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Quesito

Buonasera don Angelo.
Il quarto comandamento dice di onorare il padre e la madre. Tuttavia ho una serie di dubbi su questo Comandamento in alcuni casi concreti.
Che dire di quei genitori che maltrattano e umiliano i propri figli? 
Dei genitori che hanno deciso di divorziare costringendoli a una vita “da pendolari” per assecondare le esigenze dell’uno e dell’altro?
Ancora oggi a quasi quarant’ anni mi porto dentro il dolore per aver avuto genitori divorziati perché purtroppo, come prevedibile, le sofferenze sono tutte nostre, di noi figli. Ma i genitori non lo capiscono Padre, non si rendono nemmeno conto del male che ci procurano in queste situazioni!!
Inoltre ci sono casi concreti, oggettivi in cui un padre, una madre, dovrebbero aver cura del proprio figlio, difenderlo dinanzi a un caso evidente in cui ha ragione ma non lo fanno. Se un figlio è risentito perché chi doveva aiutarlo e proteggerlo non lo ha fatto, è “normale” che cominci a provare odio e risentimento verso i suoi genitori e anche a maledirli. 
Ovviamente Dio non approva comunque ma io penso che un conto sia maledire senza ragione, un altro perché indotti dal comportamento spregevole del genitore. Poi non so Dio come valuta. A volte penso che le persone ferite a causa dei comportamenti degli altri siano quelle che più rischiano la salvezza perché il rancore accumulato negli anni impedisce di perdonare facilmente e magari in fondo al proprio cuore non si perdona mai. Poi forse quelli che il male lo fanno non hanno mai rancore verso nessuno, ma il rancore purtroppo lo alimentano anche in chi le leggi di Dio vorrebbe rispettarle e per colpa loro e del male fattoci non vi si riesce.
Io mi chiedo, il Signore fa tutto giusto ma in condizioni normali tutti amano i propri genitori. Il problema sono le situazioni anomale, casi in cui i genitori che ne siano consapevoli o meno, con i loro comportamenti certamente non si fanno amare… C’è conflittualità in me.
Non so sinceramente se amo i miei genitori. Mio padre è morto da anni ma per lui ho pregato e ogni tanto lo ricordo in preghiera. Mia madre è quella che più mi ha ferito profondamente. Per lei anche prego, ma a volte il rancore per i dispiaceri che mi ha causato prende il sopravvento. È una lotta dura. Cercare di accontentare Dio in molti casi è veramente difficile. Ma non so se riuscirò mai a perdonare con sincerità. Ad oggi non mi sento di poter perdonare. Troppe volte mi sono illusa di riuscirci ma fallisco sempre. Al primo ricordo del male subito riemerge il rancore e non so come fare.
La saluto con affetto don Angelo ringraziandola sempre per l’ascolto e la pazienza.
MR

Risposta del sacerdote

Carissima,
1. hai toccato un tasto molto dolente: quello delle sofferenze dei figli a causa dei genitori separati.
Il più delle volte sono sofferenze interne, ma sono laceranti, soprattutto perché continue.
Proprio perché interne, i figli non ne parlano con nessuno e se ne rimangono soli nel loro dolore.

2. Questa sofferenza si acuisce quando si scoprono con l’animo avvelenato, con un risentimento permanente nei confronti dei loro genitori perché li maledicono e provano odio.
Se sono credenti come è nel tuo caso, soffrono perché sanno che i loro sentimenti non piacciono a Dio e sanno che non ci si può presentare in tal modo davanti a lui.

3. Anche in una situazione tristissima come questa, Gesù si rivela come l’unico maestro che insegna la via migliore di tutte.
In croce ha detto: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).
Sì, quelli che lo crocifiggevano non sapevano quanto facevano. Non erano coscienti di quanto inauditamente grave fosse la loro azione. Solo lui lo sapeva in maniera adeguata.
Anche i genitori, come i tuoi, non sanno il male che fanno ai loro figli, ma i figli lo sanno.

4. Gesù chiede ai figli di fare come ha fatto lui e di perdonare.
E aggiunge: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio peso è leggero” (Mt 11,28).

5. Attraverso l’esempio di Santo Stefano Gesù ci ricorda che questo non è impossibile.
Mentre Stefano riceveva su di sé un sasso dietro l’altro fino ad essere ucciso diceva: “Padre, non imputare loro questo peccato” (At 7,60).

6. Solo conformandosi ai sentimenti di Cristo i figli di genitori separati trovano pace.
Se sanno offrire al Signore questo loro dispiacere, possono avvertire subito che ciò che non viene dato loro dai genitori viene dato da Dio con una consolazione infinitamente più grande.
Possono dire con Davide nel salmo: “Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha accolto” (Sal 27,10).

7. C’è un’ultima cosa da ricordare. Gesù ha detto: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,44).
I genitori, sebbene separati, non sono nostri nemici, ma inconsapevolmente rientrano tra i persecutori perché fanno soffrire.
Ebbene, Gesù ha detto di pregare per quelli che ci perseguitano perché quando preghiamo per loro avvertiamo che i nostri sentimenti cambiano e cominciamo ad amarli con il cuore misericordioso di Dio, con il cuore pieno di affetto di Gesù Cristo.
San Tommaso assicura che “la preghiera di chi obbedisce a Dio, di chi soffre per Lui e di chi prega per i nemici è particolarmente esaudita” (Commento al Salmo 37, in fine).
Allora si realizza la promessa di Gesù: “Beati quelli che piangono perché saranno consolati” (Mt 5,4), e cioè accontentati.
Anche sotto questo aspetto gli ultimi, proprio perché soffrono, diventano primi.
Se farai così, sarai colmata di grazie e scoprirai che c’è un disegno d’amore di Dio in tutto.

Ti benedico di cuore e ti ricordo nella preghiera,
padre Angelo