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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo …e ho … anni. Io e la mia ragazza abbiamo terminato da poco il corso prematrimoniale.
Lei crede in Dio da molto più tempo di me, io circa da un anno e mezzo.
C’è un problema concreto che mi fa soffrire: c’è l’intenzione di vivere il fidanzamento in castità ma, mentre io (per grazia di Dio, non certo per mio merito) riesco a resistere oltre quello che avrei mai potuto pensare, lei invece ha bisogno di "dimostrazioni d’amore" fisiche (rapporto completo oppure che io ceda nel ricevere e/o dare sesso orale) che la facciano sentire desiderata, perchè altrimenti ha paura che lei non mi piaccia.
Mi provoca molto spesso e piuttosto pesantemente.
Cerco in tutti i modi di farle capire che non è una manifestazione d’amore quella in questo nostro periodo di fidanzamento, perchè non è ancora un legame indissolubile consacrato agli occhi di Dio e che la mia manifestazione d’amore è quella di resistere alla tentazione della carne, di non godere di un corpo che non forma ancora una carne sola con la mia, per rispetto. A volte però mi capita di diventare un pò troppo "dottore della legge" con lei e di cadere in giudizio.
Quando capita ciò, piuttosto obtorto collo, mi concedo…ma sento di non aver fatto il bene…
Voglio amare l’altra persona così com’è e "morire" per l’altro…ma allo stesso tempo non voglio che ciò vada contro i precetti del Signore.
1. Cosa mi consiglia?
2. Vado a Messa quasi tutti i giorni e mi confesso una volta alla settimana…quando capita di cadere, se non c’è la possibilità immediata di confessarsi, dovrei assistere alla S. Messa senza Eucaristia? Sono in peccato mortale e la Comunione sarebbe sacrilega?
3. C’è chi mi dice (alcuni sacerdoti) che devo andare incontro all’altro su questo e che il peccato mi serve per rimanere umile e chiedere sempre l’aiuto di Dio. A me sembra un pò una cosa del tipo "fai come ti pare, tanto Dio ti perdona". Mi sembra un pò banalizzare la Misericordia di Dio.
La ringrazio per l’attenzione


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sono contento che tu abbia intenzione di unirti presto alla tua ragazza in Cristo nel Sacramento del matrimonio.
In quel momento il Signore attuerà una trasformazione dentro il vostro cuore: non apparterrete più a voi stessi, diventerete una famiglia, una comunione di persone che vivono l’una con l’altra, anzi, l’una per l’altra.
E vi sarà data la capacità di amarvi l’un l’altro con l’onnipotenza dei meriti di Gesù e con l’onnipotenza del suo amore.

2. Perché questo si realizzi si richiede un contesto di amore vero.
Ora la tua ragazza in particolare ha bisogno di imparare ad amarti in maniera più vera, e cioè pura.
Chiedendo le prestazioni di cui mi dici e sapendo che queste ti dispiacciono perché degradano la persona a oggetto di consumo e offendono il Signore, di fatto mostra quanto la nostra capacità di amare abbia bisogno di essere costantemente difesa.
Senza accorgersene la tua ragazza in quei momenti ama solo se stessa e si ama in maniera sbagliata perché si imprigiona sempre più nella concupiscenza della carne, dalla quale è difficile evadere.

3. Eppure tu, decidendo di sposarti con lei, hai bisogno di una donna che non viva per se stessa, ma viva con te e viva per te.
Cosa che del resto vuoi fare anche tu: vivere con lei e vivere per lei.
Ora perché queste non siano parole vuote è necessario saper padroneggiare i propri istinti.
Amare significa anche questo.
Abbandonarsi agli istinti è la stessa cosa che rendersi loro servi e diventare simili agli animali, che nei giorni dell’estro sono assaliti da bisogni incontenibili.
Ma gli animali non pattuiscono con nessuno di vivere con l’altro e per l’altro.

4. Ugualmente hai bisogno di una donna che sia capace di amare i figli che il Signore vi darà vivendo con loro e vivendo per loro.

5. Ma questo non è possibile senza la virtù della castità, senza il dominio dell’istinto, senza un’ascesi.
Questa disciplina esige un continuo sforzo.
Essa aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, e approfondisce il loro senso di responsabilità nel compimento dei loro doveri.
Tutte le parole messe in corsivo si trovano al n. 21 dell’Enciclica Humane vitae.
L’amore tra i fidanzanti e anche tra i coniugi per conservarsi e rendersi sempre più capace di santificare se stessi e coloro che il Signore ci ha affidati ha bisogno di castità, di dominio dell’istinto, di ascesi, di disciplina, di continuo sforzo, di bandire l’egoismo, nemico del vero amore.
Purtroppo queste parole sembrano essere svanite dal nostro vocabolario e purtroppo anche dall’interno della Chiesa.
Ma sono le più vere e le più necessarie.

6. Mi dici che alcuni sacerdoti ti avrebbero detto di andare incontro alle richieste della tua ragazza e che il peccato ti servirebbe per rimanere umile e chiedere sempre l’aiuto di Dio.
Dispiace vedere pastori che sembrano aver perso l’obiettivo del loro ministero.
Come è diverso il loro linguaggio da quello di Dio espresso attraverso la penna di San Paolo.
Vale la pena proporlo per intero: “Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più.
Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio;
che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito.
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione.
Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito” (1 Ts 4,1-8).

7. Alcuni sacerdoti purtroppo sembrano aver dimenticato in fretta quella che Giovanni Paolo II chiamava la misura alta della vita cristiana, la santità.
Hanno dimenticato le parole severe del Signore: “nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose” (1 Ts 4,6).

8. Pertanto ti esorto ad essere come ti vuole il Signore, con le medesime disposizioni d’animo con le quali vai a fare la santa Comunione perché “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato” (Sap 1,4).
E se ti capita di cadere e non hai la possibilità immediata di confessarsi, parteciperai al Santo Sacrificio della Messa, che tra l’altro è sacrificio perfetto di espiazione dei peccati, ma ti asterrai dal fare la Comunione perché la tua anima è ancora inquinata dal peccato.
Non sarebbe Comunione, come ha richiamato Giovanni Paolo II citando un passo di San Giovanni Crisostomo: “Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi” (Ecclesia de Eucharistia 36).
Per accostarsi alla santa Comunione è sempre necessario essere in grazia di Dio.
Nessun prete, nessun vescovo e nessun papa può dispensa da questo.
Nessuno ha un potere più grande della parola di Dio.

9. Sono contento che tu vada a Messa quasi tutti i giorni. Hai la possibilità di accostarti quotidianamente alla sorgente di ogni benedizione. Perché la Messa è proprio questo: la sorgente di ogni benedizione…
Sono contento anche ti confessi settimanalmente.
Continua così e prega il Signore che anche la tua futura moglie  riceva quotidianamente e settimanalmente queste inestimabili grazie.

Ti auguro una fruttuosa preparazione al matrimonio, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo