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Quesito

Caro Padre Angelo,
complimenti per la rubrica da lei curata perché aiuta credenti e non credenti sottolineando la ragionevolezza della fede in Dio.
Mi permetta di chiederle di farci chiarezza riguardo a questi argomenti:
A. Peccato originale e monogenismo
B. Sacra Scrittura e Magistero

Mi corregga dove sbaglio nel ragionamento o nelle affermazioni delle verità di fede.
A. Se crediamo che il peccato originale sia uno stato contratto dall’umanità per propagazione a causa del peccato dei nostri progenitori Adamo ed Eva, è lecito, secondo fede e secondo ragione, immaginare che il “monogenismo” sia una conseguenza del peccato originale? Ovvero è lecito immaginare che l’origine “incestuosa” dell’umanità conseguente al peccato originale non fosse nei piani divini? È un mio limite immaginare che Dio avrebbe potuto creare altre coppie di progenitori, qualora la prima non avesse peccato, evitando in questo modo che le generazioni future avessero origine dal legame “incestuoso” fra fratelli, ovvero i figli di Adamo ed Eva. In breve, se discendiamo tutti da Adamo ed Eva, l’umanità ha un’origine “incestuosa” che non riesco a conciliare con la volontà divina, quanto piuttosto con la conseguenza del peccato originale.

B. Il Magistero ci insegna che i libri “ispirati” dallo Spirito Santo sono i soli raccolti e contenuti nella Bibbia, ovvero che alla Sacra Scrittura dobbiamo riconoscere l’origine divina. In breve: è Parola di Dio.
Al Magistero dobbiamo ossequio ed obbedienza perché la Sacra Scrittura, Parola di Dio, insegna che la Chiesa, voluta, fondata ed amata da Gesù, ha il potere di “legare e sciogliere”, in buona sostanza di esprimere e difendere le verità irrinunciabili in materia di fede e di morale proprio attraverso il Magistero. Sono provocatorio (ma solo per stimolarLe una risposta che mi aiuti a fare chiarezza): il Magistero legifera insegnando l’origine divina della Sacra Scrittura dalla quale il Magistero stesso trae origine, giustificazione e fondamento? Non è un circolo vizioso?
La ringrazio e La ricordo nella preghiera,
Francesco


Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. S. Agostino osserva che all’inizio della storia umana i matrimoni tra fratelli e sorelle erano una necessità.
E molto probabilmente i figli di Adamo ed Eva non provavano nell’unione sessuale quei sentimenti di ripugnanza che invece tutti oggi provano indipendentemente dalla cultura e dalla religione.
Sant’Agostino ne porta la motivazione osservando nella sua monumentale opera De Civitate Dei (XV, 16,1-2) che i figli di Adamo ed Eva non conoscevano ancora altre relazioni al di fuori della loro famiglia.
Non potevano pertanto pensare che fosse illegittimo il matrimonio tra fratelli e sorelle tanto più che né la legge divina lo proibiva esplicitamente e tanto meno la legge umana che ancora non c’era.

2. Ma quando gli uomini si moltiplicarono allora si comprese che il matrimonio non unisce solo gli sposi in una sola carne, ma in qualche modo anche i figli.
E che quando due persone di ceppo diverso si sposano si arricchiscono ulteriormente perché oltre alla relazione fraterna o di sangue ne acquisiscono una nuova, al di fuori del proprio sangue, che è fonte di ricchezza sia di ordine psicologico, che morale e spirituale.

3. Questo permise anche di comprendere che l’amore fraterno è qualcosa di diverso dall’amore sessuale e che i due amori non vanno confusi.
L’amore fraterno viene corrotto nella sua purezza quando viene a identificarsi con l’amore sessuale.
I figli di Adamo ed Eva sposandosi fra di loro non potevano provare la ripugnanza che avvertiamo noi oggi non essendoci altre relazioni.

4. Solo con l’andare nel tempo si comprese la preziosità del matrimonio fra persone non consanguinee.
E se ne trovò una conferma nella natura quando ci si accorse che tante tare sono più facilmente trasmesse ai figli là dove vi è minore circolazione di sangue.

5. Allora tanto la legge umana quanto quella religiosa proibirono l’incesto sentendo che questa proibizione non era semplicemente frutto dell’arbitrio di uomini, ma era come una derivazione della legge naturale e del Creatore.

6. Pertanto la conclusione che il matrimonio incestuoso tra i primi uomini sarebbe stato una pena o una conseguenza del peccato originale – per quanto perspicace e seducente – non può essere sostenuta.

7. Ugualmente perspicace e seducente è la seconda tua affermazione nella quale vedi un circolo vizioso tra la Sacra Scrittura che fonda il Magistero e il Magistero che stabilisce quali siano i libri ispirati.
Ma più che parlare di circolo vizioso qui si dovrebbe parlare di circolo virtuoso, aggiungendo alla Sacra Scrittura e al Magistero anche la Sacra Tradizione.

8. Questo ci ricorda che qui siamo nell’ambito della fede, e cioè dell’adesione a Dio che si rivela oltre il modo della natura e che solo attraverso il lume della fede l’uomo è in grado di entrare in comunione con Dio.
E non può essere diversamente: tanto per aderire alla Scrittura, quanto per aderire alla Sacra Tradizione e al Magistero è sempre necessario essere sopraelevati da parte di Dio e ricevere da Lui una luce e una forza che l’uomo che non si può dare da se stesso.

9. Attraverso la ragione l’uomo può dimostrare che la fede in Cristo non propone nulla di irragionevole o di assurdo.
Può ugualmente dimostrare la necessità della Rivelazione e della fede per vivere in maniera pienamente umana e perché l’uomo possa perseguire il suo obiettivo trascendente.
Ma la fede in Cristo è sempre una luce accesa da Dio nella nostra mente ed è sempre un trasporto del cuore verso Dio attuato da Dio stesso.
Si tratta infatti di entrare nell’ordine soprannaturale, inaccessibile alle sole forze umane.

10. Sulla circolarità virtuosa tra Scrittura, Tradizione e Magistero il Concilio Vaticano II dice: “È chiaro che la Sacra Tradizione, la S. Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti da non poter indipendentemente sussistere, e tutti insieme, secondo il proprio modo sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime” (Dei Verbum, 10).
Tutti e tre stanno insieme in piedi o insieme cadono. Si rimandano infatti l’uno all’altro.
Ad essi l’uomo aderisce solo se viene attrezzato da Dio attraverso l’infusione di una luce e di un trasporto di ordine soprannaturale.

Ti ringrazio per la preziosità di questi due quesiti, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo