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Quesito

Carissimo Padre Angelo buongiorno.
Le scrivo per chiederle questo.
Nel Vangelo Gesù ci dice “chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto ….” e ancora … “se direte a questo monte levati e gettati nel mare chiedendolo con fede ciò accadrà ” …. “tutto ciò che chiederete con fede nella preghiera considerate già che vi sia stato accordato”.
E ancora in Giovanni: “tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome Egli ve lo concederà perché la vostra gioia sia piena”.

In opposizione però spesso ci sentiamo dire che la volontà degli uomini non coincide con la volontà di Dio.
A volte però mi sembra di chiedere a Dio delle cose giuste che seguono la strada che Gesù ci indica nel Vangelo eppure ricevo solo silenzi.
Si dice che bisogna abbandonarsi alla sua volontà e allora non è un controsenso insistere nella preghiera su certe cose?

E ancora desidererei che mi spiegasse cosa significa esattamente chiedere al Padre nel nome di Cristo.
Perché nel suo nome? Da cosa deriva questo che ci dice Gesù (nessuno me lo ha mai spiegato e da solo non riesco pienamente a comprenderlo dalla sola lettura del Vangelo anche se la cosa mi affascina molto).
Grazie e un grosso abbraccio.
Stefano


Risposta del sacerdote

Caro Stefano,
1. Sì, il Signore ha detto “chiedete e otterrete, bussate e vi sarà aperto”.
Lui stesso poi ci ha insegnato la preghiera più bella e più adatta che possiamo presentare a Dio: il Padre nostro.
Vuole che preghiamo con le parole di questa preghiera, che nella prima parte si conclude così: “Sia fatta la tua volontà come in ci cielo così in terra”.
Pertanto ogni nostra richiesta deve essere subordinata a questo criterio.

2. Ma a volte non veniamo esauditi. E questo può dipendere da molti motivi, di cui te ne menzioni due.
Il primo: forse quanto chiediamo non è conforme alla sua volontà, perché a conti fatti (i conti fatti sono quelli che si desumono dalla salvezza eterna) quanto gli chiediamo non è utile né a noi né al nostro prossimo.
A questo proposito ti trascrivo quanto Santa Teresa d’Avila ha testimoniato di se stessa: “Un giorno pregavo insistentemente il Signore a rendere la vista a una persona a cui ero molto obbligata. L’aveva perduta quasi del tutto, e io ero molto addolorata, e temevo che per i miei peccati Dio non mi volesse ascoltare. Allora Egli mi apparve come già altre volte, e mostrandomi la piaga della mano sinistra, ne cavò fuori con l’altra un gran chiodo che vi stava infisso. Nell’uscire il chiodo parve portar via della carne e ne immaginai lo strazio. Mentre me n’affliggevo, il Signore mi disse di non temere, perché, se per me aveva tanto sofferto, a maggior ragione avrebbe ascoltato le mie domande. Mi promise che avrebbe esaudita ogni mia preghiera, perché sapeva che non gli avrei chiesto se non cose conformi alla sua gloria. Così avrebbe fatto per quanto allora gli chiedevo, perché se mi aveva sempre esaudita al di là di ogni mio desiderio anche quando non lo servivo, come potevo ben ricordarmi, a maggior ragione l’avrebbe fatto allora che era ormai sicuro del mio amore» (Vita, capitolo 29).

3. Il secondo: può darsi che non siamo ancora ben disposti a ricevere quanto egli ci vuole dare.
Allora, se quanto domandiamo ci sembra secondo la volontà di Dio e utile a noi e alla sua Chiesa e non lo otteniamo, significa che dobbiamo chiederci: forse nella mia vita c’è qualcosa che non piace al Signore? C’è qualcosa che mi rende indegno di ricevere quanto il Signore ha già decretato di darmi?
Il non essere esauditi ci costringe a rivedere la nostra vita, a ordinarla secondo Dio, a impegnarci in maniera più determinata verso la santificazione.
Era questo il motivo che faceva dubitare Santa Teresa di essere esaudita sebbene pregasse insistentemente. Scrive: “Temevo che per i miei peccati Dio non mi volesse ascoltare”.

4. Cerca allora di pregare con le parole di Gesù, domandando soprattutto che sia fatta la sua volontà di cui sappiamo a priori che indubbiamente è migliore della nostra e impegniamoci nella stesso tempo a rimuovere dalla nostra vita tutto quello che non piace al Signore.

5. Circa la preghiera fatta “nel suo nome”.
Sì, Gesù chiede che la preghiera sia fatta nel suo nome: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Gv 14,13-14); “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Gv 16,23).
Pregare nel nome di Gesù significa appoggiare la nostra preghiera sui meriti e sulle preghiere di Gesù.
Noi davanti a Dio spesso abbiamo più demeriti che meriti.
Alla nostra insufficienza supplisce la preghiera di Gesù.
Cristo ha meritato di essere esaudito, a motivo della sua pietà (Eb 5,7).
Ha pregato per noi, per dare valore alle nostre preghiere.
Sapeva che senza di Lui non possiamo ottenere nulla.
Ha voluto che i meriti acquisiti con la sua passione e morte fossero il prezzo col quale noi accompagniamo le nostre richieste.
In segno di questo la Chiesa conclude sempre le sue orazioni dicendo: “Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo figlio che è Dio”.
Vale a dire: Te lo chiediamo per i meriti di Gesù Cristo, tuo figlio, meriti che sono infiniti, perché è Dio, meriti che non devono essere vanificati perché il Suo Regno deve essere universale ed eterno.

Ti saluto, ti prometto un ricordo nella preghiera fatta nel nome di Gesù e ti benedico.
Padre Angelo