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Quesito

Buongiorno Padre Angelo.
Oggi, in occasione della festività dei Santi Pietro e Paolo (2021), in ciò che ha detto Papà Francesco c’è la seguente frase: “Bisogna essere liberi da un’osservanza religiosa che ci rende rigidi e inflessibili“.
Come interpretare secondo lei questo invito? La nostra è un’aggregazione umana corrosa da ogni tipo di male, pochi sono liberi da pesi e marciume interiore, la maggior parte degli uomini è inserita in un contesto sociale che sembra concedere il nulla osta a comportamenti e atteggiamenti lontani da quel tipo di vita che, nel dopo che verrà per ognuno, potrebbe tradursi in una collocazione dimensionale che chiamiamo Paradiso! Forse sbaglio, ma per salvare la maggior parte di noi credo che non ci possa più essere spazio per un pensiero che si orienti su modulazioni di stili di vita o che conceda e convalidi accomodamenti di una volontà divina che potrebbe non attagliarsi a Dio. Egli potrebbe non essere solo amore infinito! Credo non sia più tempo, per colui che vuole arrivare a Dio, sperare in scorciatoie o dubbie interpretazioni della sua volontà! la pace sia con Lei
Giovanni


Risposta del sacerdote

Caro Giovanni,
1. papa Francesco allude a comportamenti simili a quelli dei farisei ai tempi di Gesù: erano rigidi e inflessibili, come nel caso in cui incolparono i suoi discepoli che avevano fame di cogliere spighe in giorno di sabato (cfr. Mt 12,1).
Ora secondo la legge ebraica era lecito cogliere direttamente delle spighe per sfamarsi sul momento, ma non era lecito falciare nel campo del prossimo. Si legge infatti nel Deuteronomio: “Se passi tra la messe del tuo prossimo, potrai coglierne spighe con la mano, ma non potrai mettere la falce nella messe del tuo prossimo” (Dt 23,25).
Marco Sales annota: “Tale tolleranza è in uso anche attualmente presso gli arabi. La legge ne previene gli abusi, limitandola a quel che si può mangiare sul luogo”.
I farisei dimenticavano, come avrebbe ricordato in seguito il Signore, che “il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (MC 2,27).
In altre parole la legge è fatta per servire l’uomo, non per danneggiarlo e impedirgli di compiere il bene.

2. Nelle parole di Papa Francesco che hai riportato va osservato che il Papa ha parlato di osservanza religiosa, e semplicemente non di osservanza morale.
Pertanto il Papa non si riferiva ai comandamenti in generale, tanto più a quelli che si esprimono in termini negativi che proibiscono il male per cui obbligano sempre e in ogni caso (semper et ad semper).
Tra questi comandamenti desidero ricordare quelli per cui non è mai lecito dare culto ai demoni, non è mai lecito bestemmiare o spergiurare, non è mai lecito uccidere l’innocente, non è mai lecito compiere aborto, mai lecito compiere adulterio, fornicazione, atti impuri, rubare e dire falsa testimonianza.
Non è mai lecito peccare neanche contro gli ultimi due precetti del decalogo.
Sono tutti precetti morali negativi, che proibiscono il male e non conoscono alcuna dispensa.

3. L’osservanza religiosa della quale ha parlato Papa Francesco riguarda invece i precetti relativi al culto, come ad esempio quelli riguardanti il terzo comandamento: ricordati di santificare le feste.
Il terzo comandamento è un precetto morale positivo perché comanda di compiere un’opera buona. Ebbene, secondo la teologia morale e il magistero della Chiesa espresso nell’enciclica Veritatis splendor, i precetti morali positivi obbligano sempre ma non in ogni caso (semper sed non ad semper).
Pertanto, ad esempio, è doveroso andare a Messa. Ma se si è malati o infermi, se c’è il pericolo di contagio come è avvenuto negli anni recenti a causa della pandemia, soprattutto quando colpiva duramente, se c’è il coprifuoco…, si è dispensati.

4. Papa Francesco non ha mai detto che in qualche caso è lecito derogare dalla legge di Dio che proibisce di compiere il male.
Anche Papa Francesco sa che bisogna “essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa” come ha detto Dio per bocca di Paolo (Fil 2,15) e che è necessario “risplendere come astri nel mondo” (Ib.).
Anche Papa Francesco insegna che Gesù Cristo ci “ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte” per presentarci“santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui” (Col 1,22).
Così pure insegna che è necessario “rendere saldi i nostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi” (1 Ts 3,13).

5. In una parola, essere irreprensibili nella propria condotta non è la stessa cosa che essere rigidi, inflessibili.
Vale per tutti il comando dato da Dio ad Abramo quando gli ho detto: “Io sono Dio l’Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro” (Gn 17,1).

6. Purtroppo i mezzi di comunicazione sociale (e forse non soltanto questi) non fanno distinzione tra osservanza morale e osservanza religiosa.
Sono premurosi di dire che il Papa ha detto di non essere rigidi, di non essere inflessibili, come se si dovesse concedere qualcosa a quanto propone una società che talvolta si rivela non meno “malvagia e perversa” di quella di cui ha parlato Dio per bocca di Paolo (Fil 2,15).

7. Non sono passati molti anni da quando nel Magistero della Chiesa si diceva che “la santità è la misura alta della vita cristiana”, che è necessario “andare al largo” (duc in altum!) nella santità.
Oggi talvolta si ha l’impressione che vada bene tutto, che sia permesso tutto.
Mentre sarebbe necessario un linguaggio più evangelico, che aiuti a portare in alto. In una parola, che aiuti a salvarsi!
Valgono anche per noi le parole di Gesù: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (Mt 5,13).

Ti ringrazio della mail, ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo