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Quesito
Caro Padre Angelo,
alcune domande:
1) ho fatto un sogno in cui mi è apparso Gesù. Nel sogno Gesù aveva sul capo una corona di spine ed era seduto e molto pallido e sofferente ;io credevo di essere morto e imploravo con la preghiera la sua misericordia ma Lui non mi degnava di uno sguardo .Ho sentito che stava arrivando la Madonna e ho continuato a pregare,poi gli ho toccato la mano ed era molto fredda.Nel sogno ho sentito che quella freddezza era rivolta a me e al mio comportamento nella vita come se io fossi troppo tiepido e Lui me lo faceva sentire nel cuore. Allora mi ha parlato facendomi capire che non era morto e mi ha detto che ogni volta che nel mio lavoro facevo del bene al mio prossimo lo facevo a Lui ed ogni volta che facevo del male era come se lo facessi a Lui e mi ha quindi detto che dovevo da subito fare tutto il bene possibile nel lavoro. sono rimasto molto turbato dal sogno; faccio l’avvocato e il giorno dopo ho subito avuto l’occasione di mettere in pratica quell’invito a fare il bene al prossimo in una pratica importante per cinque lavoratori che sto seguendo per fargli ottenere giustizia.La domanda: ci si può e ci si deve santificare facendo bene il proprio lavoro? Se si lavora male si rischia l’inferno?
2) in un altro sogno (ne ho fatti due nella mia vita in cinquantasei anni) Gesù mi è apparso in una valle e io insieme agli altri provavamo una gioia indescrivibile.Poi fra noi e Lui si è messo di mezzo un animale è più precisamente un maiale che si è messo per terra di lato.Allora Gesù gli ha messo un piede sopra e lo ha schiacciato e dalle sue viscere è uscito il Demonio che si è avvicinato a me fra tanti e mi ha toccato il petto dicendomi :sono venuto per te!Io nel sogno ho pensato: fra i tanti proprio da me doveva venire. Quindi la scena è cambiata e ci siamo trovati tutti in una grande camerata dove c’erano tanti letti e ognuno di noi era accanto al proprio letto in piedi.Allora il demonio mi ha detto: Cosa deve fare un uomo per essere veramente felice? allora io gli ho inizialmente risposto: Un uomo per essere veramente felice deve fare nella vita quello che gli piace ad esempio se voleva fare l’avvocato è felice per averlo fatto. A quel punto però ho sentito accanto a me una presenza Buona che mi ha detto :"attento a come rispondi,!Allora mi sono corretto e ho detto:No, no un uomo per essere veramente felice deve fare il Bene e evitare il Male !Quindi rivolgendomi ai presenti ho detto loro:siete d’accordo con me? alcuni hanno detto si e altri no e quindi il demonio lasciandomi e’ andato da quelli che hanno risposto no.La domanda : come si fa a sapere se si fa il Bene o il Male nelle nostre scelte quotidiane? Se in coscienza si pensa di aver fatto il Bene non abbiamo commesso peccato? Se prendiamo consapevolezza di una scelta sbagliata ad esempio una vocazione al matrimonio che era preferibile non fosse seguita perché era meglio una vocazione al sacerdozio con un pentimento sincero Dio ci perdona ma si deve lasciare la moglie e i figli per farsi sacerdote oppure Dio ci invita a essere Santi come marito e come padre? Ho tanti dubbi Padre e le chiedo una risposta che mi dia Pace nel cuore. Sia lodato Gesù Cristo.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
solo oggi sono giunto alle mail dell’… e ho trovato la tua. Mi spiace per il ritardo e te ne domando scusa.
1. Intanto mi compiaccio per i due sogni che hai fatto.
Essendo lucidi e corretti, posso dire che vengono dal cielo.
2. Il primo ti deve avere consolato molto. Non è cosa da tutti i giorni sognare Gesù.
In ogni caso, la risposta che ti ha dato: “la santificazione mediante il lavoro” è verissima, soprattutto per una persona che deve rendere giustizia in modo particolare a coloro che possono confidare, oltre che in Dio, nella rettitudine degli avvocati e dei giudici.
3. Anche nel secondo sogno hai trovato la risposta esatta: solo nel fare il bene e nell’evitare il male, e cioè nell’obbedienza alla propria coscienza illuminata dal Vangelo, possiamo trovare la felicità (Dio).
4. In riferimento all’ultima domanda, potrebbe capitare che uno capisca più tardi che il Signore lo chiamava per una determinata strada piuttosto che per un’altra, come nell’esempio che mi hai portato.
Tuttavia il Signore nelle sue chiamate, ci lascia liberi.
E, proprio perché ci lascia liberi, significa che avremmo potuto seguirlo tanto in una strada quanto in un’altra.
Anche perché in noi vi può essere una pluralità di attitudini e pertanto di chiamate.
5. Tuttavia, dopo che ci siamo determinati a servire il Signor per una strada, dobbiamo essere fedeli e andare avanti fino alla fine.
Anche nella strada che di nostra iniziativa abbiamo scelto, il Signore ci elargisce tutte le grazie necessarie per poter fare bene il nostro dovere e attendere alla santificazione.
6. Se rimane il rimpianto per la strada lasciata (nella fattispecie il sacerdozio), potrai pregare per i sacerdoti, fare sacrifici per i sacerdoti, zelare in tutte le maniere la causa delle vocazioni sacerdotale religiose.
Potrai determinarti – d’accordo col tuo confessore – anche con alcuni impegni particolari, perché non si tratti solo di svolazzi del cuore e o di sterili rimpianti. E sarebbe una cosa molto preziosa.
Ma non sarebbe una cosa giusta lasciare la moglie e i figli col pretesto che si è capito che la nostra vocazione era un’altra.
7. Le difficoltà ci sono in tutte le strade, in tutte le vocazioni.
Le parole che Giuditta un giorno disse agli anziani di Betullia, cinta d’assedio dai nemici, valgono per tutte le persone, in qualunque direzione e vocazione si muovano: “Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo il quale fu provato e divenne amico di Dio” (Gdt 8,26, Volgata).
In tutte le strade dunque ci sono le prove. E queste servono perché ci radichiamo sempre più in Dio e diventiamo amici suoi.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo