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Quesito

Buongiorno Padre,
sono Massimo, le ho già scritto alcune volte – quindi sto ben approfittando della sua/vostra utilissima disponibilità. 
Nel vostro sito trovo molto valido il motore di ricerca che mi/ci permette di avere risposte su temi che ha già trattato con altri visitatori, ma su questo in particolare – anche se già affrontato – mi sono rimasti alcuni dubbi. Che relazione c’è tra la confessione e l’indulgenza plenaria? …
Per come l’ho capita io dovrebbe essere così: io confesso un peccato grave al sacerdote che mi dà l’assoluzione e la remissione del peccato quanto al Giudizio Ultimo del Signore, e quindi, in virtù di questa assoluzione, non  vengo condannato alla dannazione eterna ma al Purgatorio.  
In virtù dell’indulgenza, ad es. col solo passaggio di una Porta Santa, mi viene rimesso il peccato quanto alle conseguenze che tale peccato mi procurerebbe qui nella vita terrena … E’ così? Queste conseguenze terrene sono una (giusta) punizione che comunque mi spetta per il peccato che ho fatto e nonostante la confessione?
Faccio un esempio: mento a mia moglie e le dico che ho bucato con l’auto per un mio ritardo causato invece dai bagordi che ho fatto con gli amici: nonostante la confessione questo mi porterà ad avere problemi di rapporto con lei o, che so, a subire un licenziamento dal posto di lavoro come punizione? Cioè: di che natura sono queste conseguenze terrene?
Un’ultima domanda: il Santo Padre, oltre che le storiche Porte delle basiliche romane, ha aperto anche quelle di altre città; io ad es. abito a Bologna e qui si può guadagnare l’indulgenza passando attraverso la Porta della nostra Cattedrale di San Pietro: è proprio la stessa, stessissima cosa oppure devo comunque fare un pellegrinaggio a Roma?
Grazie Padre, mi ricordo sempre di lei nelle mie preghiere.


Risposta del sacerdote

Caro Massimo,
1. hai fatto qualche confusione a proposito delle indulgenze.
Ciò che ti ha portato in confusione è una parola “pene temporali”, che tu hai scambiato per pene terrene.
Ma intanto procediamo con ordine.

2. Che cos’è precisamente l’indulgenza?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “l’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi” (CCC 1471).

3. Che cos’é la pena temporale?
La pena temporale è la pena che rimane da scontare anche dopo essersi confessati.
Nella confessione infatti viene rimessa la colpa (il peccato), viene rimessa anche la pena eterna, se uno ha dei peccati mortali. La pena eterna è l’inferno.
Ma nonostante queste remissioni rimane nell’anima ancora l’inclinazione al male. Sebbene attutito, rimane quel difetto che precedentemente aveva portata a peccare.
Inoltre non sempre il nostro pentimento è perfetto.
Ora in cielo non si può entrare con nessuna macchia, con nessun disordine.
Nel libro dell’Apocalisse si legge che nella Gerusalemme celeste “non entrerà nulla d’impuro” (Ap 21,27).
Questo è quanto ricorda Giovanni Paolo II in Reconciliatio et paenitentia: “Anche dopo l’assoluzione rimane nel cristiano una zona d’ombra, dovuta alle ferite del peccato, all’imperfezione dell’amore nel pentimento, all’indebolimento delle facoltà spirituali, in cui opera ancora un focolaio infettivo di peccato, che bisogna sempre combattere con la mortificazione e la penitenza” (RP 31,III).
Queste pene vengono dette temporali perché sono legate ad un determinato tempo di purificazione e si distinguono da quelle eterne dell’inferno.
Ora le pene temporali possono essere scontate di qua con varie purificazioni che preparano l’anima ad entrare in Paradiso.
Oppure vengono scontate di là, nel Purgatorio.
Ebbene le indulgenze scontano la pena temporale (non terrena) legata questo focolaio infettivo, come l’ha chiamato Giovanni Paolo II.
In passato si parlava di reliquie, resti, scorie del peccato.
L’indulgenza riguarda dunque la remissione della pena, non della colpa. Questa viene rimessa nel sacramento.

4. Le indulgenze sono “parziali” o “plenarie” a seconda che liberino in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.
“Ogni fedele può acquisire le indulgenze per se stesso o applicarle ai defunti” (CCC 1471).

5. La dottrina delle indulgenze poggia sui  meriti di Cristo che sono infiniti.
A questi meriti si aggiungono quelli dei santi.
Da questo tesoro immenso la Chiesa, alla quale Cristo ha dato ogni potere in cielo e in terra per quanto riguarda la salvezza degli uomini, attinge per condonare in parte o totalmente la pena che rimane da scontare.
Come si vede, è una comunione di amore e di aiuto fraterno.

6. Tuttavia va ricordato che nessuno può prendere l’indulgenza plenaria se non ha alimentato dentro di sé il ripudio totale del peccato.
Rimarrebbe ancora in  lui qualcosa d’impuro.
Pertanto, pur compiute tutte le debite opere (Confessione, Comunione, preghiera per il Sommo Pontefice, varcare la Porta Santa), se non c’è il ripudio del peccato non  si prende l’indulgenza plenaria.
Come si vede, non si tratta di qualcosa di magico che fa scattare automaticamente la cancellazione della pena temporale, ma di un mistero di amore che spinge verso una conversione sempre più perfetta.
La Chiesa conforta questa spinta con il dono dell’indulgenza.

7. L’indulgenza plenaria che prendi varcando la porta Santa della tua chiesa cattedrale ha lo stessissimo valore di quella che si prende andando a Roma.
Tuttavia andando a Roma o ad una Chiesa facoltizzata per l’indulgenza plenaria vi è il pellegrinaggio più prolungato, col suo valore penitenziale. E con esso c’è maggiore possibilità di riflessione, di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, di incitamento ad una vita santa e di ripudio del peccato.
In poche parole vi è maggiore possibilità di prendere questa indulgenza.

Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo