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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono una giovane che da poco ha raggiunto la maggiore età.
Di recente ho scoperto un’amicizia omosessuale. È un’esperienza dolcissima, intensa, appagante.
Mi piacerebbe sempre vivere così. Non capisco perché sia così difficile farla accettare.
La saluto.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. scommetto che i primi a non accettare questa tua amicizia saranno i tuoi genitori.
E il motivo è semplice. Perché d’istinto vedono che un’amicizia come questa è un vicolo cieco, non ha futuro.
I tuoi guardano lontano. Cercano di proiettare la tua attuale situazione tra trenta, quaranta, cinquant’anni…
Vi vedranno come due vecchie zitelle sterili, che stanno insieme e si comportano da marito e moglie, ma senza figli, senza nipoti, senza futuro, che non hanno dei figli per cui vivere, per cui sperare, per cui combattere.
2. Tu dirai: “la vita è mia. Se penso di gratificarmi così, perché altri mi devono dire di comportarmi diversamente… Perché non mi devono accettare nelle mie inclinazioni e nelle mie aspirazioni…”
Perché si tratta di inclinazioni sbagliate.
La sessualità umana ha un suo intrinseco significato. È strutturata per la procreazione e questo richiede l’unione di due sessi diversi, che sono fatti per completarsi non solo nell’aspetto genitale, ma anche in quello psicologico e spirituale.
Ora l’unione fisica di due persone omosessuali è forzata, non è vera, è uno stravolgimento del significato oggettivo della sessualità.
3. Il piacere legato all’unione fisica è un piacere di ordine genitale, e cioè legato alla trasmissione della vita. Ma qui della trasmissione della vita non c’è neanche l’ombra.
Il coinvolgimento erotico sarà fortissimo, ma è privato del suo primitivo significato. Sembra essere fine a se stesso. E pertanto inconcludente.
4. Le persone eterosessuali che vogliono vivere bene la propria sessualità si astengono dai rapporti sessuali prima del matrimonio perché sanno che quei rapporti esprimono una donazione totale e feconda.
Ora prima del matrimonio la donazione non è totale, perché si riserva di esprimere la definitività del consenso. La si darà solo nel giorno delle nzoze, dopo lunga preparazione.
Le persone omosessuali scavalcano questa tappa della castità.
Per loro la castità come astensione dai rapporti non ha senso, tanto più che è esclusa in partenza la possibilità che con quei gesti ci si possa mettere in gioco, che ne vada di mezzo tutta la propria esistenza.
5. Analogamente anche gli sposi, all’interno del matrimonio, se pensano ad una genitura che sia in grado di trasmettere ai figli tutto quello che è loro necessario per affrontare la vita, sono disposti ad accettare una certa astinenza per distanziare le nascite. Oppure sono costretti a farlo perché una nascita è imminente o appena avvenuta.
Nei rapporti omosessuali questo aspetto della castità invece è cancellato. Sanno che comunque non si mettono mai in gioco, perché non c’è la prospettiva del figlio.
6. Né si può dire che la situazione delle persone omosessuali sia simile a quelle delle coppie sterili. Perché in quet’ultimo caso c’è almeno la complementarietà dei sessi. Inoltre per loro la mancanza dei figli è una pena, perché nella disposizione dell’animo c’è tutta la volontà di mettersi in gioco e non solo per un figlio, ma anche per molti.
7. Vale anche per i rapporti omosessuali quanto Dio ha detto per bocca di Paolo: “Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e di libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda o inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme, non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che ci dona il suo santo Spirito” (1 Tess 4,3-8).
8. “Che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto… Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione”. A questo impegno tutti siamo chiamati, anche le persone sposate, anche le persone omosessuali.
9. In particolare per le persone omosessuali c’è qualcosa che aggrava la situazione. San Paolo dice che le persone omosessuali si comportano così “da disonorare fra di loro i propri corpi”.
C’è una evidente perversione del disegno del Creatore, scritto nella struttura e nella missione stessa della sessualità.
Per questo san Paolo parla di disonorare, di un accendersi di passioni infami. (Rm 1,26).
Aggiunge anche che “Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne” (Rm 1,28).
Ricorda che queste persone “non erediteranno il Regno di Dio” (1 Cor 6,10).
E che “pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa” Rm 1,32).
10. Mi dici che hai da poco scoperto questa amicizia.
Io ti dico di lasciarla subito e definitivamente questa amicizia, che non è vera amicizia quella in si disonora il proprio corpo. Non è vera amicizia quella che disonora e perverte il disegno di Dio. Così come non è vera amicizia quella che accende di passioni infami, acceca e approva chi si comporta in questo m odo.
11. È necessario per tutti, anche per le persone omosessuali, badare al demone dell’impurità. Come diceva Cassiano, il grande maestro di vita spirituale del V secolo: “bisogna badare alla testa del serpente (Gn 3,16) cioè al primo apparire dei pensieri pericolosi con i quali egli cerca di strisciare dentro la nostra anima. Perché se noi accogliamo la testa, cioè il primo stimolo del pensiero, finiremo per accogliere il resto del corpo del serpente, cioè consentiremo” (cassiano, Filocalia, I, p. 130).
Questo in tutto: nell’impurità col proprio corpo, nella fornicazione, nell’adulterio, nei rapporti omosessuali. Ogni cedimento è una diga che si rompe e si rimane alluvionati.
12. Pertanto tronca subito tutto e vivi secondo Dio.
Ti accorgerai ben presto di essere stata liberata da un diluvio che potrebbe portare alla distruzione tutte le tue migliori energie, quelle che un giorno ti porteranno ad essere sposa, ad essere madre, ad essere nonna, ad essere “una vite feconda nell’intimità della tua casa” e cioè nella Chiesa e per la Chiesa.
Ti assicuro volentieri la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo