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Quesito
Caro Padre Angelo,
desideravo chiederti due chiarimenti riguardo il tema che San Paolo espone in particolare nella lettera ai Romani riguardo le opere della legge e la giustificazione.
1. In Rm 3,20 San Paolo dice che nessun vivente sarà giustificato in base alle opere della Legge; questo concetto sarà ribadito in altri passi della lettera dove San Paolo dichiara che è solo in base alla fede in Gesù Cristo che l’uomo è giustificato. Sono rimasto però sorpreso ponendo attenzione ad un brano, sempre della lettera ai Romani, dove dice che non quelli che ascoltano la Legge sono giustificati da Dio ma solo quelli che mettono in pratica la Legge saranno giustificati (Rm 2,13). L’affermazione non mi sorprende in termini generali perché credo sia come dire che la fede senza le opere è morta, ma confrontata con Rm 3,20 parrebbe contraddittoria. Sono convinto che ci sia una spiegazione, per questo chiedo il suo aiuto.
2. Se siamo giustificati per la fede in Gesu Cristo, perché Abramo fu giustificato per la fede in Dio? Vero è che Gesù è Dio e potrei pensare che la fede nel Padre è la fede nel Figlio, ma al tempo di Abramo Gesù non si era ancora incarnato, non era morto e risorto e quindi non eravamo ancora riscattati.
La ringrazio molto per la sua risposta e che Dio la benedica.
Danilo
Risposta del sacerdote
Caro Danilo,
1. il concetto di legge in san Paolo è ambivalente.
Talvolta per legge intende la legge naturale, vale a dire quella scritta da Dio nel nostro cuore.
E talaltra (molto più spesso) intende la legge ebraica.
2. Ebbene, quando san Paolo fa riferimento alla legge naturale, allora dice che coloro che non hanno conosciuto la legge ebraica, si possono salvare proprio perché seguono i dettami della coscienza, i dettami della legge naturale.
In questo senso allora egli dice: “Quando i pagani, che non hanno la Legge, per natura agiscono secondo la Legge, essi, pur non avendo Legge, sono legge a se stessi.
Essi dimostrano che quanto la Legge esige è scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.
Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini, secondo il mio Vangelo, per mezzo di Cristo Gesù” (Rm 2,14-16).
3. Quando invece parla della legge ebraica, e cioè della circoncisione, dell’andare a Gerusalemme per la Pasqua e per le altre feste e di tutte le altre cose che gli ebrei dovevano fare (come l’osservanza rigorosa del sabato per cui non potevano fare più di trecento passi fuori casa, le varie purificazioni ad ogni secrezione del loro corpo, l’offerta di sacrifici al tempio, la purificazione fino al gomito se erano andati al mercato col rischio di toccare cose toccate dai pagani…), allora San Paolo dice che questa legge non salva, non giustifica.
Anzi dice espressamente che ci si salva per la fede in Gesù Cristo, e cioè per i meriti di Cristo, che sulla croce si è offerto in espiazione dei nostri peccati.
Ecco perché dice che nessun vivente sarà giustificato in base alle opere della Legge (ebraica).
Certamente non si può pensare che siano semplicemente le opere esteriori quelle che purificano l’anima e la danno la vita di grazia, di comunione con Dio.
4. Gli ebrei, e soprattutto i farisei, pensavano questo.
Per questo Gesù li smaschera e dice che sono sepolcri imbiancati.
Imbiancati perché all’esterno osservano le leggi ebraiche.
Sepolcri perché all’interno sono cadaveri puzzolenti, perché le loro opere sono rapina e iniquità: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza… “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume” (Mt 23,25.27).
5. Abramo fu giustificato per la fede in Dio e non per le opere.
Non era ancora circonciso (le opere della legge) quando credette a Dio e partì.
“Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne? Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia” (Rm 4,1-3).
E soprattutto: “Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima. Infatti egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione” (Rm 4,9-12).
6. Abramo ha creduto in Dio, ma anche in Gesù Cristo.
Gesù infatti dice di Abramo: “Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò” (Gv 8,56).
Lo vide nella nascita del figlio Isacco e soprattutto nell’evento del sacrificio del primogenito, riavuto in salvo proprio a motivo della sua fede.
Scrive la Bibbia di Gerusalemme: “Abramo vide il giorno di Gesù da lontano, in un evento profetico: la nascita di Isacco, che provocò il riso di Abramo (Gn 17,17). Gesù si dà come il vero oggetto della promessa fatta ad Abramo, la vera causa della sua gioia” (Nota a Gv 8,56).
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo