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Quesito
Caro padre Angelo,
le scrivo per confessarle un peccato di cui ho vergogna (giudico così imbarazzante la mia condotta che non so neppure se questo messaggio sia adatto alla pubblicazione).
Devo premettere che io e mia moglie – sposati da una decina di anni e genitori di due bambini – cerchiamo di seguire con scrupolo la dottrina cristiana, anche per quanto riguarda la nostra intimità. Proprio per non tradire il significato che Dio ha voluto attribuire al sesso, non ci serviamo di anticoncezionali, limitandoci ad avere rapporti sessuali nei giorni in cui mia moglie non è fertile. Questo nostro impegno, unito al fatto che spesso il ciclo mestruale di mia moglie è irregolare, ci impedisce di avere più di due rapporti sessuali al mese: appagarmi di un numero così scarso di rapporti – glielo confesso con imbarazzo – è per me molto difficile.
Con l’arrivo dell’estate, mia moglie si è recata al mare con i nostri bambini, che avevano bisogno di questo soggiorno per la loro salute: ammetto che ho vissuto con disagio questo periodo di solitudine, durante il quale avrei potuto avere un rapporto sessuale con mia moglie, essendo per lei periodo non fertile.
Dopo aver raggiunto la mia famiglia al mare, ho atteso con fatica che mia moglie entrasse nuovamente in un periodo non fertile; a quel punto le ho chiesto di avere un rapporto sessuale. Occupando un alloggio assai piccolo, io, mia moglie e i miei figli dormivamo nella stessa stanza: questo avrebbe imposto a me e mia moglie la necessità di chiuderci in bagno perché potessimo vivere la nostra intimità. Lei tuttavia si rifiutò, dicendo che avremmo rischiato di svegliare i bambini. Il suo «no» è stato per me durissimo.
Come lei sa, oggi purtroppo il pudore è un valore di pochissimi: sulla spiaggia capita spesso di vedere donne con il seno nudo, e questo non giova di certo a chi vuole mantenersi casto. Aggiunga che, per il gran caldo, mia moglie dormiva vestita solo dei suoi indumenti intimi. L’assidua visione di queste cose, unita alla prolungata astinenza, mi ha indotto a cedere: mi sono chiuso in bagno e mi sono macchiato di impurità (non lo facevo, davvero, da molto tempo).
Placato il desiderio, ho compreso il peccato che avevo compiuto non solo verso Dio, ma anche verso mia moglie, che avevo trattato come un oggetto di piacere, riservandole quello stesso disprezzo che avevo riservato verso quelle donne dal seno nudo, causa del mio turbamento; allo stesso tempo, però, cercavo di giustificarmi dicendo che lei avrebbe dovuto acconsentire al mio desiderio, che frenavo già da molto tempo, più di quanto mi fosse possibile.
Per un uomo della mia età (sono fra i trenta e i quaranta), è difficilissimo resistere alla tentazione. Non posso esigere che mia moglie, consapevole di ciò, mi renda più facile questa lotta con la tentazione, ricordando i suoi "doveri" di coniuge anche quando si impongono quelli importantissimi di madre? E non mi è lecito aggiungere che il dormirmi accanto quasi nuda senza concedersi è un atteggiamento che ricorda certe pratiche sadiche, e non di certo la bella intimità che dovrebbe esistere tra sposi cristiani?
Per questo le chiedo aiuto.
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissimo,
ti rispondo purtroppo solo oggi, perché solo oggi, all’affacciarsi di un’altra estate, sono giunto alla tua mail. Me ne dispiace e te ne domando scusa.
1. Il Signore forse ha permesso che tu cedessi ad un atto impuro perché in quel momento ti si aprissero gli occhi e tu potessi vedere dove ti aveva portato non tanto l’affetto verso tua moglie, ma la concupiscenza.
Purtroppo vivendo in mezzo a gente che banalizza del tutto la sessualità e che sente l’esigenza di “fare sesso” quasi fosse una necessità biologica, senza che te ne accorgessi lasciavi che prendesse sempre più spazio nella tua mente e nei tuoi desideri un modo di vedere la sessualità che non è secondo Dio.
2. Certamente con tua moglie cerchi e cercavi di essere fedele alla legge di Dio e di non alterare il suo disegno sulla sessualità e sull’amore umano.
Ma nel frattempo dimenticavi un’altra cosa: che non basta osservare la legge, ma è necessario mantenersi nell’orizzonte della purezza, della castità.
Lo aveva ricordato anche il Concilio Vaticano II allorché scrisse: “Quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale” (Gaudium et spes 51).
Allora perché l’amore coniugale si mantenga in “un contesto di vero amore” va “coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale”.
Ecco: è questa virtù della castità che Forse ti sei dimenticato di coltivare con sincero animo, e cioè con impegno e generosità, la virtù della castità coniugale.
Certamente la spiaggia con i seni nudi mostrati a tutti non favorisce un clima di castità. È come se si volesse provare refrigerio passando su carbone ardenti. È difficile e quasi impossibile, a meno che uno si munisca di sistemi di protezione.
A questo che eri chiamato, seppure in situazioni difficilissime.
2. Ora che cosa si deve fare per coltivare la castità, compresa quella coniugale?
Mi piace ricordare alcuni strumenti indicati da San Tommaso, tra i quali primeggia la lettura della parola di Dio e il tenere la propria mente popolata da pensieri buoni.
Ecco le sue testuali parole:
“Il primo e principale rimedio è quello di tenere la mente occupata nella contemplazione delle cose divine e nell’orazione. Per questo l’Apostolo dice: “Non ubriacatevi di vino, nel quale vi è lussuria; ma riempitevi di Spirito Santo, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali” (Ef 5,18), e questo sembra riguardare la contemplazione; “cantando e salmeggiando al Signore nei vostri cuori”, e questo sembra riguardare la preghiera. La stessa cosa dice il Signore attraverso il Profeta: “Con la mia lode ti frenerò per non annientarti” (Is 48,9). La lode divina infatti è un certo freno perché frena l’anima dalla rovina del peccato”.
Potrei dire con altre parole che anche quando sei in vacanza e anche al mare non devi mai disattendere il fine cui sei chiamato: la santificazione. E che dappertutto devi vivere con i pensieri e i sentimenti di Cristo.
3. “Il secondo rimedio – dice San Tommaso – è lo studio della Scrittura, secondo quanto scrive Girolamo al Monaco Rustico: “Ama gli studi della Scrittura e non amerai i vizi della carne”. Perciò l’Apostolo avendo detto: “Sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza” (1 Tm 4,12) subito aggiunge: “Fino al mio arrivo dedicati alla lettura”.
È proprio la lettura della parola di Dio, di qualche opera spirituale o anche di qualche vita di santi che popola la nostra mentre di altri pensieri, ne fa sentire nostalgia e suscita il desiderio dell’imitazione e anche di un colloquio continuo col Signore.
4. “Il terzo rimedio – continua San Tommaso – consiste nell’occupare l’animo con alcuni buoni pensieri. Per questo il Crisostomo dice che la rimozione delle facoltà generative non comprime le tentazioni e non causa la quiete quanto il freno del pensiero (Super Matth.).
Perciò l’Apostolo dice: “In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4,8).
5. Come vedi, l’anno scorso, ti mancava questo corredo interiore, mentre il tuo avversario e anche la concupiscenza della carne – favoriti da tante situazioni – facevano la loro parte.
Sicché sono sempre perennemente attuali le parole dello Spirito Santo espresse attraverso San Pietro: “Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1 Pt 5,8-9).
6. Nell’ultima tua frase scrivi: “Per un uomo della mia età (sono fra i trenta e i quaranta), è difficilissimo resistere alla tentazione. Non posso esigere che mia moglie, consapevole di ciò, mi renda più facile questa lotta con la tentazione, ricordando i suoi "doveri" di coniuge anche quando si impongono quelli importantissimi di madre?”.
Ripeto: è difficile, e anzi diventa difficilissimo se non addirittura impossibile, se non si è interiormente difesi.
Inoltre la moglie non viene data da Dio per soddisfare se stessi.
Quel gesto di intimità coniugale deve essere sempre un gesto di vero amore, di vera donazione.
E questa donazione talvolta può esigere anche per il bene dei figli che per qualche tempo uno rinneghi se stesso, proprio abbiamo sentito al termine del Vangelo di ieri: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).
7. Mi dici che sei stato ferito dalla risposta dura di tua moglie.
Tuttavia, proprio nell’umiliazione della concupiscenza della carne, puoi essere fiero di aver ricevuto in dono una tale moglie e una tale madre per i tuoi figli.
Ecco, con questi pensieri nella tua mente avresti vissuto un’estate più serena e più santa.
Ti ringrazio per l’umiltà con la quale hai voluto manifestare il tuo disagio, che però mi ha fornito l’occasione di ricordare il grande valore della purezza e della castità.
Ti ricordo al Signore e con te ricordo tutta la tua famiglia.
Vi benedico.
Padre Angelo