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Gentile Padre Angelo,
sono una mamma di 42 anni con tre figlie due alle elementari e una alle medie.
Ero sposata solo civilmente e mio marito dopo oltre 20 anni di matrimonio mi ha lasciato con la scusa di non andare più d’accordo con me e si è trovato un’altra donna, già molto prima della separazione, che lui chiama “la sua nuova compagna”.
La sentenza di separazione è stata emessa a novembre del 2017 e il giudice ha stabilito l’affido condiviso secondo un calendario preciso. Io ho fatto di tutto per salvare la famiglia recandomi da una psicologa che ci ha seguito fino alla separazione ma non c’è stato nulla da fare.
Ora siamo seguiti da uno psicologo per la genitorialità ma poco attento ai valori cristiani. Il problema che le pongo è questo: il padre vorrebbe poter frequentare con le figlie la nuova compagna, perchè per legge può farlo, mentre io sono contraria perchè la legge non tutela il bene superiore dei bambini ma tutela i capricci degli adulti e io so che alle bambine non fa bene vedere il padre frequentare questa donna. Lui è sempre stato d’accordo di far fare a tutte tre le bambine il percorso del catechismo con i sacramenti, e io non ritengo coerente con i miei valori cristiani, voler normalizzare, come lui vorrebbe, questa situazione. Per questo Le chiedo gentilmente un consiglio su come educare correttamente le mie figlie in questa confusione generata dalla separazione. Io non voglio che le bambine considerino “normale” quello che ha fatto il padre e neppure la relazione con questa donna è normale ovvero, non corrisponde alla morale cristiana che invece considera la famiglia il luogo del perdono, della riconciliazione, della fedeltà, della comunione. Come posso trasferire alle figlie questi concetti cristiani avendo loro di fronte ai loro occhi l’esempio di un padre che sta facendo il contrario e che le vuole convincere che così va bene? Io non intendo mettere le bambine contro il padre, ma contro i comportamenti fuorvianti del padre, in modo da trasferire alle loro coscienza il giusto discernimento del bene dal male. Secondo lei in che termini posso parlare alle mie figlie per far capire che il papà va amato nonostante i sui errori, ma i suoi errori vanno riconosciuti e non possono essere giustificati e non devono assolutamente essere considerati una prassi normale? Vorrei evitare infatti che le mie figlie un domani si apprestino a creare una famiglia pensando che è normale sposarsi, fare figli e poi separarsi e riunirsi con altre persone costringendo i figli a sopportare le relative conseguenze… Attendo una sua gentile risposta, in quanto sento forte il bisogno di avere un aiuto per educare correttamente le mie figlie, nella Verità.
Grazie V.


Carissima V.,
ti domando scusa anzitutto per il forte ritardo con cui ti rispondo.

1. Certamente le figlie avvertono qualche a disagio a motivo della famiglia divisa perché il loro padre non vive insieme con la loro madre.
Il disagio si accresce indubbiamente quando devono a stare insieme con una donna che forse, e magari anche senza forse, è stata la causa della separazione dei genitori e della loro sofferenza.

2. Credo che la cosa migliore e più educativa per le tue figlie sia quella di dire tutta la verità.
E anzitutto di ammettere che da parte tua e da parte del loro padre c’è stato un errore di partenza: lo sposalizio solo civile.
Sottrarsi al matrimonio sacramento è la stessa cosa che sottrarsi a molti aiuti che vengono da Dio.

3. Gli aiuti che vengono da Dio sono questi:
1- i coniugi con la grazia sacramentale “vengono corroborati e quasi consacrati” (Gaudium et spes 48), e cioè ricevono una forza nuova per amarsi l’un l’altro come Dio ama l’uomo e Cristo ama la Chiesa;
2- i coniugi con la grazia sacramentale “si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale” (Lumen gentium 11);
3- i coniugi con la grazia sacramentale sono accompagnati da una benedizione o grazia particolare, quella per la quale “come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un patto d’amore e di fedeltà, così, ora, il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio” (Gaudium et spes 48);
4- con la grazia del sacramento i coniugi “aprono a sé i tesori della grazia sacramentale, ove attingere le forze soprannaturali occorrenti ad adempiere le proprie parti ed i propri doveri fedelmente, santamente, con perseveranza fino alla morte” (Casti connubii 42).
5- la grazia del sacramento “conferisce il diritto all’aiuto attuale della grazia ogni qualvolta che ne abbiano bisogno per adempiere agli obblighi di questo stato” (Casti connubii 43).

4. Sicché il primo insegnamento che devi dare è quello di non ripetere il vostro errore e che siano ben persuasi che “se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Sal 127,1).
E che “se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella” (Ib.). Vale a dire che se il Signore non vigila sull’unità del matrimonio i coniugi da soli non ce la fanno.

5. Devi anche dire “per far fede costantemente agli impegni della vocazione cristiana del matrimonio e della famiglia si richiede una virtù fuori dal comune” (Gaudium et spes 49) e che questa forza viene data dal Signore attraverso i Sacramenti, la preghiera,  lo spirito di sacrificio e l’esercizio delle virtù.

6. Dopo aver convinto di questo le tue figlie devi passare a dire che non si può diventare padri e madri fuori del matrimonio, perché una sana educazione dei figli richiede la presenza simultanea dei loro genitori.
Tu, a dire il vero, ti eri sposata civilmente col padre delle tue figlie.
Ma secondo la Chiesa quel matrimonio era nullo, perché non era celebrato nel Signore e pertanto rimaneva privo di beni importantissimi dei quali non potevate fare a meno.

7. Devi anche ricordare alle tue figlie che il matrimonio per sua natura richiede l’indissolubilità del vincolo perché nel consenso coniugale gli sposi si consegnano totalmente l’uno all’altro, sicché in essi non rimane alcun appiglio per revocare il dono fatto.
Si sono espropriati per essere definitivamente ed eternamente l’uno dell’altro.
Anche qualora andassero a vivere con un altro uomo o un’altra donna, quell’uomo o quella donna non diverrebbero mai marito o moglie, perché davanti a Dio rimane intatta l’appartenenza precedente che è irrevocabile.

8. Sono persuaso che le tue figlie comprenderanno la verità di quanto ti ho detto perché corrisponde a ciò desiderano nel profondo del loro cuore.

9. Tuttavia non basta sapere le cose per evitare gli errori.
È sempre necessario anche l’esercizio delle virtù.
E queste non si possono possedere con una certa pienezza se non ci si fida più di Dio che di se stessi, senza il suo aiuto costante da attingere nei Sacramenti e nella preghiera, e senza quella protezione della grazia santificante che neutralizza le incursioni di colui il cui nome significa “divisore” (satana significa divisore) e che fa di tutto per dividere.
Insisti pertanto perché tendano alla santità di vita.
È qui che si trova il segreto della buona riuscita in tutto.

Assicuro per te e per le tue carissime figlie la mia preghiera e vi benedico.
Padre Angelo