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Quesito

Vorrei porgerLe due domande pregandoLa se possibile di dare una risposta privata su questo indirizzo mail. Nel caso pubblicasse i quesiti con le relative risposte sul sito La prego di pubblicarle anonima. Grazie.

Il primo quesito è il seguente: se un’anima muore in peccato mortale e chiede perdono a Dio in punto di morte (ho sentito numerose volte toccare questo argomento ma non ho mai ben capito quale sia la posizione ufficiale del Magistero della S. Chiesa cattolica apostolica al riguardo), trattandosi di un’anima che abbia ricevuto i sacramenti in vita ma non prima della morte (e quindi nel caso fosse eventualmente non comunicata e confessata e magari anche in peccato grave), potrebbe comunque ricevere la salvezza eterna in caso di pentimento?
In pratica, per fare un esempio semplice, una persona ad es. muore in ospedale o in un incidente stradale senza ricevere i sacramenti, in stato di peccato mortale (situazione oggi frequente data la scarsità di sacerdoti disponibili e la quantità di persone che pur battezzate non frequentano la S. Chiesa), trattandosi di una persona battezzata, può comunque salvarsi in punto di morte?

Secondo quesito: il  sacramento della unzione degli infermi può sostituire in punto di morte una confessione ben fatta?

Attendo una sua risposta.
La ringrazio,


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. la dottrina della Chiesa ha sempre insegnato che qualunque persona che si trova in peccato grave sia nel corso della vita sia in punto di morte, se esprime un dolore perfetto dei propri peccati, si riconcilia con Dio e torna ad essere in grazia.
Pertanto se in punto di morte, una persona che si trova in peccato grave, si pente ed esprime almeno implicitamente il proposito di confessarsi, torna in grazia di Dio e si salva.

2. Ecco che cosa dice il catechismo della Chiesa Cattolica: “Quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, la contrizione è detta «perfetta» (contrizione di carità). Tale contrizione (pentimento) rimette le colpe veniali; ottiene anche il perdono dei peccati mortali, qualora comporti la ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale [Cf Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1677]” (CCC 1452).

3. Come avrai notato, il Magistero parla di dolore perfetto o di contrizione animata dalla carità.
Il dolore è perfetto quando è motivato dal dispiacere di aver offeso Dio e dall’essere stato la causa della morte del Signore Gesù.
Quando invece è animato  solo dal timore di andare all’inferno, il dolore è imperfetto. E sebbene questo timore sia sufficiente per accedere alla Confessione nella quale con la grazia diventerà perfetto, non riconcilia ancora con Dio perché non si è all’unisono con i suoi sentimenti e la sua volontà.

4. L’unzione degli infermi rimette i peccati gravi in chi non può fare la confessione sacramentale.
Ecco l’insegnamento della Chiesa: “Il Sacramento dona inoltre, se necessario, il perdono dei peccati e porta a termine il cammino penitenziale” (Rito dell’Unzione degli Infermi, 6).
Parlando di perdono dei peccati sono inclusi anche i peccati mortali, purché se ne abbia almeno il dolore imperfetto.
Ecco la dottrina di san Tommaso: “Siccome l’energia del sacramento viene dalla grazia, la quale è incompatibile col peccato, ne segue che, se trova nell’anima un peccato mortale o veniale, lo cancella quanto alla colpa, purché non vi sia ostacolo da parte di chi lo riceve” (Suppl., 30,1).
San Tommaso aggiunge che quando viene dato agli agonizzanti “li dispone immediatamente alla gloria” (Suppl., 9,1, ad 2), e cioè ad entrare in Paradiso.

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo