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Quesito

Caro Padre Angelo,
mia moglie non vuole saperne dei metodi naturali e mi costringe ad usare il preservativo.
Mia moglie non è una cattiva donna, non è atea, ma raramente viene alla messa, e purtroppo ha una mentalità estranea alla Chiesa, al Magistero, alla ricerca della Verità; certe cose non le capisce, anche se gliele spieghi le capisce al contrario.
La mia conversione, iniziata poco prima del matrimonio, si è completata ed ha preso consapevolezza dopo che ci eravamo sposati, ed è per questo che mi trovo in questa situazione. Se oggi fossi ancora scapolo sicuramente mi sposerei solo con una persona che ha fede in Gesù e nel Magistero della Chiesa.
Dopo che ho usato il preservativo mi sento male. Dopo che ho peccato sono peggiore, sono più nervoso, più pigro, più distratto nella preghiera, ecc…
Qualche giorno fa mia moglie mi ha detto che ha intenzione di lasciarmi, che gli dispiace molto per i bambini, ma non ha altra scelta.
Allora ho ceduto a prendere il preservativo per accontentarla  e  come per incanto tutto si è sistemato, lei è tornata ad essere tranquilla ed affettuosa, io mi ritrovo a fingere di essere contento.
Penso di agire come uno al quale si fa violenza sessuale. Subisco.
Però non mi sento ugualmente tranquillo in coscienza e preferisco confessarmi.
Caro Padre Angelo, non so se sto facendo le cose giuste, se sto pensando le cose giuste, ho bisogno di una sua opinione.
La ringrazio per tutto.
Un visitatore del sito.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. in questi giorni, pensando ad una coppia bellissima con due bambini che si sta sfaldando perché lui si è infatuato di un’altra (a sua volta accompagnata e con un bambino), ho ripensato alla profezia della Beata Caterina Emmerick: Dio avrebbe permesso a satana di scatenarsi nella seconda metà del secolo XX. La Emmerick è morta all’inizio del sec. XIX.
Satana significa “divisore”. Ho l’impressione che la sua parte la stia facendo bene, purtroppo.
La cosa più necessaria in questi momenti è la vigilanza, che è una forma particolare di prudenza.

2. Da quanto mi scrivi, vedo che in tua moglie si verificano le conseguenze tipiche della mentalità contraccettiva: il disporre del proprio corpo e della propria sessualità come se fossero realtà che ci appartengono in esclusiva. È la mentalità femminista (e non solo) degli anni ’70 che per le strade gridava: il corpo è mio e ne faccio quello che voglio io.
Una mentalità agli antipodi di quella cristiana, che ci fa vedere nel corpo una realtà imprestata, un dono del Signore per raggiungere obiettivi molto alti, che in una parola si chiamano santità.
A dire il vero non sarebbe necessario scomodare la fede per capire che il corpo è una realtà imprestata. Ecco le motivazioni:
ci è stato dato,
è stato fatto secondo regole meravigliose (“mi hai fatto come un prodigio”!),
ci viene dato istante per istante dalla benevolenza del Creatore,
ci può essere tolto in qualsiasi momento.

3. Nella mentalità contraccettiva il rapporto sessuale viene vissuto in una prospettiva egocentrica: anziché essere un gesto di amore, e cioè un dono (dunque, un far contento l’altro), è percepito riduttivamente come un atto di godimento personale.
Se una persona volesse veramente bene all’altra, sarebbe ben aperta alle sue esigenze.
Invece tua moglie (scusami la durezza dell’espressione) non teme di umiliarti, di dirti che sta insieme solo per i figli, o addirittura che tutto è finito.
Non teme di umiliarti costringendoti a usare il preservativo. Perché non si chiede come mai tanti uomini non vogliono usarlo? Non è solo questione di diminuzione di libido (alla quale pure tu rinunci per il bene di lei), ma soprattutto di dignità perduta. È un’avvilente manipolazione del proprio corpo, che viene ridotto al rango di oggetto in vista del piacere.
Per lei tutto sembra concludersi qui.
Per te, invece, c’è dell’altro.
C’è anzitutto la volontà che il tuo corpo e quello di tua moglie non vengano profanati;
che l’amore tra le persone non ceda alla tentazione della sensualità.
C’è soprattutto la volontà di camminare in comunione col Signore e di tendere alla santità.

4. Non dico questo per calcare la mano. Tu stesso mi dici che tua moglie ha tante qualità.
Io intendo solo sottolineare le conseguenze della contraccezione.
Ad esempio non mi stupisce che vada a Messa solo qualche volta.
Perché sotto c’è la stessa mentalità che segue al principio: il corpo è mio e ne faccio quello che voglio io. Adesso direbbe: il tempo è mio e ne faccio quello che voglio io. Pertanto a Messa ci vado solo quando ne sento il bisogno.
Anche qui compare la mentalità egocentrica: ci si relaziona con Dio per avere qualcosa da Lui. Non ci interessa adorarlo, dargli il nostro amore e il nostro grazie, ascoltare la sua Parola, ricevere la sua Vita, che vale immensamente di più di tutti i doni che ci fa.
In una parola, non ci interessa la comunione di vita con Lui, ma solo i suoi benefici.
Ugualmente sotto c’è il principio che mette tutta l’esistenza alla ricerca del proprio io.

5. Adesso vengo ai tuoi problemi di coscienza.
Capisco la sofferenza che provi nell’andare contro la legge di Dio.
Mi scrivi che il peccare ti fa stare male e che poi ti senti peggiore, più nervoso, più pigro, più distratto nella preghiera, ecc…
Sono convintissimo di tutto questo. Come diceva Giovanni Paolo II, il peccato è sempre un atto suicida  e si rivolta contro colui che lo compie con una oscura e potente forza di distruzione (Reconciliatio et paenitentia, 17).
Ancora: il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che la castità libera l’amore umano dall’egoismo e dall’aggressività.
Diventi aggressivo tu e tua moglie lo diventa ancora di più e inavvertitamente.
Sono convinto che tua moglie sia così aggressiva con te, al punto da minacciare lo sfascio della famiglia, a motivo della chiusura e aggressività di fondo.
La gioia vera c’è solo nel dono, che comporta il rinnegamento dei propri capricci per amore dell’altro. E questo rinnegamento dà una calma straordinaria alla nostra anima.

6. Capisco la situazione contraddittoria in cui ti trovi: da un parte non vuoi assolutamente commettere un peccato e dall’altra ti senti costretto ad agire così a motivo delle minacce di tua moglie. Certamente si tratta di una violenza morale.
Mi dici che ti comporti come uno al quale si fa violenza sessuale.
Tuttavia la tua non è semplicemente una violenza subita. Infatti mentre una donna che viene “usata e abusata” da un’altra persona o anche dal marito stesso può subire tutto senza collaborazione, tu invece – sebbene moralmente costretto – compi positivamente un’azione ingiuriosa nei confronti del Creatore: l’uso del preservativo. Questa è un’azione tutta tua.
La tua intenzione è buona, certamente. Ma non buona un’azione che è intrinsecamente cattiva.
Pertanto, sebbene in te la colpevolezza possa essere diminuita, tuttavia fai bene a confessarti, a passare per la porta stretta e ricevere tutti i benefici della Confessione.

7. Intanto continua a chiedere al Signore grazia di poter fare sempre la sua volontà, e soprattutto chiedigli la grazia di toccare il cuore di tua moglie.
Non occorre che mi dilunghi su questo. Sono persuaso che il Signore ti invita a scoprire tutti gli accorgimenti per ottenere questo beneficio, che senza dubbio è uno degli obiettivi primari della vita cristiana e del tuo matrimonio.
Infine vorrei dirti che il Signore sta lavorando bene in te. Anche la consapevolezza dei disagi e dello sconforto che provi dopo il peccato è una bella grazia.
Per parte mia, se continui così, sono convinto che il Signore prima o poi ti darà la grazia del conversione della moglie.

Anche per questa intenzione ti sono vicino con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo