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Gentile Padre,
da poco tempo è mancato il mio adorato papà. La cosa che mi chiedo è perchè Dio non permette ai nostri cari defunti di interagire con noi. Perchè loro “spariscono” e non vi è più alcuna possibilità di parlare con loro. So che lo spiritismo e tutti i metodi per comunicare con i defunti sono cose peccaminose che infrangono il primo comandamento, che se non sono opera di imbroglioni è il diavolo che inganna, ma perchè Dio non permette un canale più sicuro?
Spesso parlo con il mio papà e mi sembra quasi di ricevere risposte… non sono una bambina e a dire queste cose mi vergogno ma, ricordandomi ciò che Padre Pio diceva sugli Angeli Custodi, a volte incarico il mio Angelo Custode di portare messaggi a mio padre, proprio perchè, in quanto Angelo ha la possibilità di fare da ponte tra me e il Cielo. I messaggi contengono solo frasi di affetto e nulla di più….
Inoltre, essendo stato mio padre un uomo onesto, sia nel matrimonio e la famiglia che con la società, ho pensato di credere che si trovi in Paradiso, è presunzione questa?
Mi perdoni tutti questi ragionamenti, ma davvero soffro per la mancanza di mio papà.
Cordiali saluti.
S.
Carissima S.,
1. mi scrivi: perché Dio non permette ai nostri cari defunti di interagire con noi?
Anzi: perché non permette di mettersi in comunione con loro attraverso un mezzo più sicuro di quello dello spiritismo, dove si mescolano facilmente azioni del diavolo e di imbroglioni.
2. Ebbene la risposta è che Dio vuole che noi interagiamo con i nostri morti proprio nella maniera più sicura.
E per questo ci offre mezzi sicurissimi che ci permettono di entrare in comunione con loro.
3. La maniera più sicura non è quella di vederli o di sentirli perché sappiamo bene che i demoni possono fare tutto questo.
Senonché i demoni sono menzogneri e per questo non possiamo essere per niente sicuri.
4. La nostra fede in Cristo non si basa su quello che vediamo o sentiamo.
Eppure nonostante questo è certissima.
Essa si basa sull’azione di Dio dentro di noi.
S. Giovanni dice che “chi crede, ha la testimonianza di Dio dentro di sé” (1 Gv 3,10).
Così la nostra fede non è “fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1 Cor 2,5).
Che cosa c’è di più certo di questo?
5. Si tratta di una certezza non umana, ma divina e soprannaturale.
È una certezza che ha dato ai martiri la forza di versare addirittura il sangue per ciò che credevano. Di queste realtà erano più certi che di se stessi.
Scrive S. Giovanni d’Avila, dottore della Chiesa: “La fede che Dio infonde si poggia sulla verità divina, e fa credere ben più fermamente che non vedendo con i propri occhi e toccando con le proprie mani, e con certezza maggiore della nozione che quattro è più di tre, o altre cose consimili, le quali sono viste dall’intelletto con tale chiarezza da non avere la minima esitazione e da non poterne dubitare anche se volesse” (Audi, filia, c. 43).
6. Questa certezza abbraccia tutte le verità di fede, anche quelle sulla nostra comunione con i Santi e con le anime del purgatorio.
Anche a queste verità si applica quanto si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica:
“La fede è certa, più certa di ogni conoscenza umana, perché si fonda sulla Parola stessa di Dio, il quale non può mentire.
Indubbiamente, le verità rivelate possono sembrare oscure alla ragione e all’esperienza umana, ma «la certezza data dalla luce divina è più grande di quella offerta dalla luce della ragione naturale» (s. tommaso, Somma Teologica, II-II, 171, 5, ad 3). «Diecimila difficoltà non fanno un solo dubbio» (j. h. newman, Apologia pro vita sua)” (CCC 157).
7. C’è dunque un’intercomunione tra noi e loro.
I Santi ascoltano le nostre preghiere e si fanno intercessori.
Se abbiamo un animo ben disposto e se chiediamo cose utili per la nostra santificazione non facciamo fatica a vederne il riscontro.
Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica, riprendendo un’affermazione del Concilio Vaticano II (LG 49), dice che “l’unione… di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni spirituali” (CCC 955).
Per esserne persuasi basta farne l’esperienza e passare dalle parole ai fatti.
8. La stessa cosa vale anche per le anime Sante del Purgatorio: “La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore” (CCC 958).
Certo, non abbiamo l’esperienza che deriva dal vedere, dal toccare e dal sentire. In altre parole non si tratta di un’esperienza sensibile, e cioè visiva, uditiva e tattile.
Ma si tratta di un’esperienza ancora più alta, più sicura e più forte.
Se non abbiamo la certezza che si trovano in Paradiso, all’inferno o in Purgatorio, abbiamo tuttavia la certezza che in Cristo nulla viene perso e che la preghiera e i suffragi che facciamo ridondano sempre e certissimamente a nostro beneficio e che comunque una risposta ci viene sempre data. Basta avere l’udito spirituale.
Con la speranza che tu possa continuare a vivere il legame con il tuo carissimo babbo in maniera ancor più solida di quanto non l’avessi quand’era di qua ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo