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Quesito

Caro Padre Angelo,
Sono uno studente di scienze religiose.
Le scrivo perché ultimamente ho avuto modo di discutere con alcuni amici riguardo la pratica femminile del denudare la parte superiore del corpo, il cosiddetto “topless”.
Dapprima contrario, stando alle ragioni di alcuni di loro alla fine ho dovuto ammettere che – dal mio ignorante punto di vista – sembrerebbero non esserci validi motivi teologici e/o morali contrari a tale pratica.
Ecco alcune risposte che mi sono dato:
1. Il topless non causa o quantomeno non facilita la comparsa di tumori al seno quanto l’esposizione di tutto il resto del corpo.
2. Il seno non fa parte degli organi genitali che vanno coperti per pudicizia.
Inoltre la definizione del seno come “parte intima” mi sembra essere una definizione talmente imprecisa da poter essere difficilmente applicata in ambito morale.
3. Esporre il seno può essere fonte di peccato/tentazione negli altri, ma questo dipende anche dalle consuetudini del luogo (circostanze): in Africa molte sono le tribù che ritengono del tutto normale tenere esposto il seno.
4. Coprire parte del seno con un costume/reggiseno non ne impedisce l’esposizione delle forme, anzi tende a renderle più attraenti.
4. Esporre il seno non è esibizionismo perché nel vocabolario italiano Treccani l’esibizionismo è un “disturbo del comportamento sessuale che consiste nel ricavare piacere nel mostrare ad altri le proprie parti genitali”. Non essendo però il seno una parte genitale non si tratterebbe di esibizionismo.
Inoltre non può essere equiparato a “esibizionismo” il ricavare piacere nel mostrare agli altri il proprio corpo perché atletico o comunque gradevole da guardare.
Per cui non mi vengono in mente motivazioni contro il topless, stando anche alla positiva esaltazione del seno presente nella Scrittura.
Quello che vorrei chiederLe è se nei miei ragionamenti c’è qualche errore e/o se ci sono motivazioni a me ignote per considerare il topless un immorale.
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. gli antichi teologi e anche filosofi distinguevano nel corpo umano tra parti che esprimono la bellezza spirituale di una persona, le parti che la esprimono di meno e quelle che non la esprimono affatto.

2. Non ci vuole molto per capire che la persona umana si esprime soprattutto nel volto.
Alcune persone, in modo particolare, manifestano un particolare fulgore nel volto e anche nella limpidezza o vivacità dei loro occhi.
Al contrario altri hanno uno sguardo opaco, cattivo, arrogante che lascia negli astanti un senso di disagio e anche di malessere.

3. Ugualmente non ci vuole molto per comprendere che alcune parti del nostro corpo non manifestano alcuna bellezza spirituale.
E non già perché abbiano qualcosa di immorale, perché non c’è nulla di immorale nel corpo umano.
Ma perché in quelle parti non risplende il fulgore della razionalità, la bellezza tipica della persona.
Queste parti hanno a che fare con organi legati a necessità fisiologiche che in parte si identificano anche con i genitali.
È per questo motivo che andare in giro ostentando queste nudità è istintivamente disdicevole e anche ripugnante.
E offende il comune senso del pudore.

4. Altre parti del corpo si trovano per così dire a metà strada tra quelle che manifestano la bellezza spirituale della persona e quelle che non la manifestano affatto.
Il seno, soprattutto femminile, rientra tra queste.
L’ambito di queste parti non è quella della genitalità, come giustamente rilevi, ma quello della pudicizia.
La quale pudicizia o pudore, sebbene non abbia direttamente a che fare con la genitalità, tuttavia la può coinvolgere e potrebbe indurre a guardare o a trattare una persona con intendimento strumentale.
Per questo la donna – in particolare – tende istintivamente ad occultare il seno.
Se si presentasse con il seno totalmente denudato a scuola, negli uffici o anche per strada si direbbe che è disgustante e provocatoria.
Nessun marito o fidanzato sarebbe contento che la propria sposa o la propria fidanzata si atteggi in quel modo dove lavora o è impegnata a contatto con altri.

5. Il velo o la veste che copre anche solo parzialmente il seno ne manifesta a suo modo la dignità.
Protegge quel di più che è racchiuso nel corpo umano per cui ogni persona rifiuta istintivamente di essere liberata da ogni vestito.

6. È anche vero che talvolta la velazione può diventare più provocatoria e disturbante che la nudità stessa.
Ma anch’essa – a motivo della perversione del soggetto – sta a dire che nel corpo umano c’è un di più che viene profanato.

7. Diverso è il discorso per la spiaggia.
Perché il motivo per cui qui ci si denuda almeno parzialmente non è quello dell’esibizionismo, ma altro.
Ed è il motivo che assorbe il pudore in parte o in toto anche in altre situazioni come ad esempio nelle prestazioni mediche, infermieristiche, sportive, e anche nelle opere d’arte.
Qui la nudità non offende, perché non è esibita per se stessa, ma per qualche obiettivo ben preciso che assorbe il pudore o la vergogna.
Ci si può chiedere legittimamente se il topless protegga la dignità della donna e se di fatto non urti la sensibilità altrui.

8. A proposito delle opere d’arte Max Scheler, che è stato uno dei più acuti pensatori moderni sul tema del pudore, ha scritto: “Possiamo paragonare il pudore addirittura ad una fine paura che circonda e bagna il corpo umano… Quest’aura mi sembra che gli scultori greci, nelle più significative rappresentazioni dell’Afrodite, l’abbiano espressa con arte impareggiabile: come se il loro rispettoso senso osasse rappresentare nuda la dea solo perché essi nello stesso tempo, sentivano in se stessi la possente forza dell’anima di dissimulare, agli occhi del volgo, la sua nudità mediante la perfetta rappresentazione di quell’avvolgimento quasi palpabile di pudore, in un modo assai più profondo di quanto non lo consentisse un qualsiasi rivestimento” (Pudore e sentimento del pudore, p. 44).

9. È vero che in alcune zone di questo mondo stare totalmente o parzialmente ignudi da parte degli uomini e anche delle donne non costituisce un problema.
Ma è anche vero quanto hanno notato gli etnologi e cioè che tali persone tendono a velarsi o nascondersi quando sono fatte oggetto di sguardi immodesti o strumentali.

10. Accenni alla Sacra Scrittura che soprattutto nell’Antico Testamento parla liberamente di seno e di mammelle.
È vero. Ed è stato osservato che a quei tempi c’era una visione più sana e più realistica della sessualità e del corpo umano.
Oggi da noi c’è un certo puritanesimo farisaico che non ha niente a che fare con la virtù morale della purezza.

11. Il Catechismo della Chiesa Cattolica in termini stringati ma densi ricorda la preziosità del pudore quando afferma:
“Il pudore preserva l’intimità della persona.
Consiste nel rifiuto di svelare ciò che deve rimanere nascosto.
È ordinato alla castità, di cui esprime la delicatezza.
Regola gli sguardi e i gesti in conformità alla dignità delle persone e della loro unione” (CCC 2521).

12. E ancora: “Il pudore custodisce il mistero delle persone e del loro amore.
(…).
Il pudore è modestia.
Ispira la scelta dell’abbigliamento.
Conserva il silenzio o il riserbo là dove trasparisse il rischio di una curiosità morbosa.
Diventa discrezione” (CCC 2522).

Ti ringrazio di avermi dato la possibilità di mettere a disposizioni di molti i criteri di fondo forniti dalla teologia cattolica, aggirando le tue argomentazioni.
Ti auguro ogni bene per il tuo futuro, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo