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Buongiorno. Le scrivo sperando che possa aiutarmi a superare dubbi che mi accompagnano da tempo. Dio ci ha creati a Sua immagine, cioè dotati di libertà, di accettarlo o rifiutarlo. Ora mi chiedo però che libertà è se l’alternativa è finire nella tortura eterna dell’inferno. O fai così o soffrirai senza limiti. Ma allora che libertà è?
La prescienza di Dio non è predestinazione. E va bene. Però se delle Sue creature si danneranno per l’eternità qual è il senso della loro creazione? Meglio sarebbe stato permettere loro di annullarsi anziché soffrire senza speranza.
Non capisco, padre Angelo. Spero che possa aiutarmi perché questi dubbi cominciano a pesarmi molto.
La ringrazio.
Alberto


Caro Alberto,
1. la dannazione non è una condanna data dal Signore, ma è il rifiuto di prendere possesso di Dio, sorgente di ogni bene.
Questo rifiuto è un’autoesclusione.

2. Tu domandi giustamente: dove sta allora la libertà dell’uomo?
Ebbene, questo serve a farci prendere consapevolezza che la nostra libertà non è una libertà assoluta, ma limitata.
È la libertà di una creatura.

3. È una libertà vera, ma che ha due limiti: quello della nostra natura e quello del nostro fine.
Non siamo noi che abbiamo deciso di venire all’esistenza e di essere fatti anche corporalmente in un determinato modo. Ecco il limite derivante dalla nostra natura.
In secondo luogo non siamo liberi di essere felici: è la nostra stessa natura che è proiettata verso questo fine.
Questa felicità è quella realtà per la quale Sant’Agostino disse: “Tu, Dio, ci hai creato per te. E il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te, Signore” (Confessioni, 1,1,1).

4. Desiderare la felicità, anzi desiderare Dio, non è un’imposizione, ma è la necessità più ovvia della nostra vita.
Come analogamente respirare, mangiare, camminare per noi non sono un’imposizione limitante, ma una necessità e nello stesso tempo una gioia.

5. Qual è allora l’ambito della nostra libertà?
In poche parole si può dire che consiste nella costruzione della propria felicità.
Ma poiché la vera felicità si trova solo in Dio, si potrebbe dire che consiste nella costruzione della propria santità, che consiste nell’amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi.

6. Chi non si costruisce così, fallisce.
L’inferno è proprio questo.
È il fallimento più grave della vita perché non si è imparato ad amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi, secondo le esigenze più intrinseche della nostra natura.

Mentre ti auguro la piena realizzazione di te stesso nella strada dell’amore indicataci da Dio, ti assicuro il mio ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo