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Quesito
Caro padre,
ultimamente, ho ripensato al fatto, rifacendomi anche ad una sua risposta, che la Domenica è il giorno in cui “dobbiamo stare nella letizia del Signore”.
Ora, non nascondo che a me questa cosa lascia un pò perplesso. Innanzitutto, dovremmo stare sempre nella letizia del Signore, anche nei momenti di maggior turbamento durante la settimana… e poi, che succedano cose spiacevoli durante la settimana, non dipende da noi.
A parte questo, io ho pensato a come regolarmi, giungendo alle seguenti conclusioni. Innanzitutto, io sono abituato ad ascoltare la radio per informarmi, mentre studio, e come sa anche a leggere siti di informazione. Può capitare di leggere o ascoltare qualche notizia spiacevole, quindi ho pensato che nella Domenica potrei astenermene. Quindi, secondo questo filo logico, nella Domenica non dovremmo andare a cercarci occasioni che potrebbero portare ad essere mesti, e accettare con serenità quelle che ci capitano.
Si potrebbero fare delle obiezioni non banali a questa opzione: ad esempio, io potrei rendermi triste anche leggendo una santa lettura, che magari in un punto mi turba particolarmente. Allora, un buon compromesso sarebbe questo: informarsi e leggere quello che riteniamo giusto, ma se in un punto ci sentiamo rattristati, allora passare oltre o cambiare stazione, almeno che non sia qualcosa di importante, e in quel caso cercare di conservare la serenità per quanto possibile.
Secondo lei è giusto questo ragionamento, oppure è una concezione di letizia un pò troppo “forzata”?
Seconda cosa: nel Catechismo leggo “Quando i costumi (sport, ristoranti, ecc) e le necessità sociali (servizi pubblici, ecc) richiedono a certuni un lavoro domenicale, ognuno si senta responsabile di riservarsi un tempo sufficiente di libertà“. Di preciso, come bisognerebbe regolarsi per questo tempo?
Infine: il Catechismo di San Pio X dice che nella Domenica dovremmo astenerci solo dai lavori servili, ovvero quelli degli operai, artigiani ecc… ossia quelli manuali. Questo può valere ancora ai giorni nostri? Lo studio o i lavori intellettuali, secondo questa norma, sarebbero permessi…
Un caro saluto in Cristo,
Lorenzo
Risposta del sacerdote
Caro Lorenzo,
1. circa il primo punto: è vero che bisogna essere lieti sempre (Fil 4,4), ma la domenica lo dobbiamo essere in modo particolare perché è il memoriale della risurrezione del Signore.
Io ti direi di attenerti semplicemente a questo: persuasi che il gran regista della nostra vita è il Signore, da parte tua impegnati a conservare la letizia che ti viene dalla partecipazione alla Messa, dall’incontro con il Signore e con i fratelli, dall’ascolto della sua parola e dalla santa Comunione.
Poi impegnati a non rattristare nessuno né con le parole né con le azioni.
Per il resto, lascia fare al Signore. Anche di domenica può capitare di sentire brutte notizie o possono succedere incidenti che turbano la gioia. Per cui prenderemo parte alle tribolazioni del prossimo con la preghiera e con le azioni. Ma per quanto sta a noi, possiamo stare tranquilli, perché non abbiamo positivamente turbato la gioia del giorno del Signore.
2. Giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica chiede a chi non può partecipare alla Messa di riservarsi un tempo sufficiente di libertà.
Infatti il precetto della santificazione della festa è ordinato essenzialmente a saziare la nostra anima di Dio, come dice San Tommaso (Somma Teologica, II-II, 122, 4, ad 1).
Per cui se non la si può saziare con l’Eucaristia, si cercherà di saziarla dedicandosi per un congruo spazio di tempo alla lettura della sacra Scrittura o di qualcos’altro di religioso o alla recita del Santo Rosario.
3. Circa l’astensione dai lavori servili: questo precetto era dato anzitutto per proteggere i servi, e cioè la povera gente perché non venisse oberata da lavoro anche nei giorni di festa, con l’impossibilità di ristorare le proprie energie fisiche e spirituali.
La prima prescrizione della Chiesa che proibisce il lavoro dei campi si trova nel Concilio di Orleans (538).
Martino di Braga (580) fu il primo a parlare di lavoro servile, termine introdotto poi nella legislazione ecclesiastica nelle decretali di Gregorio IX (1234).
Oggi la distinzione tra lavori servili e non servili è abbandonata. Il criterio è di astenersi da tutti quei lavori e affari che impediscono di rendere culto a Dio,
che turbano la letizia del giorno del Signore,
il dovuto riposo della mente e del corpo
e la pratica delle opere di misericordia (CCC 2185).
Pertanto se lo studio e l’impegno intellettuale impediscono di realizzare queste finalità, per quanto non siano lavori servili, vanno evitati.
4. La normativa attuale è più ampia di quella precedente.
Non mira semplicemente all’osservanza del precetto, ma al conseguimento di quei beni cui è finalizzato il precetto stesso.
Pertanto la domenica deve essere “un tempo propizio per la riflessione, il silenzio, lo studio e la meditazione, che favoriscono la crescita della vita interiore e cristiana” (CCC 2186).
Come vedi, viene superata una certa concezione legalistica, che considerava quasi il precetto fine a se stesso. Il precetto è essenzialmente un mezzo adatto per conseguire il fine.
Se si osserva solo il precetto e non si consegue il fine, è come se si ponessero le premesse per iniziare l’opera, ma poi non la si realizza.
Ti ringrazio di avermi fato l’opportunità di precisare questi elementi, che sono importanti per la vita cristiana.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo