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Quesito

Salve Padre Angelo,
le vorrei fare delle domande su delle cose che ho sentito in tv. Ho visto un’intervista fatta ad una veggente della Madonna di Medgiugorie, si chiama Vidka, lei diceva che la Madonna le ha fatto vedere il paradiso, l’inferno ed il purgatorio. Ha descritto tutto ciò che ha visto, che nel paradiso le anime erano vestite di diversi colori, di giallo, di grigio e rosso.
È proprio così padre? Io credo ma voglio che lei mi dia la sua opinione, quindi le anime son vestite?
Poi un’altra domanda che tutti ci facciamo: quando lasciamo questa terra e moriamo la nostra anima si presenta davanti a Dio? È proprio così?
Noi lo possiamo vedere e quindi parliamo con Lui. Ho sentito parlare del Tribunale di Dio dove saremo ‘‘processati, è così?
La saluto Padre, attendo un suo contatto.
Grazie


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. Gli angeli e i santi del cielo sono privi di corpo, e dunque di loro natura sono invisibili.
Invisibili sono anche i corpi glorificati di Nostro Signore e della Beata Vergine.

2. Gli Angeli e i Santi possono apparire.
Ma quando appaiono si mostrano sotto una forma corporea, diversamente non potrebbero essere visti.
Questa forma corporea mette in reale comunione con gli angeli e i santi del cielo, ma non è il loro corpo. È una specie di miracolo compiuto per metterci in comunione con gli abitanti del cielo.
Questo spiega anche il fatto della varietà dei vestiti.

3. Per la seconda domanda ti ripropongo quanto si legge nel Catechismo degli increduli, scritto da una grande domenicano francese del secolo scorso, il p. Sertillanges. Procede per domanda e risposta. La sua lettura è avvincente-

Senso e valore del giudizio particolare.
– D. Credi tu a un giudizio dell’anima dopo la morte?
R. Noi crediamo che subito dopo la morte, l’anima prende la direzione di vita che conviene ai suoi meriti.

D. Dove pensi che abbia luogo questo giudizio?
R. Là dov’è l’anima, là dov’è Dio, e ho già detto che questo non è un luogo materiale. Noi siamo sempre in Dio; non c’è bisogno di viaggio per raggiungerlo. La vita eterna è essenzialmente uno stato, non un luogo, e se essa è tale nella sua pienezza, tale è pure nel suo cominciamento.

D. È strano!
R. Sì, quale mistero, che uno possa immergere in Dio tutta la sua vita senza accorgersene, e quale risveglio, trovarsi tutt’a un tratto davanti a lui nella piena luce!

D. Non vi è dunque tribunale?
R. È questa una metafora tolta dalla vita sociale.

D. Che cosa significa questa metafora?
R. Comparire al tribunale, per l’anima, è prendere davanti a Dio il sentimento di ciò che essa è, di ciò che vale, di ciò che ha fatto, di ciò che ha utilizzato o profanato, e di quello che ne segue per la sua sorte eterna.

D. Non vi è dunque sentenza, come non vi è tribunale?
R. Non vi è bisogno di sentenza. Il nostro bilancio interiore coi suoi effetti: ecco la nostra sentenza. Sotto gli auspici della grazia, dei suoi gradi e della sua essenza, la vita eterna è in noi sostanzialmente; ciascuno porta in sè il suo inferno o il suo cielo. Colui che fa il bene è subito beatificato dentro, come una terra seminata che le stagioni favoriscono; colui che fa il male è subito ferito dentro, spogliato, disorganizzato, tagliato fuori di comunicazione con Dio, sola forza che arricchisce, consegnato alla creazione ostile, e così votato alla sventura.

D. L’unico tribunale è dunque in noi?
R. Si, ed è la coscienza; ma la coscienza voce di Dio, e non la falsa coscienza formata dai nostri vizi.

D. Questo tribunale è sempre eretto?
R. È sempre in segreta attività; ma alla fine, tutta la causa si chiarisce.

D. Ed è anche in noi il luogo di esecuzione?
R. E dove sarebbe, a titolo principale? Si tratta del nostro destino. Ma la creazione vi collabora. Operi bene o male, l’uomo è subito trasformato nella natura della sua propria azione, e posto così in accordo o in conflitto con l’ordine morale che Dio regola. La sua felicità o la sua infelicità sono fin d’allora acquisite, salvo che egli non cambi. Noi siamo di fronte al mondo come colui che fa la sua scelta prima di partire.

D. Siamo noi dunque rigorosamente gli agenti del nostro destino, compreso il nostro destino eterno?
R. Noi siamo gli autori del nostro destino, nell’interno e per l’azione dell’ordine divino. Il destino eterno non è che la manifestazione dello stato di coscienza che il giusto o il peccatore hanno provocato in se stessi, e la fissazione eterna dei suoi effetti. L’uomo vola allora con le proprie ali e respira del suo alito, quell’alito dello Spirito Santo, la grazia del quale gonfiò il suo cuore; oppure è preso nelle sue proprie reti e vi soffoca. "Dio per punire il male, non ha che da lasciarlo fare" (Lacordaire). "La loro colpa non è una cosa e la loro pena un’altra: ma contro di loro si rivolge la loro colpa stessa" (S. Gregorio).

D. Perché si parla allora di vita futura? La vita eterna è tutto il tempo.
R. Difatti la vita futura non è futura; essa ha già il suo inizio in questo mondo. "Il regno di Dio è dentro di noi", disse nostro Signore. La vita eterna non si estende in durata, ma in profondità e la successione dei nostri giorni non serve che ad acquistarla o a ritrovarla se l’abbiamo perduta”.

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo