguardo era forse il motivo principale che mi spinse a volerla vicina. La cosa non andò bene, e senza più nulla in cui credere, sprofondai nel nichilismo, nel desiderio del nulla, una non vita priva di emozioni in cui l’unico mio fremito era l’eco di un dolore.
Molti anni sono passati da quei momenti, molte cose sono cambiate. Adesso credo in Dio, credo, ma non credo di riuscire ad amarlo. La sua esistenza è necessaria, il Cristo fu una personalità rivoluzionario, portatore di un messaggio che a mio avviso pochi hanno davvero capito.
I sentimenti di fratellanza e comunione universali, il riconoscerci tutti come peccatori, e proprio grazie a questa comunanza, amarci d’un l’altro perchè tutti siamo uguali nel peccato. Nessuno è superiore all’altro, e la nostra vita dev’essere una missione di continuo perfezionamento, un’imitatio Dei, tramite la quale aprire i cuori all’amore universale che permea il mondo: Il sole rosso che s’immerge nel mare, tinteggiando i cieli di rosa e d’azzurro, quanta bellezza c’è nel creato, e noi, pur facendone parte, rinneghiamo tutto ciò in virtù della materia e del piacere sensibile.
Odio nelle persone, nei giovani, l’aspetto materialista, quel principio che indirizza le loro vite agli svaghi e ai piaceri, senza curarsi della propria vita interiore. E’ degradante vedere belle intelligenze perdersi in questo modo, in un gioco che è una folle corsa a chi brucia prima. Tutto questo maschera, a mio avviso, il vuoto che schiaccia i loro cuori, ch’essi riempiono col vino e coi piaceri della carne.
Generazione persa, senza speranza. Come posso amare costoro? Ognuno è colpevole davanti a tutti. Io, che pur avendo una buona volontà, che pur desiderando il bene, una rinascita spirituale, allo stesso modo desidero involontariamente la distruzione, non sono forse peggio? Si, ma li disprezzo ugualmente e non riesco a smettere. Il dottore deve amare i malati che cura, Cristo cenava con le prostitute; ma Egli è l’Amore incarnato, colui che ci amò così tanto, da immolarsi per noi, versando il suo sangue su una croce. Cosa sono io davanti a Lui? Misero, inetto, mi vergognerei di sentirmi addosso il suo sguardo perchè non ne sono degno, perchè non può far altro che condannarmi, e io so che ha ragione. E’ vero che riconoscere il proprio peccato è comunque un passo che si fa; indica una certa coscienza della propria condizione, ma ho paura che questa mia consapevolezza possa essere contaminata dalla vanità, anzi, è certamente così.
Che fare? Se da un lato la mia fiducia per la divinità è aumentata, dall’altro s’è accresciuto anche il mio nichilismo nei confronti di questo mondo. Dovrei amare, ma non ci riesco. Sono simile a chi ha una comprensione intellettuale di una qualche azione spirituale od emotiva; razionalmente la intuisce, ma è una visione opaca, offuscata, simile ad una conoscenza per sentito dire, che vera conoscenza non è.
Sento che il me alberga il bene, ma che fare quando mi vengono certi pensieri, desideri maligni? La parte principale del mio essere desidera altro, quella cattiva è solo una voce che sussurra, ma se proprio quest’ultima fosse il mio vero io?
‘‘‘‘Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido, e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Poiché tu dici: Io son ricco, e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla e non sai che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e povero e cieco e nudo’‘‘
Questa citazione, presa dalla lettera all’angelo di Laodicea, nel libro dell’apocalisse, penso descriva la mia situazione. Sono tiepido, nè caldo, nè freddo.
Da tempo desideravo parlare, consigliarmi, con un uomo di chiesa. Cosa può dirmi? Come posso cambiare? Come migliorare?
Risposta del sacerdote
Carissimo,
solo oggi sono arrivato alle mail del 4 aprile. Me ne dispiace e te ne domando scusa.
Premetto anzitutto che sono molto contento del tuo riavvicinamento a Dio. Gesù ha detto: “Nessuno viene a me se il Padre non lo trae” (Gv 6,44).
1. Per quanto mi hai scritto mi limito a ricordare due cose, che sono essenziali.
La prima, che in noi ci sono reali inclinazioni al male.
Non in tutti si esprimono nella medesima maniera, ma ci sono.
San Giovanni parla di “concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita” (1 Gv 2,16).
In te queste inclinazioni (penso alla terza) non sono state rimediate dalla grazia.
2. La seconda: non si può amare con il cuore di Cristo e cioè con la carità, che è lo stesso modo divino di amare comunicato agli uomini (Rm 5,5), se non ci viene infuso.
Domandalo. Domandalo insistentemente.
San Domenico ogni giorno nelle sue preghiere chiedeva al Signore la grazia di un amore sempre più grande.
Qui c’è tutto.
3. Per ottenere questo dono e il suo aumento ci si può predisporre.
Sarebbe necessaria la confessione, la purificazione della tua anima, perché Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato (Sap 1,4).
Quando porterai Dio dentro di te mediante la grazia santificante, allora avrai dentro di te il fuoco, quello che attualmente desideri e che ti sottrae da una situazione che non piace neanche a te.
Ti ricordo nella preghiera e in particolare nella S. Messa che tra breve vado a celebrare.
Ti benedico.
Padre Angelo