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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi presento: sono una donna di 32 anni sposata da circa un anno.
io e mio marito abbiamo fatto un bel percorso di preparazione al matrimonio e, seppur con molto sacrificio, siamo riusciti ad arrivare al giorno delle nozze entrambi vergini. Vorrei dire a tutte quelle coppie di fidanzati che leggeranno questa lettera che ne è valsa la pena: è indescrivibile la gioia di arrivare insieme puri a quel giorno e potersi dire: Marco io da oggi sono tutta tua e tu sei completamente mio.
Ringrazio il Signore di questo dono come allo stesso modo lo ringrazio del nostro matrimonio.
Vengo alla domanda Padre. Mio marito Marco è molto dolce e premuroso, quando ci uniamo nell’intimità fa sempre in modo che anch’io possa raggiungere insieme a lui l’apice del piacere. Nonostante questo a volte (credo sia nella natura di noi donne) non lo riesco a raggiungere e lui, se se ne accorge, dopo che è uscito da me, mi comincia a stimolare con carezze e baci e mi fa stare bene. Ecco Padre io sono felice delle premure di mio marito ma allo stesso tempo vorrei essere sicura che questo nostro modo di fare non si possa considerare come masturbazione e vorrei esser sicura di non far niente che sia contrario al volere di Dio.
La ringrazio per il tempo che vorrà dedicarci e le chiedo una preghiera affinché il Signore possa benedire la nostra unione con la nascita di molti figli (vengo da una famiglia numerosa e sarei contenta di fare altrettanto).
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. sono contento della tua testimonianza a dispetto di coloro che dicono che “oggi tutti fanno così”.
Non è vero. Anche la mia esperienza di confessionale lo attesta.
2. Sul senso di gioia che provato nel giorno del tuo matrimonio io direi questo.
Non solo tu hai potuto dire: “Marco io da oggi sono tutta tua e tu sei completamente mio”.
Ma con la tua condotta hai potuto dirgli: “Mi sono conservata solo per te. Il mio cuore e il mio affetto più profondo l’ho conservato solo per te perché fosse solo tuo e tutto tuo.
Anche la verginità del corpo lo attesta”.
3. Inoltre hai potuto dirgli: “Questo corpo l’ho conservato puro perché Gesù Cristo vi abitasse in maniera permanente come in un tempio e incessantemente lo purificasse e lo santificasse.
Ho voluto conservarlo così perché anche nel matrimonio Gesù Cristo continui ad essere il mio primo Sposo, quello di cui tu sei un carissimo e dolce segno e un richiamo permanente”.
4. Anche il tuo sposo, grazie a Dio, può dire la stessa cosa per te.
Credo che non abbiate parole per rendere grazie al Signore di un dono così grande, soprattutto oggi.
Dono, sì, dono così grande! Perché alla fine non avete nulla di cui vantarvi. Potete dire come il servitore evangelico: “Ho fatto semplicemente il mio dovere” (Lc 17,10).
5. Vengo adesso al problema riguardante l’intimità coniugale.
Leggo in un manuale classico di teologia morale: “Il problema della soddisfazione della donna è reale.
Se il rapporto è compiuto secondo la legge di Dio, la donna ha diritto a questa soddisfazione, che è parte integrante dell’atto coniugale.
Pertanto durante l’atto coniugale è lecito cercare questa completa soddisfazione sia con il proprio tatto sia con quello del marito”.
Come vedi, qui siamo un contesto del tutto diverso dalla soddisfazione egoistica e solipsistica, ma all’interno di un gesto di donazione totale e vicendevole, aperto alla vita, e di cui si vuole assaporare la gratificazione che Dio ha voluto annettervi come segno del suo compiacimento.
6. Volentieri pregherò perché il Signore faccia fiorire il vostro amore,
La vostra famiglia possa godere ampiamente della benedizione di Dio e si possa realizzare anche per voi quanto dice lo Spirito Santo in un Salmo: “La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa” (Sal 128,3).
Vi auguro ogni bene e vi benedico.
Padre Angelo