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Quesito

caro padre,
sempre più spesso al sacramento della confessione si accostano persone che non si confessano da anni. Questi non hanno la coscienza del peccato e in generale non confessano molti peccati semplicemente perché la coscienza non è chiara. Così per esempio se un penitente non confessa il peccato di aborto e il sacerdote gli dà l’assoluzione, lo stesso peccato di aborto resta perdonato? io so e credo di si ma vorrei un giudizio da lei su questo punto molto delicato.  E’ chiaro che se nel tempo la persona si rende conto sicuramente confessa i peccati che non confessava per ignoranza, ma potrebbe non confessarlo se restasse in un ambito solo giuridico della confessione e non in un cammino di conversione. Dal punto di vista del sacerdote allora che cosa dovrebbe fare durante la confessione quando si rende conte di avere davanti a se una persona che non ha una coscienza illuminata? Porre le domande da un milione di dollari? Hai procurato o hai abortito? Vivi in stato di concubinaggio, adulterio? Vai dalle prostitute? e cosi via? 
grazie per il suo interessamento.
uniti nella preghiera
don Giovanni


Risposta del sacerdote

Caro don Giovanni,
1. fare le domande come me le hai poste potrebbe suonare talvolta offensivo per il penitente.
 Mi limito a dirti come mi comporto io quando ho davanti una persona che da anni o da decenni non si confessa.
Molto spesso queste persone dicono che non sanno da che parte cominciare.
Allora le aiuto io, dicendo apertamente che al fine di compire una confessione integra passerò in rassegna i dieci comandamenti.

2. Quando comincio col primo comandamento lo enuncio, e così faccio quando arrivo ad ogni altro comandamento.
Qui, nel primo comandamento, chiedo se nella vita del penitente c’è la preghiera o se in passato è ricorsi a pratiche magiche o altro del genere.

2. Sul secondo comandamento chiedo se capita di pronunciare invano il nome del Signore oppure di bestemmiare.
Nello stesso tempo chiedo anche se hanno fatto dei voti e poi non li hanno mantenuti.

3.  Circa il terzo comandamento chiedo se hanno santificato le feste partecipando alla Messa e anche se hanno fatto la S. Comunione senza aver prima confessato i peccati gravi.

4. A proposito del quarto comandamento: se hanno onorato il padre e la madre, se vivono in pace con tutti, oppure se hanno risentimento o, peggio, odio nel cuore.

5. Quando giungo al quinto comandamento, dopo averlo enunciato dicendo “quinto non uccidere”, domando se per caso è capitato loro di consigliare l’aborto.
E allora qui ognuno rivela il proprio passato, se ha da dire qualcosa.

6. Per il sesto comandamento che suona così: “Non commettere atti impuri”, dopo aver detto che le persone soprattutto qui sperimentano la fragilità umana, ricordo che si può peccare in vari modi: con se stessi, con  persone non sposate oppure con persone sposate, e se all’interno del matrimonio vi sia contraccezione.
In quest’ultimo caso, qualora dicessero che non possono fare diversamente, dico che è necessario confessarsi prima di fare la Santa Comunione.
E vedo che la gente capisce, non pone obiezioni e dice: farò così.

7. Sul settimo comandamento, dopo averlo enunciato, ricordo che qui non è sufficiente pentirsi, ma è anche necessario restituire. A meno che non si tratti di cose insignificanti o sia difficile farlo. Nel qual caso, chiedo di dare in beneficenza quanto hanno tolto agli altri.

8. Sull’ottavo comandamento distinguo tra bugie dette per difendere se stessi dalle bugie che hanno causato danni al prossimo. O, peggio, se si fosse trattato di calunnie. Anche qui ricordo che è necessario riparare, a meno che uno le abbia dette per difendere se stesso e non abbia causato alcun danno ad altri.

9. Sul nono comandamento “Non desiderare la donna d’altri”, se non è emerso altro dal sesto comandamento, chiedo se hanno visionato pornografia. Nel qual caso ricordo che è necessario essere confessati di prima di fare la Santa Comunione perché si tratta di un peccato grave.
Colgo anche l’occasione per ricordare il valore della purezza nei pensieri, negli sguardi…

10. Circa il decimo comandamento “non desiderare la roba d’altri” ricordo che se si è deciso di effettuare un furto e poi per mille motivi non lo si attua, si è però colpevoli davanti a  Dio, a causa della malizia dell’animo. Tuttavia non vi è nessun obbligo di restituzione perché il furto o il danno non è stato effettuato.

Dalla mia esperienza mi sono accorto che questo metodo è valido.
Alcuni addirittura mi hanno detto che hanno cambiato radicalmente nella loro vita e hanno imparato a fare una confessione integra dei peccati gravi.

Auguro anche a te di fare la medesima esperienza.
Ti ringrazio del ricordo nella preghiera che contraccambio di cuore.
Padre Angelo