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Quesito
Caro Padre Angelo,
vorrei porle un mio problema e un interrogativo.
Sono sposato da più di 25 anni con due figli di cui una accolta per amore di Gesù, nonostante tutto il dolore che mi ha provocato, perché frutto di un tradimento di mia moglie che lei stessa mi ha confessato. Da allora e dopo il parto si è rifiutata ai rapporti con me, prima velatamente adducendo scuse, poi con molta chiarezza. Ho cercato di avere pazienza e aspettare. Anche da prima la questione era presente. Purtroppo prima del Matrimonio avevamo rapporti completi durante il fidanzamento, nonostante io, inizialmente, avessi cercato di resistere proprio per convinzione e per la mia educazione cattolica. Dopo il matrimonio e persino durante il viaggio di nozze, durato a lungo, cominciava già a frenare il mio desiderio preferendo uscire, stare in giro e visitare tutto il paese in cui ci trovavamo.
Dopo pochi mesi, alle mie richieste (normali né contro natura) mi disse una volta che ero un “maniaco sessuale”. Fui molto ferito e da allora le cose sono peggiorate, scemato sino a cesare il nostro dialogo e la comunicazione, specie dopo la nascita dei figli con cui lei ha avuto e ha un rapporto molto intenso. Tenendo il primo figlio nel letto con noi molto a lungo e sempre appiccicato con sé ed anche la seconda figlia, con cui ancora fino a quattordici anni va a coricarsi nel lettino per farla addormentare e poi viene nel nostro letto dopo ore che io già dormo.
In queste condizioni io non riesco a mantenermi nella castità e la pornografia e la masturbazione diventano talvolta una risposta a tutta la frustrazione e la rabbia accumulata negli anni. Naturalmente poi mi sento in colpa e cerco al più presto di confessarmi per tornare a fare la comunione. Lei, diversamente da me non è praticante, ha rifiutato i miei inviti a parlare con sacerdoti o psicologi per risolvere il problema. Anni fa quando la figlia aveva ancora pochi anni, si era convinta a una terapia di coppia con psicologi, ma appena ci si avvicinò al problema rapporti intimi volle interrompere i colloqui.
Io adesso Le chiedo molto crudamente e brutalmente forse, che cosa ne pensa e se la mia masturbazione sia veramente un peccato grave, anche se lo riconosco anch’io, nello stesso tempo mi sembra ingiusto e mi chiedo se io non sia invece giustificato in qualche modo. Aggiungo che ultimamente sono riuscito un po’ ad allontanare la frequenza del mio peccato , ma non riesco , in certi momenti, a resistere.
La ringrazio in anticipo per la risposta che mi darà. Decida Lei se rispondermi solo privatamente.
Grazie ancora.
Un peccatore in confusione mentale
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. la mancanza della moglie ai propri doveri coniugali può indurre il marito a cedere nella purezza per proprio conto o con altre persone.
La moglie pecca rifiutandosi al marito. Perché dal momento del matrimonio lei non è più arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito (purché le cose siano compiute secondo la legge di Dio).
Egualmente il marito non è più arbitro di se stesso, ma lo è la moglie.
Questa è la dottrina che scende direttamente dalla Sacra Scrittura: “La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie” (1 Cor 7,4).
2. È vero che il matrimonio non è ordinato principalmente a dare soddisfazione ordinata agli impulsi sessuali.
Tuttavia ha anche questa finalità.
San Paolo quando esorta alla verginità per il Signore, per stare uniti a Lui senza distrazione ed essere santi nel corpo e nello spirito, aggiunge: “ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere” (1 Cor 7,9).
3. Il fatto che tua moglie non sia praticante forse la rende meno sensibile ai propri doveri coniugali e questo fa capire che probabilmente il tuo stato perdurerà al lungo, forse per sempre.
4. Ciò non ostante devo dire che il male compiuto dagli altri, anzi, la mancanza di obblighi di giustizia da parte degli altri nei nostri confronti non ci esime dall’essere integri e irreprensibili davanti a Dio.
Sicché non è mai lecito compiere azioni che di suo sono una deformazione del progetto di santificazione voluto da Dio sulla sessualità né possono costituire un modo per tendere alla propria perfezione umana e cristiana..
Pornografia e atti impuri rimangono peccati e sono battute d’arresto, con il loro potere di inquinamento dell’anima soprattutto, ma anche del corpo.
5. Poiché pornografia e atti impuri sono azioni intrinsecamente peccaminose, non sono mai lecite, nonostante le situazioni intricate e difficili in cui uno si trova a vivere.
Giovanni Paolo II in Veritatis splendor ha affermato: “I precetti negativi della legge naturale sono universalmente validi: essi obbligano tutti e ciascuno, sempre e in ogni circostanza. Si tratta infatti di proibizioni che vietano una determinata azione semper et pro semper, senza eccezioni, perché la scelta di un tale comportamento non è in nessun caso compatibile con la bontà della volontà della persona che agisce, con la sua vocazione alla vita con Dio e alla comunione col prossimo. È proibito ad ognuno e sempre di infrangere precetti che vincolano, tutti e a qualunque costo, a non offendere in alcuno e, prima di tutto, in se stessi la dignità personale e comune a tutti.” (VS 52).
Precetti negati sono quelli che proibiscono una determinata azione perché intrinsecamente cattiva.
E ancora: “Di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno. Essere il padrone del mondo o l’ultimo «miserabile» sulla faccia della terra non fa alcuna differenza: davanti alle esigenze morali siamo tutti assolutamente uguali” (VS 96).
6. Non posso non ricordare un altro passaggio interessante del Magistero della Chiesa secondo il quale nella vita di tutti, sia di quanti vivono nel celibato sia di quelli che vivono nel matrimonio, “di fatto capitano in un modo o nell’altro per periodi di più breve o di più lunga durata, delle situazioni in cui siano indispensabili atti eroici di virtù” (pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, 19).
7. Il Signore ti chiede di camminare in una forma più alta di castità, la quale non è solo astensione dal commettere atti impuri, ma una donazione più grande di se stessi a Dio e al prossimo, a cominciare dai propri famigliari.
Tu questa forma più alta di dedizione la stai già attuando da molto tempo e in diversi modi.
La tua grandezza d’animo, la tua capacità di amare e di usare misericordia ha salvato molte volte l’unità del matrimonio evitando ferite insanabili al figlio e alla figlia adottiva.
Certamente il Signore ne terrà conto. Anzi mi pare di poter dire che senza la sua forza tu non saresti stato in grado di portare avanti da solo una situazione così dura.
Ma anche la lotta contro il peccato è una forma particolare di amore.
Perché questa castità è voluta per il Signore, per custodire la sua presenza in te, per non profanare il suo santo Tempio costituito dal tuo corpo e dalla tua anima, per donare alla tua famiglia e per prolungamento alla Chiesa e al mondo un’energia segreta. Un’energia che, corroborata dalla grazia e a dispetto della forza disgregativa del peccato, salva tante situazioni e tante persone.
8. Intanto qualora il peccato facesse capolino nella tua esistenza non tralasciare, come già fai, il ricorso alla confessione sacramentale.
Questa confessione ti rende perennemente pulito davanti al Signore e ti conserva nell’umiltà, senza raggiri e illusorie autogiustificazioni.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo