Questo articolo è disponibile anche in: Italiano Inglese
Quesito
Caro Padre Angelo,
Sono confusa riguardo ai metodi anticoncezionali che sono ovviamente peccato grave se non mortale davanti a Dio.
Da quello che so l’unica maniera ammessa dalla Chiesa Cattolica per non incorrere a gravidanze è il calcolo dei giorni di un ciclo (che spesso e volentieri non è sicuro).
La mie domande sono:
1. non è anche quest’ultimo un metodo per non procreare?
Se il rapporto in sé è dato agli sposi come atto di concepimento, non è anche il metodo Ogino Knaus un mezzo anticoncezionale che si preclude il diritto di non concepire una vita?
2. Ho avuto esempio molto da vicino che questo metodo è fallibile soprattutto per donne con ciclo irregolare, come d altronde sono io, quindi a questo punto rimettendomi nelle mani di Dio, è molto probabile che farei figli di continuo!! Il solo pensiero mi terrorizza!
Come devo comportarmi? A volte penso ad astenermi dal rapporto ma ovviamente non può essere una soluzione valida nei confronti del marito in quanto non adempio ai miei doveri coniugali.
Grazie per la risposta che so già sarà esauriente.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. contraccezione e metodi naturali non sono la stessa cosa.
Prendendo spunto da un esempio, un seme gettato in una strada di cemento non potrà germogliare.
Ma gettato in terreno fertile può germogliare.
2. Karol Wojtyla, quand’era ancora arcivescovo di Cracovia, aveva scritto: “Se si esclude dai rapporti coniugali radicalmente e totalmente l’elemento potenziale di paternità e di maternità, si trasforma perciò stesso la relazione reciproca delle persone. L’unione nell’amore slitta verso un godimento comune, o, per meglio dire, verso quello dei due partner” (Amore e responsabilità, p. 216).
E ancora: “Violando le leggi della natura, si viola anche la persona, facendone un oggetto di godimento, anziché farne un oggetto di amore. La disposizione alla procreazione, nei rapporti coniugali, protegge l’amore, è la condizione indispensabile di una vera unione delle persone” (Ib., p. 218).
3. Il di più che c’è e che cambia la natura del rapporto è proprio la disposizione a procreare, che sebbene non desiderata nel momento, non è tuttavia esclusa o rifiutata, come avviene nella contraccezione che palesemente altera il disegno di Dio sull’amore umano e sulla sessualità.
4. Certo, i metodi naturali possono essere usati con mentalità contraccettiva.
Dice Giovanni Paolo II: “L’usufruire dei periodi infecondi nella convivenza coniugale può diventare sorgente di abusi, se i coniugi cercano in tal modo di eludere senza giuste ragioni la procreazione abbassandola sotto il livello moralmente giusto delle nascite nella loro famiglia. Occorre che questo giusto livello sia stabilito tenendo conto non soltanto del bene della propria famiglia, come pure dello stato di salute e delle possibilità degli stessi coniugi, ma anche del bene della società a cui appartengono, della Chiesa e perfino dell’umanità intera” (5.9.1984).
E poi: “la persona non può mai essere considerata un mezzo per raggiungere uno scopo; mai, soprattutto, un mezzo di “godimento”.
Essa è e dev’essere solo il fine di ogni atto.
Solo allora corrisponde alla vera dignità della persona” (GrS 12).
Quando Giovanni Paolo II dice che Essa è e dev’essere solo il fine di ogni atto vuol dire che l’atto coniugale deve essere un atto mediante il quale ci si dona al coniuge e non già un atto in cui si usa del coniuge semplicemente come di un oggetto per la propria soddisfazione carnale.
5. Il ricorso ai ritmi infecondi può essere motivato da indicazioni serie, a partire da quella economica e logistica.
Già Pio XI nella Casti Connubii aveva detto: “Né si può dire che operino contro l’ordine della natura quei coniugi che usano del loro diritto nel modo debito e naturale, anche se per cause naturali, sia di tempo sia di altre difettose circostanze, non ne possa nascere una nuova vita.
Poiché nello stesso matrimonio si contengono anche fini secondari, come il mutuo aiuto e l’affetto vicendevole da favorire e l’appagamento sensibile (la quiete della concupiscenza), fini che ai coniugi non è proibito volere, purché sia sempre rispettata la natura intrinseca dell’atto e per conseguenza la sua subordinazione al fine principale” (DS 3718).
6. Anche Pio XII nel discorso alle ostetriche si era espresso nella stessa linea: “I coniugi possono far uso del loro diritto matrimoniale anche nei giorni di sterilità naturale… Con ciò essi non impediscono né pregiudicano in alcun modo la consumazione dell’atto naturale e le sue ulteriori naturali conseguenze” (29.10.1951).
7. Il beato Paolo VI nell’Humanae vitae afferma che vi è differenza essenziale tra continenza periodica e contraccezione: “Questi atti… non cessano di essere legittimi se, per cause indipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi, perché rimangono ordinati ad esprimere e consolidare la loro unione. Infatti, come l’esperienza attesta, non ad ogni incontro coniugale segue una nuova vita. Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite” (HV 11).
Perciò “se per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti o dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi o da circostanze esteriori, la Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere i principi morali che abbiamo ora ricordato” (HV 16).
8. La contraccezione invece è una palese alterazione del disegno di Dio e proprio per questo separa da Lui.
E poiché la sessualità tocca l’intimo della persona, la separazione da Dio avviene nel fondo della persona. Dio cessa di essere il punto di partenza e il punto di arrivo di quell’atto.
Dio non viene rinnegato, ma è rimosso.
È questa la colpa grave, il danno che uno compie nei confronti di se stesso.
Peccato grave e peccato mortale sono la stessa cosa, come ha detto esplicitamente Giovanni Paolo II in Reconciliatio et paenitentia: “Il peccato grave si identifica praticamente, nella dottrina e nell’azione pastorale della Chiesa, col peccato mortale” (RP 17).
9. I metodi naturali che si basano sui ritmi di fertilità e infertilità sono molti. L’Ogino Knaus è stato il primo. Ma poi ne sono stati individuati molti altri, meno macchinosi e anche più certi.
Usando dell’uno e dell’altro insieme si raggiunge un’efficacia molto alta.
Se conosciuti e usati bene, la loro affidabilità a detta degli esperti è più alta degli stessi contraccettivi.
10. Pertanto non è vero che l’alternativa stia tra la procreazione e l’astinenza dall’intimità coniugale.
Ci sono di mezzo gli atti compiuti secondo il disegno di Dio. È questa la castità coniugale, ben diversa dall’astinenza.
Questi atti vengono definiti di “intimità casta”.
Quelli contraccettivi sono di “intimità disordinata”, contrari al disegno di Dio e contrari anche all’autentico amore.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo