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Quesito

Padre Angelo,
le scrivo perchè da diverso tempo ho un dubbio riguardo la famosa profezia del profeta Isaia sul concepimento verginale di Maria, (Is 7,14) e con il suo aiuto vorrei riuscire a capire meglio.
 Questo dubbio, o meglio questa voglia di capire meglio è scaturita dal fatto che da diverso tempo per motivi lavorativi, frequento una persona di fede ebraica. Questa persona, studia la lingua ebraica da molti anni, cioè da quando era bambino in quanto appartenente a una comunità ebraica molto importante. Un giorno mentre discorrevamo di sacre scritture siamo andati a finire su questo argomento, e in pratica mi ha detto che questa profezia del concepimento verginale di Maria nella bibbia ebraica non c’è mai stata, perchè in base a quello che afferma lui, nella bibbia ebraica (testo Masoretico) c’è scritto la giovane donna ha concepito e sta per partorire e non la vergine concepirà e partorirà al futuro, e si riferiva alla moglie del re Acaz. Successivamente ho fatto delle ricerche sull’argomento, e su un libro scritto da un biblista ho trovato scritto quanto segue: Il versetto 14 del capitolo settimo del libro di Isaia è da sempre stato utilizzato per sostenere che quel profeta aveva preconizzato il concepimento e il parto di Gesù da parte di una ragazza che, essendo stata scelta da Dio come madre del suo figlio unigenito, è rimasta vergine prima, durante, e dopo l’evento: ricordiamo il già citato dogma della chiesa cattolica che nel 553, durante il secondo concilio di Costantinopoli, ha definito la verginità “perpetua” della Madonna.
Il versetto viene tradizionalmente reso cosi: “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio e gli porrà nome Emmanuele”.
Questa lettura è stata per secoli predicata come la prova che Isaia, ispirato da Dio, aveva preannunciato l’evento straordinario.
Ma è proprio cosi?
Il testo ebraico è il seguente: Ecco ragazza-la incinta partorente-e chiamerà-e suo-nome noi-con EL
Il testo ebraico è chiaro, afferma che la giovane ragazza (con articolo) – questo è il significato di almah- è incinta e sta per partorire.
Almah definisce una fanciulla perchè il termine ebraico per indicare vergine è betullah e la distinzione è netta tra i due e non equivocabile.
La situazione è invece diversa per la lingua greca in cui il termine parthenos indica sia una giovane fanciulla che una vergine, rendendo più facile la possibilità di confusione che può avvenire sia per buona fede che per espressa volontà di indirizzare il significato in una direzione piuttosto che in un’altra. Chi vuole trovarvi la “vergine” con la lingua greca lo può fare, ma questo travisamento non è possibile con la lingua ebraica, quella originaria in cui è stato scritto l’antico testamento: in quest’ultima infatti la distinzione è netta.
Ma c’è di più a conferma di quanto si sta dicendo.
Isaia si riferisce quindi a una situazione precisa che si sta verificando nel momento in cui lui (o chi per lui) sta scrivendo:

– c’è “la” giovane ragazza che è evidentemente conosciuta e identificata perchè è indicata con l’articolo;
– la giovane ragazza è incinta in quel momento, cioè è già in attesa del figlio;
– è partorente (il verbo è al participio ioledet, cioè sta per dare alla luce la sua creatura: il parto è imminente.

Il versetto non ha alcun riferimento a un evento da collocare in un lontano e imprecisato futuro: si sta verificando sotto gli occhi di chi scrive e rappresenta la speranza in un mutamento nella situazione disastrosa in cui in quel momento sta versando il regno.
Come sopra accennato, abbiamo però un’ulteriore conferma: la bibbia ci rivela infatti anche il nome della ragazza incinta: Abiyyah (abbreviato in Abi), figlia di Zaccaria, giovane moglie di Acaz, re di Giuda (VIII secolo a. C.) .
La ragazza chiaramente identificata con l’articolo era dunque lei e stava per avere il figlio Ezechia, che succederà al padre all’età di 25 anni e regnerà per poi altri 29, dando concretezza alle speranze che si erano riposte in lui: fece infatti ciò che era giusto agli occhi di Yahweh (2Cr 29, 1) . Non entriamo qui nel merito di ciò che aveva fatto il padre Acaz al punto da suscitare forti speranze in un riscatto nazionale che furono infatti riposte nel figlio che stava per nascere.
Ci preme invece annotare che la conferenza dei vescovi cattolici tedeschi ha recepito il vero significato di Is 7, 14 e nelle nuove edizioni della bibbia ha dunque inserito la traduzione corretta, spiegando in nota che il termine ebraico almaha significa appunto “giovane ragazza” (Die Bibel, Herder, Stuttgart 2016) . Nessuna profezia dunque su Maria che in un futuro imprecisato avrebbe dato alla luce Gesù rimanendo vergine. Poi ho consultato anche il “nuovo grande commentario biblico” edito dalla casa editrice queriniana e sostanzialmente c’è scritta la stessa cosa. Mi scusi per la lunghezza della mia mail, ma vorrei il suo parere in merito.
La ringrazio anticipatamente per la sua gentilezza e disponibilità.  

 


 

Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. hai fatto una dotta disquisizione sul significato di almah, sul suo significato e a chi si riferisca.
Tuttavia hai saltato il tassello più importante, quello che sostiene tutta la volta.
Non hai citato i LXX (Settanta).

2. Come tutti sanno i 4 Vangeli a noi pervenuti sono stati scritti in greco.
Nei Vangeli si fa spesso riferimento all’Antico Testamento.
È chiaro che evangelisti dovevano citarlo in greco.
Che cosa hanno fatto?
Hanno preso la traduzione greca corrente che era quella dei LXX.

3. Gli ebrei di quel tempo tenevano in grandissima considerazione questa traduzione tanto da circondarla da un alone leggendario secondo cui verso il 250 a. C. per ordine del re Tolomeo Filadelfo la Bibbia ebraica fu tradotta in greco da 72 traduttori in 72 giorni per uso dei Giudei di lingua greca, in Egitto e nel resto della diaspora, che ormai non conoscevano più l’ebraico.
Ecco che cosa riferisce la Treccani: “Secondo la più antica tradizione il re Tolomeo Filadelfo avrebbe chiamato in Egitto 72 traduttori (6 per ognuna delle 12 tribù d’Israele), che nell’isola di Faro avrebbero tradotto, in 72 giorni, il Pentateuco.
Questa tradizione, raccolta nella Lettera di Aristea, fu in seguito ampliata e in parte modificata: già in Filone (Vita di Mosè) si trova menzionato il fatto prodigioso per cui ognuno dei 72 traduttori avrebbe lavorato in completo isolamento, con risultato finale perfettamente identico a quello di tutti gli altri; poi ai Settanta fu attribuita la traduzione di tutto l’Antico Testamento e il loro numero fu arrotondato appunto a 70; secondo qualche scrittore, avrebbero lavorato alla versione in coppie, non più isolati”.

4. La versione dei LXX era ritenuta ispirata e godeva pertanto di un  altissimo valore.
A parte l’alone leggendario c’è di vero che è stata tradotta da giudei esperti in un arco di tempo che andrebbe dal 250 al 100 avanti Cristo.
Soltanto a partire dal secondo secolo dell’attuale era, quando i cristiani si servirono di questa traduzione, la stima degli ebrei verso i LXX diminuì al punto che fecero nuove traduzioni e fissarono il testo ebraico ufficiale nel cosiddetto testo masoretico. Tale lavoro è stato fatto tra i secoli 5° e 10° dopo Cristo.

5. Ora i LXX (e cioè i dottori ebrei) traducono l’ebraico almah con parthènos.
Almah significa giovane donna, giovane ragazza. Significa anche vergine.
I LXX come mai hanno optato per vergine?
Questi dottori su questo punto hanno preso un abbaglio? Oppure hanno espresso convincimenti comuni riguardanti la profezia di Isaia?
E che profezia sarebbe quella di indicare che una donna che sta per partorire?
La Bibbia di Gerusalemme scrive: “Il testo dei LXX è un testimone prezioso dell’interpretazione giudaica antica”.

6. Ma non ci sono soltanto i LXX.
È il significato più profondo di almah che collega questa ragazza a Maria.
Ecco che cosa dice San Girolamo, grande conoscitore del testo ebraico: “Per quanto mi ricordo non ho mai sentito che almah significhi dona sposata, ma quella che è vergine: anzi, non solo vergine, ma vergine di più giovane età, negli anni dell’adolescenza. Vi potrebbe essere infatti una vergine di età tardiva, ma questa vergine era negli anni della pubertà (in annis puellaribus): oppure certamente vergine, ma non bambina, e anche che potrebbe non aver ancora conosciuto uomo, ma essere vergine già sposata”.
In questo caso si comprende ancor meglio la domanda posta dalla Madonna, la quale era già sposata con Giuseppe, ma non era ancora andata a vivere con lui. Gli ebrei infatti celebravano il matrimonio in due tappe: prima stipulavano il contratto e di lì a sei mesi o un anno andavano ad abitare insieme.
Ecco il testo del vangelo di san Luca: “Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.
L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?»” (Lc 1,26-34).
Era già sposata, come emerge chiarante da Mt 1,20: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”.

7. Scrive ancora la Bibbia di Gerusalemme: “Anche se Isaia ha in vista immediatamente la nascita di un figlio di Acaz, per esempio Ezechia (…) si intuisce, dalla solennità data all’oracolo e dal senso forte del nome simbolico dato al figlio, che Isaia intravede in questa nascita regale, al di là delle circostanze presenti, un intervento di Dio in vista del regno messianico definitivo. La profezia dell’Emmanuele sorpassa quindi la sua realizzazione immediata, e legittimamente gli evangelisti (Mt 1,23 citando la 7,14; Mt 4,15.16 citando Is 8,23-9,1), poi tutta la tradizione cristiana, vi hanno riconosciuto l’annuncio della nascita di Cristo.

8. Inoltre secondo G. Girotti l’articolo determinativo con cui viene indicata  questa giovane donna “non vuol necessariamente designare una vergine già nota agli uditori (o ai lettori), ma si usa anche per introdurre una Vergine in sé ben determinata, ma che ancora non si può conoscere dal contesto.
Perciò nel nostro caso, la Vergine può essere benissimo sconosciuta agli uditori, ma è introdotta coll’articolo determinativo perché il profeta nella sua visione la vede ben determinata. Secondo S. Giovanni Crisostomo quest’articolo rappresenta qualche persona celebre, anzi unica” (Commento a Isaia, p. 205).

9. Infine, per non fare come i tdg (e anche altri, definiti fondamentalisti) che prendono un versetto scollegandolo da tutto il resto c’è da dire ancor questo: come si può dire che il figlio della moglie di Acab sarebbe stato: “Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre” (Is 9,5-6).
Scrive G. Girotti: “I nomi di questo bambino sono quattro e rappresentano i suoi attributi, le sue qualità sovrumane. Isaia, attribuendoli al bambino, volle chiaramente far capire che il bambino da lui visto non è un bambino umano, né solo un bambino di sangue reale, ma un bambino d’ordine molto superiore” (Commento a Isaia, p. 244).

10. Anche il profeta Michea 5,1-4 allude alla donna che deve partorire: “E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!” (Mi 5,1-4).
Commenta M-J. Lagrange: “Quella che deve partorire non soltanto coincide con la almah, ma, per quanto se ne può capire, stabilisce anche il senso in essa racchiuso e che è racchiuso nella sua indeterminatezza.
Isaia parlava certamente di un Salvatore divino e Michea 5, 3-4 fa allusione alla stessa credenza. Ambedue aspettano la salvezza di Israele da un Bimbo sbocciato da origine misteriosa e parlano a questo proposito della Madre. Isaia la designa anzi la giovane o che per noi ancora, praticamente, significa la vergine. La traduzione dei LXX prova che così si intendeva perché non c’è discussione possibile sul senso di parthenos.
Rimane ben inteso che almah significa, propriamente parlando, una giovane.
Dunque non maritata. Se essa ha un figlio bisogna scegliere tra una nascita illegittima o una nascita soprannaturale. I lavori dei critici hanno precisamente mostrato che la partenogenesi era nell’orizzonte degli antichi e che per conseguenza il profeta ha potuto farvi allusione” (Le judaisme avant Jésus-Christ, p. 365, nota 1).

11. Sulla traduzione giovane ragazza di cui hai detto al termine della tua mail non vi è nulla da eccepire. È conforme a quanto  finora ti ho esposto.
Tu però contesti che qui si possa vedere un’allusione alla verginità di Maria.
Ebbene ecco che cosa scrive G. Girotti: “Avendola il profeta veduta anche partoriente, possiamo parlare d’un parto verginale. Certo il parto verginale è in argomento, e chi lo conosce già da altra fonte, e lo vede affermato anche in questo versetto. Inoltre il parto verginale è confermato dalla tradizione, poiché i Santi Padri spiegano la nostra profezia della concezione e del parto verginale.
L’argomento della tradizione però è un argomento teologico, e qualunque cattolico deve ammetterlo; ma la questione è sapere se anche dal punto di vista apologetico, dal solo testo e contesto si debba concludere ad un parto verginale.
Bisogna notare in primo luogo e principalmente che l’attenzione del profeta si porta non già circa ciò che la vergine fu o fece, ma soltanto circa la vergine in quanto è concipiente e partoriente. Ora, nell’atto stesso di concepire e partorire, il profeta non la chiama donna o con qualsiasi altro nome, ma vergine. Perciò dobbiamo ammettere che la vergine conservò la sua verginità sia nella concezione che nel parto. Il profeta quindi,
soprannaturalmente illuminato predice come verginali e la concezione e il parto” (Commento a Isaia, pp. 205-206).

12. Come vedi, l’argomentazione della Chiesa è ben fondata nella Sacra Scrittura, anzi nel testo ebraico della Bibbia.
La traduzione dei LXX compilata da dottori ebrei del primo e secondo secolo avanti Cristo rivela la fede e l’attesa comune.
Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di dire tutto quello che ho scritto.
Ti auguro un approfondimento sempre più preciso delle Scritture. Toccherai con mano quando sia vero ciò che Gesù ha detto di sé: “Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me” (Gv 5,39) e “Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me” (Gv 4,46).

Ti benedico e ti ricordo al Signore nel vespro di questo bel giorno dedicato alla Madonna del Rosario di Pompei e del patrocinio della Vergine Maria sull’Ordine domenicano.
Padre Angelo