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Quesito
Gentile Padre Angelo,
mi preme sottoporle una questione: come devo vivere la mia passione per la pittura e la musica? A volte mi sembra di compiacermi troppo di un quadro dipinto e di fare contemplazione per cose immeritevoli; invece ascoltando delle canzoni spesso mi perdo in fantasie (amo i Pooh che sono un gruppo vecchio, mi piace molto la maniera lirica di cantare però a volte dicono cose mondane!): con la musica classica non ho questo problema perchè la vivo in maniera intellettualistica.
Cordialmente,
Michele
Risposta del sacerdote
Caro Michele,
1. non è sbagliato compiacersi di un quadro dipinto. Anzi mi sembra la cosa più naturale.
Anche Dio, dopo ogni opera della creazione, si è compiaciuto di ciò che aveva fatto: “Dio vide che la luce era cosa buona” (Gn 1,4).
2. Anche per noi non si tratta di narcisismo, ma di tornare sull’opera compiuta per compiacersene in Dio e per umiliarsi davanti a Lui per le capacità da Lui ricevute secondo quanto ha detto San Paolo: “perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore” (1 Cor 1,31).
È utile ritornarvi anche per portare dei miglioramenti perché le nostre opere abbiano tutto il bene che devono avere, perché anche gli altri se ne compiacciano e se ne possano servire.
Se è così, si tratta di un atto di amore.
3. Forse il tuo problema però non è semplicemente quello della compiacenza, ma della eccessiva compiacenza.
In questo caso l’eccesso diventa sinonimo di vanagloria.
Allora per superare questa tentazione è necessario far proprie le espressioni di Davide: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze” (Sal 131,1).
E anche: “Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria” (Sal 115,1).
4. S. Tommaso afferma che non è contro l’umiltà desiderare cose grandi con l’aiuto di Dio (san tommaso, Somma teologica, II-II, 161, 2, ad 27).
Del resto la Sacra Scrittura stessa esorta ad aspirare alle cose grandi.
Per bocca di Paolo dice: “Aspirate a carismi più grandi” (1 Cor 12,31).
Cercare il successo delle nostre opere per fare del bene e perché Dio sia glorificato in tutto è senza dubbio un’ottima cosa.
L’umiltà non impedisce di fare cose grandi. Chiede solo di non farle “contro l’ordine della ragione” (san tommaso, Ib., II-II, 161, 1, ad 3) attribuendo a se stessi le proprie capacità e pavoneggiandosi davanti agli altri.
5. Sapendo però che la vana gloria ci insidia sempre, è necessario prendere le proprie misure e ripetere a noi stessi le parole di san Paolo: “Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio” (2 Cor 3,5).
Anche il minimo pensiero buono scaturito nella nostra mente ha come sua causa prima Dio.
“È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2,13).
6. Pertanto qualunque ispirazione della tua mente nel dipingere e nel musicare ha la sua causa prima in Dio.
Non solo, ma anche qualunque tua composizione ha la sua sorgente prima in Lui.
Devi solo concludere: se fossi stato più santo, più puro, più umile e più docile avrei accolto con maggiore pienezza la sua ispirazione e il suo aiuto e avrei fatto cose migliori a gloria sua e a beneficio di tutti.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo