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Caro Padre Angelo,
sono un frate …. Sto lavorando alla tesi di licenza spirituale (che ha per oggetto la spiritualità dell’offerta della vita) e in un capitolo devo affrontare la teologia del martirio. Ho letto un articolo di Rahner (K. Rahner, Dimensioni del martirio. Per una dilatazione del concetto classico, «Concilium» 19 [3/1983], 370-371) il quale proponeva di allargare il concetto classico di martirio includendovi anche i “combattenti” per la fede o per la giustizia legata alla fede della teologia della liberazione; a sostegno adduceva un passo di san Tommaso dal commentario alle sentenze (quarto libro, distinzione 49) in cui san Tommaso afferma che si puo’ dire martire colui che ha difeso la res publica da un tentativo di corruzione della fede. Mi sembra una tesi pericolosissima perché a questo punto non ci sarebbe più una differenza sostanziale fra il martire cristiano, che dovrebbe essere sempre inerme e non violento, e il “martire” musulmano che in coscienza muore combattendo per la difesa della sua fede (in attentati non necessariamente suicidi). Come interpretare questo riferimento a san Tommaso?
Grazie mille della sua attenzione
Fra …


Carissimo,
1. è necessario riportare anzitutto il pensiero di San Tommaso.
Parlando dell’aureola del martirio dice che “quando uno subisce la morte per il bene comune senza riferimento a Cristo non merita l’aureola del martirio.
Se invece riferisce ciò a Cristo, allora merita l’aureola ed è martire: come quando ad esempio uno subisce la morte nel difendere lo Stato dall’assalto di nemici che si propongono di distruggere la fede in Cristo” (IV Sentenze, d. 49, q. 5 a 3, 11).

2. In altri termini coloro che sono morti per motivi politici pur nobilissimi potranno essere detti martiri della patria, ma non ancora martiri di Cristo. Tali ad esempio sono i morti delle Fosse Ardeatine, di Marzobotto o della Benedicta.
È martire di Cristo solo chi muore a causa della propria fede oppure difendendo una virtù cristiana come avvenne per Santa Maria Goretti che gridò a colui che stava per usare violenza: “È peccato, Dio non lo vuole. Vai all’inferno”.
Quante ragazze vengono uccise congiuntamente alla violenza carnale, ma nessuno pensa di istruire per loro una causa di beatificazione legata al martirio. Maria Goretti invece fu uccisa mentre intendeva difendere la purezza a motivo della sua fede cristiana.

3. Ugualmente per San Tommaso sono martiri coloro che muoiono combattendo per difendere la popolazione da coloro che “si propongono di distruggere la fede in Cristo”.

4. Il caso presentato da San Tommaso non è affatto simile a quello degli attentatori islamici i quali in quel momento non sono assaliti da nessuno.
In quel momento non difendono la loro fede, semmai la offendono.
La stessa cosa si dovrebbe dire di un cristiano che si mettesse a uccidere gratuitamente chi non avesse la sua stessa fede e in quella lotta venisse ucciso. In tal caso il cristiano viene ucciso non perché è cristiano, ma perché ingiusto aggressore.
Anche se in quel momento gridasse inneggiando a Gesù Cristo non morirebbe in difesa della propria fede perché non è assalito da nessuno.

4. Martire è mons. Romero in quale difende il popolo in nome di Dio.
Il giorno prima di essere ucciso mentre celebrava la Messa si era rivolto a chi di dovere dicendo: “In nome di Dio, in nome del popolo che soffre, i cui lamenti salgono fino al cielo ogni giorno più tumultuosi, vi chiedo, vi supplico, vi esorto, vi ordino: cessi la repressione!”
Qui il Santo Vescovo fa riferimento ad un peccato di cui in passato si diceva che “grida vendetta al cospetto di Dio”.

5. Rahner al termine del suo articolo propone ai teologi di studiare come si possa applicare il concetto di martire a chi viene ucciso mentre si impegna per l’affermazione della giustizia e della pace nel mondo, essendo giustizia e pace autentici valori del Vangelo.
Verrebbe da dire: se è così, tutti quelli che sono stati trucidati dalle Brigate rosse meriterebbero il titolo di martire di Cristo. Penso a Vittorio Bachelet, al giudice Coco, a Guido Rossa, operaio, ad Aldo Moro e a tanti altri che furono uccisi non perché cristiani, ma perché nel compimento del loro dovere agli occhi dei brigatisti rappresentavano ciò che essi intendevano eliminare.
Il minimo che si possa dire è che il testo di San Tommaso non fa pensare a questo, perché parla espressamente del “caso di coloro che difendono la res pubblica dall’assalto dei nemici  che si propongono di corrompere la fede di Cristo e subiscono la morte in tale difesa” (utpote si Rempublicam defendat ab hostium impugnatione qui fidem Cristi corrumpere moliuntur et in tali defensione mortem sustineat).

Mentre ti auguro un buon lavoro per la tua tesi, ti assicuro il mio ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo