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Quesito
Caro Padre Angelo,
leggevo questo passo del Vangelo <Se hai fede quanto un granello di senapa, puoi dire ad un gelso: "Sii sradicato e trapiantato nel mare", ed esso lo fa">.
Sicuramente ci sarà una interpretazione anche non letterale soprattutto per il passo simile in cui al posto di una pianta c’è una montagna (che può rappresentare gli ostacoli che ci impediscono il cammino verso la Vita Eterna) ma non c’è dubbio che il testo si riferisca anche ad una situazione “reale” in cui effettivamente con un minimo di Fede un albero può fare quel movimento.
Ieri sera ascoltavo una trasmissione in cui si diceva che Santa Rita prima di morire aveva chiesto dei fichi ed una rosa in pieno inverno con la neve … e questi si sono effettivamente materializzati.
Mettendo insieme i due episodi pensavo che “qualunque cosa” chiediamo al Signore ci verrà concessa indipendentemente dal fatto che siano delle cose “utili alla salvezza” infatti tutte due le situazioni riportano delle cose paradossali apparentemente … sciocche (un gelso che da solo si pianta nel mare e dei frutti e fiori che nascono fuori stagione …) e che pure si possono realizzare.
A questo punto potrei dire anche (paradossalmente): ho fede e pertanto vorrei diventare milionario … fino ad ora ho sempre saputo che probabilmente una preghiera di questo tipo non sarebbe mai stata ascoltata perché il suo esaudimento mi avrebbe portato più facilmente alla perdizione che alla salvezza ma se il Vangelo dice “qualunque cosa” vuol dire proprio “qualunque cosa” anche se fossero cose sciocche come quelli dette in precedenza o peggio dannose.
… o non ho capito niente?
Grazie
Filippo
Risposta del sacerdote
Caro Filippo,
1. Bisogna ricordare che Gesù ha detto queste parole in risposta ad una domanda precisa degli Apostoli: “Aumenta la nostra fede” (Lc 17,5).
Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe” (Lc 17,6).
Il significato immediato di queste parole è chiaro: il Signore esalta la potenza della fede, mostrando che con essa si possono compiere le cose più straordinarie e difficili.
Gesù aveva espresso il medesimo concetto quando un uomo l’aveva supplicato per suo figlio epilettico che gli diceva: “se tu puoi, fai qualcosa” (Mc 9,22). “Se tu puoi? – gli rispose il Signore – Tutto è possibile per chi crede” (Mc 9,23).
La Bibbia di Gerusalemme scrive: “La fede è onnipotente. Essa permette a Dio di esplicare in noi la propria onnipotenza” (Nota a Rm 4,19-22).
2. Ma adesso vediamo perché Gesù ha paragonato la fede ad un granellino di senapa.
Quest’espressione ha avuto diverse interpretazioni.
La prima è di San Giovanni Crisostomo: “Egli fa menzione della senapa perché il suo grano, benché sia quantitativamente piccolo, tuttavia per il suo potere è più robusto di tutti gli altri” (Commento a Matteo, Hom. 58).
Non si tratta allora di una fede qualunque, ma di una fede che si abbandona fiduciosamente a Dio e non gli impedisce i nessun modo di esplicare la sua onnipotenza a nostro favore.
Infatti ciò che impedisce a Dio di esplicare la sua onnipotenza salvifica nella nostra vita è il peccato e l’attaccamento al peccato.
Pertanto la fede, pur piccola quanto un granello di senapa ma pura, è come quella fede grande di cui parla San Paolo, per la quale è possibile trasportare le montagne: “Se possedessi tanta fede da trasportare le montagne” (1 Cor 13,2).
3. Il secondo significato è sempre del Crisostomo: “Allude al fatto che il minimo di fede può fare cose grandi”.
Soggiunge questo Santo Padre: “Ma sebbene gli Apostoli non abbiano trapiantato il gelso, non accusarli; poiché il Signore non disse: voi trapianterete, ma avrete il potere di trapiantare. Ed essi non lo fecero perché non c’era nessun bisogno, visto che si fecero cose più grandi” (Ib.).
4. Fai riferimento poi alla promessa fatta da Gesù di cui si parla in Mt 18,19: “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”
San Tommaso, commentando espressioni analoghe del Signore, dice: “La prima è che si chiedano beni spirituali: il che è accennato nell’espressione “qualche cosa”. Poiché ciò che è del tutto terreno, pur essendo in se stesso qualcosa, a confronto delle cose spirituali è niente. Infatti in Sap 7,8 si legge: Stimai un nulla la ricchezza al suo confronto.
Tuttavia il Signore nel Vangelo (Mt 6,2) insegna a chiedere anche cose temporali: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Va detto allora che un bene temporale richiesto in quanto connesso con il bene spirituale è già qualcosa” (Commento al Vangelo di S. Giovanni, 16,23.
Altrove S. Tommaso si spiega in maniera più diffusa: “Talora invece si tratta di cose non necessarie, ma neppure chiaramente contrarie alla salvezza eterna. E allora sebbene chi prega possa così meritare quanto è necessario per la vita eterna, tuttavia non merita di ottenere quello che domanda. Infatti S. Agostino dice: ‘Chi con fede prega per le necessità della vita presente, con uguale misericordia può essere esaudito e non esaudito. Poiché il medico sa meglio del malato quello che fa bene all’infermo’. Per questo S. Paolo non fu esaudito quando chiese di essere liberato dallo stimolo della carne, perché appunto non era conveniente.
Se invece quello che si domanda è utile alla beatitudine di chi prega, come elemento indispensabile per la sua salvezza, allora uno lo merita non soltanto pregando, ma anche facendo altre opere buone” (Somma teologica, II-II, 83, 15, ad 2).
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo