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Salve padre…
intanto la ringrazio della sua disponibilità e della sua preziosa presenza con questo servizio.
Sono sposato da circa 5 anni con una donna splendida che mi ha portato alla fede quando non ne avevo molta… e aggiungo che la amo moltissimo.
Abbiamo due splendidi bambini che grazie a Dio stanno bene.
Abbiamo sempre cercato con difficoltà nel mettere gli insegnamenti della Chiesa come base del nostro rapporto, anche durante il fidanzamento.
Però dopo il secondo figlio non riusciamo più ad avere una intimità sessuale…. in special modo perché non desideriamo un’altra gravidanza per il motivo che già con due figli fatichiamo molto e anche per il ritmo frenetico che la vita ci impone.
Mia moglie é spesso stanca e nei rari momenti dove i figli sono a riposo non mi cerca mai… si accontenta di qualche abbraccio e niente più.
Dal mio canto io come uomo sarei più attivo, ma rispetto la sua volontà anche se soffrendo…
A volte cado nella masturbazione perché cosi penso che “sfogando” possa lasciarla stare ma non è così. E poi mi sento sporco e peccatore di fronte a Dio.
Le ho proposto di attuare i metodi naturali insieme… ma ha rifiutato per paura di sbagliare e di conseguenza di rimanere incinta.
Poi degli anticoncezionali non ne vogliamo sapere… crediamo nella libertà della sessualità come bellezza creata da Dio per gli uomini e non come mero divertimento e basta.
Un sacerdote che ci segue come coppia ci disse che non bisogna che le regole spianino tutto e tutti ma che seguino la realtà della coppia e che qualunque scelta si faccia la si prenda con serenità senza avere rimorsi.
Ecco… le scrivo per sapere cosa ne pensa e se mi può dare un consiglio e una preghiera per noi come coppia e per i nostri due bambini.
Grazie e buona giornata.
Carissimo,
1. parto dal fondo della tua mail, e cioè da quanto vi ha detto il sacerdote che vi segue come coppia.
Vi avrebbe detto che non bisogna che le regole spianino tutto e tutti.
Stando alle tue parole, c’è da domandarsi quale sia il senso della legge di Dio. Se esprima dei contenuti normativi per la nostra vita o al contrario di dare qualche indicazione generale della quale tenerne conto.
2. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la legge morale è opera della Sapienza divina.
La si può definire, in senso biblico, come un insegnamento paterno, una pedagogia di Dio.
Prescrive all’uomo le vie, le norme di condotta che conducono alla beatitudine promessa; vieta le strade del male, che allontanano da Dio e dal suo amore.
Essa è ad un tempo severa nei suoi precetti e soave nelle sue promesse” (CCC 1950).
Nessuno può dire: Dio non ha previsto il mio caso o, peggio, la Sapienza divina non sa dove condurmi.
3. Il significato della Legge di Dio è illustrato molto bene da Mosé quando esorta il popolo ad osservare con entusiasmo la legge di Dio: “Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso” (Dt 5,32-33).
Per questo i sentimenti degli uomini dovrebbero essere pieni di fiducia nei confronti della legge di Dio.
Quando si rendono alleati della sapienza divina si affidano ad una sapienza che porta ad un bene o ad una felicità che non ha confini: “Di ogni cosa perfetta ho visto il limite, ma la tua legge non ha confini” (Sal 119,96). Non hanno mai da pentirsene.
Questo è il motivo per cui non intendono distaccarsene e ne fanno continuamente memoria: “Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando” (Sal 119,97).
4. Nel seguire le vie di Dio siamo resi più saggi di tutti: “Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici, perché sempre mi accompagna. Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti” (Sal 119,98-100).
5. Inoltre nel seguire le vie di Dio siamo liberati da ogni male: “Tengo lontano i miei passi da ogni via di male, per custodire la tua parola. Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu ad istruirmi”(Sal 119,101-102).
Per questo il Signore ci insegna ad affidarci alle sue vie, ad amarle e a dire: “Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca. Dai tuoi decreti ricevo intelligenza, per questo odio ogni via di menzogna.
Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia” (Sal 119,103-106).
6. Io direi: fidatevi delle regole.
Ad esempio quella del debito coniugale, per cui se un coniuge chiede l’intimità coniugale nell’osservanza della legge di Dio e nel rispetto delle esigenze dell’altro coniuge, questi è tenuto a prestarsi.
L’amore non è solo un dono. Talvolta è anche un dovere.
7. La conclusione del sacerdote che vi segue potrebbe prestarsi a qualche ambiguità.
Senza dubbio intendeva dire: ogni strada che prendete nell’osservanza della Legge di Dio vi lasci sereni e senza rimorsi.
8. Perché anche la vostra guida spirituale sa certamente quanto dice il Concilio Vaticano II proprio a proposito dell’intimità coniugale dice: “I coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella legge interpreta alla luce del vangelo” (Gaudium et spes, 50).
Come vedi, non dice di prendere la strada che si vuole perché si può andare fuori strada.
La nostra coscienza non è infallibile, si può sbagliare.
9. Inoltre sempre il medesimo Concilio a proposito dei problemi che possono nascere proprio nell’intimità coniugale dice: “Quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).
10. Come puoi notare il Concilio ricorda i fondamenti della legge morale che poggiano sulla dignità della persona, che va sempre trattata come fine e mai come mezzo.
La contraccezione è un’evidente manipolazione della persona che non viene rispettata per quello che è, ma viene “aggiustata” a seconda delle proprie esigenze.
Giovanni Paolo II ha detto che nella contraccezione i coniugi “manipolano e avviliscono la sessualità umana, e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione totale” (22.8.1984).
11. E ancora: “Nell’atto coniugale non è lecito separare artificialmente il significato unitivo dal significato procreativo perché l’uno e l’altro appartengono alla verità intima dell’atto coniugale: l’uno si attua insieme all’altro e in certo senso l’uno attraverso l’altro.
Quindi l’atto coniugale privo della sua verità interiore, perché privato artificialmente della sua capacità procreativa, cessa di essere atto di amore” (22.8.1984).
12. In conclusione: fidatevi sempre della Legge di Dio: è sempre infinitamente più lungimirante nelle nostre vedute.
Soprattutto sa da quali mali ci difende e sa dove condurci.
Vi ricordo volentieri al Signore, insieme ai vostri due carissimi figli e vi benedico.
Padre Angelo