Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
Caro padre,
ho un dubbio. E’ possibile rispondere dei peccati che si commettono non tanto nel sonno, quanto nel dormiveglia?
Sono una ragazza di 27 anni, non sono fidanzata e cerco di mantenermi casta anche nel mio stare sola; ma sono consapevole di essere circondata da una serie di sollecitazioni e di avere dei bisogni che, se riesco a controllare da sveglia, a volte si prendono la rivincita quando la mia volontà è obnubilata dal sonno.
Le ripeto, non si tratta solo di sogni: di quelli non mi sentirei responsabile. E’ che quando sto per svegliarmi, tra il sonno e la veglia, tutto sembra così relativo, il peccato una tale sciocchezza, che un po’ mi lascio andare. Il tempo di riaprire gli occhi e mi prenderei a schiaffi, perchè a quel punto non so più nemmeno io quanto c’è stato di volontario, di imprudente, o se il fatto di essere mezza addormentata è una scusa che adduco alla mia coscienza per fare i miei comodi e per non sentirmi troppo colpevole.
Mi può aiutare?
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissima,
mi complimento per la chiarezza con cui hai esposto al tuo problema.
E cercherò anch’io di risponderti con altrettanta chiarezza.
1. Tu sai che per commettere un peccato grave occorrono tre condizioni: la materia grave, la piena avvertenza della mente e il deliberato consenso della volontà.
Nel tuo caso la materia grave c’è. Ma non c’è la piena avvertenza della mente e il deliberato consenso della volontà.
2. Per piena avvertenza della mente si intendono due cose: primo che uno sia così padrone del suo atto, che come lo ha iniziato, così lo sospende quando vuole.
Ebbene, in un trattato di teologia morale leggo: “è piena quell’avvertenza per la quale l’uomo capace dell’uso di ragione è consapevole in maniera perfetta di quello che sta facendo.
Si dice semipiena quell’avvertenza nella quale per qualche ostacolo la mente non ha piena consapevolezza dell’atto o della sua moralità. Ad esempio le azioni che vengono compiute nel dormiveglia avvengono di solito con avvertenza semipiena” (d. prümmer, Manuale theologiae moralis, I, 36).
3. Inoltre i moralisti distinguono in ordine alla consapevolezza dell’atto tre tipi di azioni:
– vi sono azioni che precedono del tutto la consapevolezza: possono essere fantasie o sensazioni che possono prendere una persona prima ancora che questa si accorga di ciò che sta fantasticando o sentendo. I moralisti chiamano questi atti “primo-primi”, in quanto vengono posti prima di ogni deliberazione e sono del tutto involontari.
– Vi sono azioni che procedono da una qualche deliberazione (dormiveglia), ma non sono pienamente deliberati e imputabili. Sono chiamati atti “secundo primi”.
– Infine vi sono gli atti “secondi”, cioè quelli che procedono da sufficiente conoscenza e deliberazione. Di essi la persona è perfettamente signora e le sono imputabili (cfr. ancora d. prümmer, Manuale theologiae moralis, I, 38).
4. Circa il deliberato consenso della volontà: può essere perfetto o imperfetto.
Si dice perfetto quello che procede da una perfetta ed esplicita conoscenza del fine.
È invece imperfetto quello che nasce da imperfetta conoscenza del fine, come avviene ad esempio in tutti gli atti secundo-primi, come gli atti di dormiveglia…
In conclusione: puoi stare tranquilla in coscienza.
Magari la sera precedente affida il tuo sonno alla protezione celeste, perché nulla venga a turbarti.
Ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo