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Quesito
Caro Padre Angelo,
ti scrivo questa mail per chiederti dei chiarimenti circa una questione da me affrontata negli ultimi giorni in merito alla comunione dei Santi.
Ti spiego un attimo chi sono: studente del secondo anno di lettere antiche a Pisa, da un certo numero di anni nutrivo una naturale simpatia, un naturale senso di vicinanza all’ordine domenicano, tant’è vero che quest’anno, avendo avuto la fortuna di conoscerne un membro a una processione del Beato Giordano da Rivalto, ho partecipato alla riunione della confraternita laica della città. Figure come San Tommaso D’Aquino hanno sempre suscitato la mia ammirazione, anche perché quando leggo un suo scritto mi viene da pensare: quanta sapienza e conoscenza delle Scritture! E ti confesso di sentirmi molto in difetto, pur essendo convintamente cattolico e riconoscendo in me una certa propensione proprio a quello che è l’obiettivo dell’ordine: conoscere bene le Scritture, per non lasciare alla Chiesa lo scandalo di divisioni e interpretazioni forzate della Parola. Ora: un predicatore evangelista, cui continuo a voler bene, mi ferma mentre vado all’università e nel discutere definisce la preghiera, l’idea della comunione con i santi necromanzia. Allora io gli rispondo: ma vedere il santo come un amico che tiene per mano Gesù e una volta che abbia preso per mano il fedele si fa da parte, è forse necromanzia? E siccome la Chiesa è corpo mistico di Gesù, quando Egli ci abbraccia nell’eucaristia non stiamo forse in comunione con tutti i santi e tutti i fedeli di Dio? E un’anima salva, a mio avviso, non per questo diventa insensibile ai destini di chi è ancora in cammino. Chi arriva sulla cima d’una collina, non può forse dare una mano a chi viene dietro? Però la mia conoscenza nella Scritture è limitata, per recitare a memoria versetto su versetto e quando il giorno dopo ribadì la parola necromanzia me ne sono andato con un’ira dentro, che è stata oggetto di una mia confessione. Potresti darmi una mano a capire meglio. L’unica cosa che mi consola è che le mie argomentazioni esposte agli amici, siano risultate ragionevoli. Infatti, non rinuncio a parlare di Gesù e cerco di non farlo a sproposito. Insomma, sarebbe tanto gradita una risposta,
grazie.
Daniele
Risposta del sacerdote
Caro Daniele,
1. il predicatore protestante evangelico chiamando necromanzia la comunione con i santi manifesta un chiaro disprezzo verso la tua fede cristiana.
In genere gli evangelici, come del resto molti protestanti, sono sempre accesissimi contro la Chiesa cattolica.
Per questo è necessario l’ecumenismo, e cioè un avvicinamento rispettoso gli uni nei riguardi degli altri perché almeno non ci si disprezzi vicendevolmente.
2. Tuttavia il predicatore evangelico commette diversi errori.
Il primo: chiama necromanzia la preghiera rivolta ai santi.
C’è da domandarsi: ma sa il predicatore evangelico che cosa è la necromanzia?
In qualunque vocabolario di questo mondo si legge che la necromanzia è la divinazione nella quale si interrogano i morti. Di fatto si identifica con lo spiritismo.
La necromanzia è tassativamente proibita nella Sacra Scrittura.
A questo proposito è facile ricordare il ricorso di Saul a una negromante di Endor: gli fece evocare lo spirito di Samuele per sapere come sarebbe andata a finire la battaglia.
Sant’Agostino, commentando il passo, dice chiaramente che quello apparso in fondo alla caverna non era lo spirito di Samuele, ma il demonio, che sa travestirsi anche da angelo di luce.
Ebbene: tutti sanno che i cristiani (cattolici e ortodossi) quando pregano i santi non evocano gli spiriti dei morti per divinare, e cioè per indovinare o conoscere il futuro.
Dopo esserci rivolti ai santi, sul nostro futuro ne sappiamo come prima. Però ci appelliamo all’intercessione dei santi davanti a Dio.
3. A questo punto è necessario vedere se si possano invocare i santi.
I protestanti, e con loro anche gli evangelici, dicono di no.
Il motivo è duplice.
Primo, perché anche dopo la venuta di Cristo l’uomo rimarrebbe sempre profondamente peccatore. E tutto quello che fa di buono sarebbe sempre peccato mortale.
Questa è la tesi di Lutero, il quale affermava che l’uomo anche quando fa quello che deve fare, pecca mortalmente (lo diceva in latino: etiam dum facit quod in se est, peccat mortaliter).
È chiaro che se uno è sempre in peccato mortale non può meritare niente.
Il secondo motivo è questo: per i protestanti l’anima non è immortale. Sicché quando una persona muore, muore del tutto. Non rimane niente di lei. Alla fine del mondo, risorgeranno insieme l’anima e il corpo.
È chiaro che se di una persona muore tutto, anche l’anima, è assolutamente inutile mettersi a pregare i santi.
4. Desidero notare per inciso una contraddizione del predicatore evangelico: quando si fa necromanzia si presuppone che dei defunti sopravviva lo spirito. Perché diversamente sarebbe sciocco cercare di conoscere da loro qualcosa che non possono conoscere. E non lo possono conoscere per il semplice motivo che non esistono.
Ora, siccome prima di conoscere è necessario esistere, il predicatore evangelico parlando di necromanzia riconosce che dei morti sopravviva qualcosa! Ma questo è contro la sua tesi, per la quale, quando uno muore, di lui non esiste più nulla.
5. Ma va detto anche che la sopravvivenza dell’anima, prima di essere una verità di fede, è un dato riconoscibile dalla ragione umana.
Nel nostro sito ho portato più volte le prove della spiritualità e dell’immortalità dell’anima.
A questa persuasione era giunto Sant’Agostino, ben prima della sua conversione, leggendo autori pagani, come Platone e Cicerone.
6. Ora se le anime sono immortali, si troveranno pure da qualche parte.
Qui ci viene in soccorso la sacra Scrittura tanto dell’Antico quando del Nuovo Testamento.
Ad esempio, nell’Antico si legge: “Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace…” (Sap 3,1-3).
Nel Nuovo Testamento: i morti che apparvero nella città santa al momento dlela morte del Signore non sono forse anime di giusti che attendevano il Redentore. Dunque è chiaro che sopravvivono.
Inoltre San Paolo, dopo aver detto che la nostra cittadinanza è in cielo, dice che “siamo concittadini dei santi e familiari di Dio”.
San Giovanni nell’Apocalisse scrive: “quando l’Agnello ebbe preso il libro, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno un’arpa e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi” (Ap 5,8).
E ancora: “Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro” (Ap 7,13-15).
Quando san Giovanni scriveva l’Apocalisse si era sotto la persecuzione di Domiziano. E questa persecuzione era stata preceduta da quella di Nerone. I primi lettori dell’Apocalisse sapevano bene a chi si riferiva san Giovanni.
7. Sono contento del tuo compiacimento per l’Ordine di san Domenico e che tu abbia partecipato alla processione in onore del Beato Giordano da Pisa.
Il Beato Giordano fu dotato di una straordinaria memoria: sapeva a mente il breviario, il messale, la Bibbia, la seconda parte della somma teologica di san Tommaso.
Tutto il suo vasto e profondo sapere lo mise a servizio del Vangelo con un’oratoria forbita (le sue prediche sono testo di lingua italiana) e persuasiva.
I suoi contemporanei, rapiti dalla sua parola, lo definirono “prodigio della natura e della grazia”.
Ti saluto, ti auguro un felice anno nuovo, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo