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Quesito

Caro Padre Angelo,
faccio parte dei movimento dei focolari.
Nel mio movimento c’era la consuetudine di chiedere a Chiara Lubich una frase del vangelo che rappresentasse in particolare la propria vita (un qualcosa di simile al "Ho sete" di S. Teresa di Calcutta, per intenderci).
Adesso Chiara è in paradiso per cui non è più possibile.
Però ho sentito in modo particolare, durante un incontro in cui seguivamo i più piccoli, che la mia fosse questa: «E io offro me stesso in sacrificio per loro, perché anch’essi siano veramente consacrati a te nella verità» (Gv 17,19).
Quando ero andato in GMG a Madrid mi ricordo chiaramente una volta ad una comunione, che nel vedere tutte le persone in fila a ricevere Gesù, mi sembrò Gesù ripetesse a ciascuna "Sono morto per te".
La cosa mi commosse molto, ed in quel momento mi parve di capire la vocazione del sacerdote, che potrebbe diventare anche la mia.
Non lo escludo, anzi lo desidero. Le confido che vado a Messa tutti i giorni.
Avere il cuore grande, ed amare tutti diventando Lui. Dando tutto, tutto, tutto, che è quando ho dato che ho sempre trovato la Vita! Cosa ci può essere di più bello?
Le chiedo una preghiera per me e per il mio futuro.
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Sono contento del tuo desidero di diventare sacerdote e sapere che hai ricevuto come motivo ispiratore della tua vita le parole di Gesù «E io offro me stesso in sacrificio per loro, perché anch’essi siano veramente consacrati a te nella verità» (Gv 17,19) c’è da sentirsi presi da grande commozione.
E io offro me stesso in sacrificio per loro”.
Sì, che cosa c’è di più bello?
Queste parole siano già fin d’ora il motivo ispiratore di tutta la tua vita.

2. Quando vai a Messa, alle parole del Sacerdote “Pregate fratelli perché il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio Padre onnipotente”, rispondi “Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa”.
Quando dici questo sacrificio s’intende il sacrifico di te stesso, della tua vita.
In quel momento lo metti nelle mani del sacerdote, che rappresenta Cristo perché venga unito a quello di Cristo.
Pensa che ogni giorno vai a ripetere questa immolazione e che quest’immolazione la fai “a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa”.
Ne vieni fuori già consacrato, tutto appartenente al Signore.
Il testo latino, anziché“E io offro me stesso in sacrificio per loro», scrive: “Io consacro me stesso.
Il termine consacrare rimanda ad un sacrifico permanente, fatto una volta per tutte, con un valore eterno.
Forse pensiamo poco a questo momento così importante.

3. Mi dici che quando sei stato a Madrid, osservando le persone che si accostavano ala Comunione, ti pareva che Gesù ripetesse ad ognuna "Sono morto per te".
E in quel momento hai capito la vocazione del sacerdote.
Il sacerdote è uno che vive facendo di se stesso un sacrificio per il il bene dei fratelli.
E voglio precisarti come.

4. Il sacerdote si offre anzitutto in sacrificio di adorazione, amando in tutto la volontà del Signore.
Come Gesù ha detto “ecco io vengo o Dio, per fare la tua volontà” e ancora: “Io faccio sempre quello che al Padre mio piace” così il sacerdote – immagine viva di Cristo in mezzo al popolo cristiano – è sempre pronto a dire nelle vicende liete e soprattutto in quelle di croce: “Quello che piace a Dio, piace anche a me”.
Per questo non si lamenta di nulla, ma in tutto si mostra come uno che sa baciare la mano di Dio.

5. Si offre in sacrificio di ringraziamento: “nella notte in cui fu tradito, Gesù rese grazie con la preghiera di benedizione”.
Gesù è stato contento di fare sacrificio del suo corpo e del suo sangue e per questo “rese grazie”.
Così il sacerdote sa dire grazie e deve dire grazie a Dio in tutto.
Già San Paolo aveva detto: “In ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Ts 5,18).
E Gesù: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»” (Lc 17,10).

6. Il sacerdote si offre in sacrificio di espiazione dei peccati.
Pio XII ha detto nell’Enciclica Mystici corporis: “Mistero certamente tremendo, né mai sufficientemente meditato: che cioè la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni, a questo scopo intraprese dalle membra del mistico Corpo di Gesù Cristo, e dalla cooperazione dei Pastori e dei fedeli, specialmente dei padri e delle madri di famiglia, in collaborazione col divin Salvatore” (EE 6, 193).
Se questo vale per tutti, vale soprattutto per il sacerdote.
Chi è consapevole di questa vocazione, tiene lo sguardo fisso su Gesù crocifisso e vive le proprie sofferenze all’unisono con Cristo.
E nei momenti di angoscia o contrarietà dice insieme con Lui: “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora!” (Gv 12,27).

7. Si offre infine in sacrificio di implorazione di grazie perché è chiamato proprio per questo, per essere mediatore tra Dio e gli uomini nelle cose che riguardano Dio (Ebr 5,1).
Tra i suoi compiti principale c’è la preghiera e non solo per se stesso, ma per il popolo che gli è affidato e per tutta la Chiesa.
Gli Apostoli, quando si videro oberati da incarichi materiali, scelsero sette diaconi e affidarono loro queste incombenze, mentre per se stessi riservarono il compito di pregare e di predicare: “Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola” (At 6,4).
Il sacerdote è un uomo incaricato per la preghiera.
La preghiera è tra i suoi compiti principali e insostituibili.

7. Se vuoi diventare sacerdote già fin d’ora devi vivere secondo questo spirito.
Come vedi è uno spirito di santificazione.

Ti ringrazio, ti porgo gli auguri più belli e ti assicuro la mia preghiera.
Ti benedico.
Padre Angelo