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Quesito

Buongiorno egregio Padre. Sono Michelangelo,
2) Da parecchio ho sempre cercato di fare apologia senza cambiare la realtà dei fatti sulla storia della Chiesa e la mia domanda questa volta riguarda lo scandalo della vendita delle indulgenze promotrice della Riforma protestante o almeno, è ciò che si evince dai testi scolastici. Esattamente cos’erano le indulgenze al tempo di Lutero? Cosa sono oggi? Perché egli le ritenne motivo di corruzione della Chiesa? È vero che fraintese un documento di Papa Leone X? Cosa c’entrano la vendita delle indulgenze con la costruzione della Cupola di San Pietro?

Spero che possa rispondere a tutte le mie domande sia del primo che del secondo punto in maniera approfondita, buona giornata e grazie del suo tempo Padre.   


Risposta del sacerdote

Caro Michelangelo,
1. la dottrina delle indulgenze appartiene alla fede della Chiesa cattolica. Essa poggia sul fatto indiscutibile della comunione dei santi: vale a dire che i meriti degli uni vanno a beneficio non soltanto di chi se li è procurati, ma anche di tutta la Chiesa, nel medesimo modo in cui un membro del corpo non vive solo per se stesso ma per il bene di tutto l’organismo.

2. Nella Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina il santo Papa Paolo VI scrive: “Regna tra gli uomini, per arcano e benigno mistero della divina volontà, una solidarietà soprannaturale, per cui il peccato di uno nuoce anche agli altri, così come la santità di uno apporta beneficio agli altri.
In tal modo i fedeli cristiani si prestano vicendevolmente degli aiuti per conseguire il loro fine soprannaturale.
Una testimonianza di questa solidarietà si manifesta nello stesso Adamo, il peccato del quale passa per propagazione in tutti gli uomini.
Ma di questa solidarietà soprannaturale maggiore e più perfetto principio, fondamento ed esemplare è lo stesso Cristo, nella cui comunione Dio ci ha chiamato.
Cristo, infatti, il quale non commise peccato, patì per noi, fu ferito per le nostre iniquità, schiacciato per i nostri delitti….
Seguendo le orme di Cristo, i fedeli cristiani sempre si sono sforzati di aiutarsi vicendevolmente nella via che va al Padre celeste, mediante la preghiera, lo scambio di beni spirituali e la espiazione penitenziale; quanto più poi erano presi dal fervore della carità, tanto maggiormente imitavano Cristo sofferente, portando la propria croce in espiazione dei propri e degli altrui peccati, persuasi di poter aiutare i loro fratelli, presso Dio, padre delle misericordie, a conseguire la propria salute.
È questo l’antichissimo dogma della comunione dei santi, mediante il quale la vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona.
Così si configura il tesoro della Chiesa. Esso, infatti, non è da immaginarsi come una somma di beni materiali, accumulati nel corso dei secoli, ma come il valore infinito ed inesauribile, che presso Dio hanno le espiazioni e i meriti di Cristo Signore, offerti perché tutta l’umanità fosse liberata dal peccato e pervenisse alla comunione con il Padre; è lo stesso Cristo Redentore, in cui sono e vivono le soddisfazioni e i meriti della sua redenzione.
Appartiene inoltre a questo tesoro il valore veramente immenso, incommensurabile e sempre nuovo che presso Dio hanno le preghiere e le buone opere della beata Vergine Maria e di tutti i Santi, i quali, seguendo le orme di Cristo Signore per grazia sua, hanno santificato la loro vita e condotto a compimento la missione affidata loro dal Padre; in tal in tal modo, realizzando la loro salvezza, hanno anche cooperato alla salvezza dei propri fratelli nell’unità del corpo mistico” (nn. 4.5)

3. Fatta questa premessa, va ricordato che i papi Giulio II nel 1507 e Leone X nel 1514 avevano concesso l’indulgenza plenaria a tutti coloro che avrebbero cooperato attraverso l’elemosina a finanziare le spese per la costruzione della nuova basilica di San Pietro in Roma.
Nessuno era costretto a fare l’elemosina per prendere le indulgenze. Si trattava infatti di un atto di carità, libero e spontaneo.
Poteva prendere questa indulgenza ogni fedele che, confessato e comunicato, avesse offerto un’elemosina per il compimento di questa grande opera. Si trattava infine di un’elemosina, di un atto di carità.

4. In questa vicenda vi fu tuttavia un aspetto meno bello, ed è questo.
Il ricavato delle elemosine dei fedeli per metà andava alla fabbrica di San Pietro (fin qui nulla di male) e l’altra metà veniva rilasciata all’arcivescovo per dargli modo di pagare alcuni suoi debiti verso la curia romana e di estinguere un debito di 29.000 fiorini contratto presso i banchieri Fugger di Augusta.
Come si vede accanto ad un’opera buona, ne è stata aggiunta una più discutibile che ha fatto crescere un’antipatia verso le indulgenze che diventavano così motivo di abusi e di scandali…

5. L’errore di Lutero è stato quello di buttare via il bambino insieme con l’acqua sporca. Doveva infatti ricordare la bontà intrinseca e santificante dell’indulgenze e nello stesso tempo doveva combattere contro chi le patrocinava per dei dubbi fini.
L’espressione vendita delle indulgenze non è corretta. L’indulgenza veniva data a chi offriva l’elemosina.
Forse nel patrocinare le indulgenze si dimenticava che la sola elemosina non costituisce l’elemento più importante, ma che insieme all’elemosina l’atto principale doveva essere segnato dalla confessione, e cioè dal cambiamento di vita, e dalla Santa Comunione, come impegno evidente nella via della santificazione.

6. Concludendo mi piace ricordare che a Santa Teresa d’Avila, tra tutte le opere che compiva, dava preferenza a quelle indulgenziate per cooperare maggiormente al bene e al rinnovamento delle altre membra del Corpo mistico di Cristo.

Con l’augurio che anche tu, al posto di Lutero, possa imitare Santa Teresa d’Avila (avresti solo da guadagnare enormemente per la vita presente e per quella futura!) ti accompagno con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo