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Quesito

Caro Padre Angelo,
per grazia di Dio ho di nuovo aperto il mio cuore alla fede, e seppure mi porti ancora dietro certe incostanze caratteriali, sono deciso a percorrere per intero la strada che il Signore ha voluto indicarmi; ho scoperto da poco anche questo sito e ritengo un grande privilegio potermi rivolgere a una persona di così salda fede e sicura dottrina. Le chiedo, ringraziandola anticipatamente della risposta, un consiglio.
Avverto il bisogno, nel mio dialogo con Dio (quello "intimo", che ricerco circa due volte al giorno), di dare completezza e ordine alla mia preghiera: se una preghiera si giudica dai frutti, credo sinceramente di poter fare meglio, ma ho bisogno di un aiuto. Chiedo a lei: come disporre, in un "dialogo" di circa 9-10 minuti, i diversi "tipi" di preghiera (di ringraziamento e lode, di richiesta di grazia e di supplica, di domanda "materiale", di "confidenza amicale" ecc.), e in che modo alternare le "formule" (come il Padre Nostro) alle parole spontanee. 
Enzo


Risposta del sacerdote

Caro Enzo,
1. sono contento che abbia aperto di nuovo il tuo cuore alla fede.
Ad essere precisi, tu hai risposto alla chiamata del Signore perché la fede è un’azione che Dio compie nei nostri confronti.
La Sacra Scrittura ce lo conferma in maniera esplicita. Negli Atti degli Apostoli si legge che a Filippi “c’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo” (At 16,14).
Dio non ha fatto violenza a Lidia, ma le ha dato la forza di aderire. Lei ha acconsentito e l’adesione è stata un suo atto personale. Ma questo atto è stato sollecitato, accompagnato e confortato dalla grazia.
Così all’apertura del tuo cuore alla fede, c’è da dire nel vero senso della parola “Deo gratias!”.

2. Sono contento anche tu abbia iniziato ad alimentare la tua fede e cioè la tua vita spirituale con due momenti della giornata di 9-10 minuti.
La fede non sta in piedi da sola, ha bisogno di essere nutrita, sostenuta, come avviene per il tuo corpo.
Sono sicuro che per te questi momenti sono attesi e che non li senti come un peso.
Penso che la tua vita spirituale abbia raggiunto quel minimo di robustezza per cui senti che lo stare col Signore non è una condanna, ma un’esigenza del cuore, come quella del pesce di stare nell’acqua.
Continua dunque così.

3. Venendo adesso alla tua domanda specifica, c’è una preghiera che ti fa compiere senza che tu te ne accorga tutte e quattro le finalità della nostra preghiera: adorazione, rendimento di grazie, richiesta di perdono e di grazie.
Questa preghiera è il Rosario.
Mi permetto di ricordarti  come si reciuta, perché non è sufficiente il susseguirsi dei Pater, delle Ave Maria, del Gloria e l’enunciazione del mistero.
Questa è solo la parte materiale, potrei dire come la cornice del quadro.

4. L’essenza o lo specifico del Rosario è quello che con la nostra mente si fa mentre lo si recita.
Ora la nostra mente è chiamata a fare tre cose.
Primo ripresentare la scena del mistero appena enunziato nel convincimento che il Signore che ci sta dinanzi ci vuole rendere contemporanei di quel suo evento salvifico.
Il Signore non si accontenta di farcelo ricordare, ma lo vuole compiere di nuovo: questa volta lo vuole compiere di nuovo nella nostra vita in quel preciso momento in cui stiamo pregando.
Ti accorgerai che questa ricostruzione del mistero è un’impresa molto bella. Potresti anche fare così: chiedi a Maria, che in quel momento ti è presente nello stesso modo in cui ti è presente Gesù, di raccontarti quell’evento.
Ti sentirai dilatare l’animo perché la Madonna quell’evento non l’ha vissuto in maniera intimistica, ma per il bene suo e di tutto il mondo.

5. La seconda cosa che farai: ringrazierai il Signore per quello che ha compiuto e si degna di compiere di nuovo.
In questo ringraziamento ci sarà la tua adorazione e anche la tua richiesta di perdono: per te stesso e per tutti.

6. La terza cosa: in virtù dei meriti di Gesù e di Maria, guadagnati nel compimento di quell’evento e che vengono messi nelle mani perché siano il tuo prezzo con cui accompagnare ogni richiesta, domanderai a Dio per te, per i tuoi cari, per la Santa Chiesa  e per il mondo intero.
Se lo reciterai così, ti accorgerai come mai Giovanni Paolo II amasse ripetere che il Rosario era la sua preghiera preferita.
Era l’incontro con Signore, che veniva a ripetere nella sua vita i suoi eventi salvifici a beneficio suo personale e del mondo intero.

7. Certo per dire il Rosario non bastano 9-10 minuti. Ne occorrono una dozzina, se è recitato senza giaculatorie, che del resto non fanno parte del Rosario e che puoi recitare in alcune occasioni.
Così la tua vita di preghiera si dilaterà di qualche minuto. Diventerà incontro con il Signore e porterà in te e nel mondo immensi benefici.

Ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo