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Quesito
Caro padre Angelo,
io non riesco a conciliare certe cose che ho letto circa la vocazione, anche nelle risposte da lei pubblicate. Cerco di sintetizzare:
– Da una parte si dice che la vocazione è quello che uno è. Quasi come se fosse una caratteristica che si ha da sempre. In alcuni viene a galla nella fanciullezza o nell’adolescenza, per altri il cammino è più lungo. Diverse cose però non tornano: non torna soprattutto con il concetto di chiamata che c’è in un determinato momento. Pietro il pescatore, Matteo il pubblicano erano da sempre fatti per essere apostoli? o piuttosto sono stati chiamati in un momento particolare della loro vita ed hanno detto di sì?
Poi anche un’altra cosa: la Chiesa non dice assolutamente che la vocazione al matrimonio sia una vocazione di serie B (anzi…), però afferma in modo dogmatico (Concilio di Trento) che il celibato consacrato al Signore è una via migliore rispetto al matrimonio, che comunque rimane una via molto buona. Ho scrutato a fondo le parti delle lettere di San Paolo che parlano di questo e tutto coincide con questo insegnamento. Il matrimonio ha tante tribolazioni nella carne che il celibe non ha e per questo consiglia alle persone non sposate di non cercar moglie o marito ma di rimanere così, come saremo a livello escatologico nella vita eterna. Per cui mi chiedo: Dio già a priori decide le persone che seguiranno questa via migliore? Vero che rimangono comunque libere ma non sarebbe un po’ un’ingiustizia?
– Dall’altra parte anche in una delle sue ultime risposte leggo che in noi convivono una pluralità di vocazioni. Da piccolo pensavo che alcuni fossero chiamati al matrimonio ed altri alla vita consacrata. Ma ora scopro che la questione è molto più complessa: in pratica tutti siamo chiamati al matrimonio che è la vocazione naturale dell’uomo. Quello a cui tende la nostra psiche, il nostro corpo, tutta la nostra natura insomma. E gli eunuchi per il regno dei cieli? Quelle sono persone che ricevono da Dio una grazia particolare, una chiamata particolare a vivere la sessualità, il loro rapporto sponsale, in maniera diversa e più alta, andando oltre la materia e stringendo un rapporto più stretto con Dio per poter essere tutti a tutti per salvare a ogni costo qualcuno.
Quest’ultimo caso è molto diverso poiché non c’è predestinazione. Magari una persona capisce la bellezza di quello stato, lo desidera ardentemente e chiede a Dio la grazia di essere chiamato. Mentre invece il primo caso è più statico…..
Sento che c’è del vero in entrambe le posizioni ma non riesco a destreggiarmi bene.
Quando avrà tempo vorrei che mi rispondesse in modo articolato, non importa quanto ci vorrà.
La ringrazio della sua grande gentilezza
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. quando dico che la vocazione è quello che uno è intendo dire che uno veramente è fatto per quella strada.
Ciò non significa che uno lo sia da sempre, dal momento della sua nascita.
Talvolta può succedere che Dio faccia irruzione nella vita di qualche persona, la trasformi nei suoi stessi gusti e con ciò stesso infonda i germi della chiamata.
2. Per il resto vedo che hai capito bene che in noi esiste una pluralità di chiamate.
La chiamata al matrimonio è scritta nella nostra stessa natura corporea e spirituale.
Ma non si tratta di una chiamata cogente, che costringa tutti a vivere la propria sessualità e la propria genitorialità nella via matrimoniale.
Alcuni, anche da un punto di vista semplicemente umano, possono optare per una vita celibataria per tanti validi motivi, purché non siano di egoismo.
Del resto anche il mondo pagano ci ha fatto conoscere figure di persone totalmente dedite al bene comune e che non si sono sposate.
3. Questo è ancor più valido per un cristiano dal momento che il Signore presenta motivi ancor più validi: stare uniti a Gesù Cristo senza distrazione, essere santi nel corpo e nello spirito e farsi tutto a tutti a somiglianza di Cristo stesso, e cioè per un amore più grande e per una paternità e maternità più vasta e più urgente.
4. Intanto dalla nostra corrispondenza personale sono contento di poter dire ai nostri visitatori che tu, dopo il dovuto discernimento con i tuoi sacerdoti, hai già iniziato il percorso degli studi teologici che dovrebbe portarti al sacerdozio.
Ti faccio i più vivi auguri, ti accompagno con la mia preghiera e mi auguro che anche tanti nostri visitatori facciamo la stessa cosa.
Ti benedico.
Padre Angelo