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Quesito
Buongiorno Padre
Nel ringraziarla per la sua meritoria opera che tanto mi sta dando in materia di fede le voglio ora sottoporre un quesito di ordine dogmatico mariologico.
Nelle mie ricerche sulla importanza di Maria per la Chiesa e per noi cattolici mi sono imbattuto in un fatto di per sè curioso ma credo anche molto bello in quanto confermante in pieno del dogma mariano dell’Immacolata Concezione pronunciato dal Beato Santo Padre Pio IX nel 1854. Il fatto curioso è stato un componimento poetico in endecasillabi composto niente meno che dal demonio durante un esorcismo. Il fatto è che questo esorcismo avvenne in un’epoca antecedente di ben 31 anni rispetto al pronunciamento del dogma e cioè nel 1823. Ad Ariano Irpino in provincia di Avellino due predicatori domenicani come Lei furono chiamati ad esorcizzare un dodicenne analfabeta e da buoni guasconi napoletani quali erano, imposero e costrinsero il demonio che possedeva quel ragazzo a pronunciarsi in un elogio di Maria Vergine. Ho letto che quello era il periodo in cui si dibatteva all’interno della Chiesa dell’opportunità di ufficializzare tale dogma. Ebbene sotto costrizione il demonio di getto buttò fuori questo sonetto che riporto facendo copia e incolla:
Vera Madre son io di un Dio che è Figlio
e son Figlia di Lui benché sua Madre.
Ab aeterno nacque Egli ed è mio Figlio,
nel tempo io nacqui eppur gli sono Madre.
Egli è il mio Creator ed è mio Figlio,
son io sua creatura e gli son Madre.
Fu prodigio divin l’esser mio Figlio
un Dio eterno, e me aver per Madre.
L’esser quasi è comun, tra Madre e Figlio,
perché l’esser dal Figlio ebbe la Madre
e l’esser dalla Madre ebbe anche il Figlio.
Or se l’esser dal Figlio ebbe la Madre,
o s’ha da dir che fu macchiato il Figlio
o senza macchia s’ha da dir la Madre.
Il Santo Padre Pio IX ne venne a conoscenza dopo il pronunciamento del dogma e fonti riportano che si commosse alquanto.
Ora io le chiedo. Il demonio è padre della menzogna e con il demonio non bisogna mai dialogare ma sono sicuro che in questo sonetto che allo spirito maligno è costato assai pronunciare, ci sia la verità. Non riesco a capire la terza e quarta terzina e sostanzialmente il mio quesito è questo.
Nel ringraziarla ancora per la sua disponibilità le chiedo di ricordarmi nelle sue preghiere e soprattutto in quelle rivolte alla Santa Vergine. La ricorderò anch’io nelle mie.
Cordiali saluti
Guido
Risposta del sacerdote
Caro Guido,
1. quel sonetto è passato alla storia.
Non sto adesso a investigare sulla scienza dei demoni e sulla veridicità del fatto nel quale i domenicani vi entrano come protagonisti.
Quel sonetto è davanti a tutti e dice la verità su Maria esente dal peccato originale fin dal primo istante della sua esistenza.
2. Il significato della terza strofa o terzina è il seguente: tutti e due, Madre e Figlio, hanno un’esistenza simile e cioè creaturale.
La Madre un’esistenza creaturale perché gliel’ha data il Figlio in quanto Dio, a motivo della sua natura divina.
E il Figlio nella sua natura umana ha ricevuto l’esistenza creaturale per mezzo della madre.
Tutti e due hanno l’esistenza “quasi comune” e cioè un’esistenza creaturale.
Importante quel quasi; perché il Figlio in quanto Dio ha un’esistenza eterna.
3. La quarta strofa o terzina invece proclama l’Immacolatezza della Madonna.
Infatti dice che se la Madre è una donna come tutte le altre che ha ereditato il peccato originale, allora anche il Figlio secondo la sua natura umana avrebbe ricevuto una natura contaminata dal peccato originale.
Ma se il Figlio non è stato macchiato nella sua natura umana vuol dire che questa immacolatezza l’ha ereditata da sua madre, che proprio per questo viene detta immacolata.
Ti ringrazio per aver riportato questo sonetto che a più d’uno dei nostri visitatori senz’altro era ignoto.
Ti ricordo volentieri al Signore e alla Vergine Immacolata.
Ti benedico.
Padre Angelo