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Quesito

Caro Padre Angelo,
le scrivo perché sono profondamente in crisi.
Sono sposata da 15 anni quasi…abbiamo 2 figli di 13 e 7 anni. 
Io mi sono riavvicinata alla Chiesa da 2 anni circa e solo adesso mi rendo conto che ho continuato a commettere un peccato grave senza mai rendermene conto e senza mai dare importanza a questa cosa, cioè che io e mio marito ricorriamo all’uso del preservativo. 
Io non lavoro, in più il secondo figlio è stato molto impegnativo sin da piccolo da gestire e l’idea di avere altri figli ci incuteva davvero molti timori. 
Adesso io ho 40 anni, non lavoro e penso io da sola ai nostri bambini (non abbiamo nonni o parenti qui vicino a noi).
Ma adesso mi sono resa conto improvvisamente che l’uso di contraccettivi è peccato e non so come gestire questa cosa con mio marito. Tra l’altro abbiamo appena superato un periodo di forte crisi e abbiamo ritrovato la nostra serenità…non saprei come affrontare con lui questo argomento…so che non condividerebbe…pur essendo credente e praticante. Ma so che su questo argomento non saremmo della stessa idea. Mi sento in colpa e questa cosa mi sta facendo soffrire. Inizierò sicuramente a confessare questo mio peccato grave…di cui sono seriamente pentita. Ma vorrei tanto che mio marito comprendesse. Non voglio più offendere il Signore. 
Le chiedo: posso confessare questo peccato anche se so che probabilmente mi ritroverò a commetterlo di nuovo…almeno finché non avrò trovato la comprensione di mio marito? Non voglio turbare quella serenità ritrovata…prego il Signore che illumini me e lui e ci indichi la strada.
Padre Angelo ci aiuti con la preghiera. 
Da quando mi sono riavvicinata alla fede mi sento così cambiata…. Ho sofferto tanto ma ne è valsa la pena. 
La ringrazio per la sua attenzione
Con affetto sincero.


Risposta del sacerdote

Carissima, 
1. sono contento che finalmente tu abbia aperto la porta del tuo cuore a Cristo che bussava da tanto tempo.
Come ti sarai accorta, la fede dà uno sguardo completo sulla nostra esistenza. Si vede tutto con l’occhio di Dio e nella prospettiva dell’eternità.

2. Venendo al tuo problema, la soluzione si troverebbe nel far uso dei ritmi di fertilità e di infertilità che Dio stesso ha inscritto nel ciclo della donna.
Se ben conosciuti e ben usati danno un tasso di sicurezza superiore a quello di tanti contraccettivi.

3. Il ricorso ai ritmi di fertilità ed infertilità non è un espediente simile a quello della contraccezione perché impegna una persona ad attendere, a portare rispetto al proprio corpo e a quello del coniuge senza manipolarlo secondo le esigenze, a diventare signora dei propri impulsi ed istinti.
Con parole più belle, impegna una persona a vivere castamente il proprio matrimonio, facendo sì che l’intimità coniugale sia un vero atto di amore, di dono totale di sé, di comunione con Dio e di cammino nella strada della santificazione.

4. Se questo per svariati motivi non fosse possibile, come prima cosa è necessario riconoscere che la contraccezione è un’alterazione del disegno di Dio sull’amore umano e sulla sessualità.
Questo è importante perché aiuta una persona a vivere in umiltà, a chiamare ogni cosa con il proprio nome, a riconoscere ciò che è bene e ciò che è male secondo Dio, senza alterare la dottrina, verità delle cose.

5. Ciò comporta la necessità di confessarsene soprattutto prima di fare la Santa Comunione.
Dio infatti non entra in un’anima inquinata dal peccato (cfr Sap 1,4). Non sarebbe vera comunione, ma contraffazione della comunione, finzione.
È vero che nel tuo caso c’è la previsione che si tornerà di nuovo ad usare della intimità coniugale in maniera non conforme al disegno santificante di Dio. Ma intanto ce se ne dispiace e ci si augura che con l’aiuto di Dio vi si possa porre rimedio.
In questo senso il santo Papa Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae ha detto: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).

6. Dicendo umile perseveranza fa capire che comprende bene la situazione dei coniugi che prevedono di non riuscire a risolvere a breve termine il loro problema.
Intanto però, confessandosene, cercano subito di riscattarsi, di tornare in grazia, di rendere meritorie tutte le loro azioni e di portare frutto per la vita presente ed eterna.
Gesù ha detto: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,4-5).

7. È essenziale per un cristiano rimanere in Cristo e che Cristo rimanga in lui.
È essenziale quello che in termini biblici e teologici si chiama “rimanere in grazia di Dio”.
Come la luce penetrando nell’aria la rende luminosa e benefica perché per mezzo di essa tutte le cose  si conservano, maturano e portano frutto, così Dio quando penetra nell’anima attraverso la grazia santificante la rende partecipe della sua luce soprannaturale che non soltanto illumina la strada verso la vita eterna, ma trasforma tutte le nostre azioni in sacerdozio santo (1 Pt 2,5), in sacrificio spirituale a Dio gradito, in atto di lode a Dio, Creatore e Padre, e di comunione vera con Dio e con tutti.
In questo senso Gesù ha detto: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).

Con l’augurio che tu possa portare molto frutto con la tua vita vissuta in comunione con Dio, ti benedico e ti ricordo nella preghiera con tutta la tua famiglia.
Padre Angelo