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Quesito

Buonasera padre, Le scrivo in merito a una questione su cui mi capitava di riflettere recentemente. Mesi fa ho conosciuto una ragazza musulmana, che ho poi frequentato per diverso tempo. La nostra relazione purtroppo è finita, ma il fatto che lei fosse molto devota mi ha condizionato molto. Ho imparato ad apprezzare l’idea così alta di Dio dell’Islam e la semplicità della sua preghiera. Sono sempre stato un cattolico praticante, ma da quando ho conosciuto meglio il credo di questa ragazza sono cambiato. Non mi ritrovo più molto nell’idea di fede per come la intende la Chiesa cattolica, in particolare per quello che riguarda i sacramenti e l’eucarestia. In poche parole, mi sono reso conto che la religione cattolica mi aveva trasmesso un’idea di fede molto materiale Mi ritengo ancora cristiano, prego e leggo il Vangelo. Ma credo che ampliare i miei orizzonti mi abbia fatto bene. Cosa posso fare per non perdere il mio legame con Dio nonostante abbia cambiato le mie idee? La ringrazio per l’attenzione. I migliori auguri. 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. credo che il Signore abbia voluto o permesso che si accendesse un’amicizia e una frequentazione con una ragazza islamica perché tu finalmente lo conoscessi in maniera più vera e più profonda.
Sei rimasto affascinato dalla devozione e dalla semplicità della preghiera di questa ragazza.
Indubbiamente va riconosciuto che gli islamici hanno i loro tempi fissati di preghiera per ogni giornata.
La loro preghiera è molto semplice: chiede la protezione del Dio altissimo e il buon andamento della vita presente.
È la preghiera della creatura che si rivolge verso il Creatore.

2. Ma la preghiera cristiana non è soltanto questo.
Prova a confrontarla con il Padre nostro.
In quella prima parola “Padre” c’è già tutto. Ed è per questo che gli islamici non possono dirlo e non lo vogliono dire.
Maometto dice che Dio non può essere Padre perché non ha moglie, dimenticando o non sapendo che qui si tratta di un’altra paternità. Anzi, di quella paternità dalla quale ogni paternità prende nome (cfr. Ef 3,15).
Esiste infatti anche una paternità spirituale come quella che può esercitare un maestro.
Ma la paternità di Dio non è soltanto spirituale, ma è di ordine soprannaturale perché infonde in noi un germe della sua vita divina (cfr. 1 Gv 3,9), la grazia.
Proprio in forza di questo germe divino diventiamo realmente figli di Dio (cfr. Gv 1,12 e 1 Gv 3,1). Lo diventiamo per grazia o per adozione.

3. Ma procediamo per gradi partendo da Maometto e da Gesù Cristo.
Maometto si dichiara un profeta, anzi il profeta.
Ma da chi è stato accreditato come profeta? È sufficiente che uno dica di essere profeta perché sia tale? Quali sono le prove?
Gesù invece è accreditato dalle profezie. Tutto quello che è stato predetto nell’Antico Testamento sul venturo Messia fin dei minimi particolari è stato realizzato perfettamente in Cristo.
Si pensi al suo concepimento verginale (cfr. Is 7,14), l’avere Dio per padre (Sal 2,7), il luogo della sua nascita (cfr. Mich 5,1), la stirpe dalla quale avrebbe tratto carne (cfr. 2 Sam 7,12, il suo manifestarsi salvatore di tutti anche dei pagani che vengono a lui da lontano nella persona dei Magi (cfr. Nm 24,17; Is 49,23).
Poi la persecuzione di Erode e la fuga in Egitto per cui si compie la profezia: “dall’Egitto ho chiamato mio figlio”.
Arrivato a trent’anni, all’inizio del suo ministero riceve attestazioni da Giovanni Battista: “Dopo di me viene uno che è più grande di me perché era prima di me” (Gv 1,30), da Dio Padre: “Tu sei il figlio mio l’amato” (Mc 1,11), e dagli innumerevoli miracoli che attestano inequivocabilmente il suo potere divino.
Hanno come oggetto la materia (la conversione dell’acqua in vino, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la moneta del tributo che Pietro per suo ordine trova nella bocca di un pesce…), la natura per cui comanda ai mari e ai venti e la gente si domanda: “Chi è costui che comanda ai mari e ai venti e questi gli obbediscono?” (Lc 8,25).
Hanno come oggetto le malattie degli uomini per cui è sufficiente un atto o un comando della sua volontà per guarire all’istante persone affette “da ogni malattia e infermità” (Mt 9,35), moribondi: “Va, tuo figlio vive” (Gv 4,50.
Manifesta il suo divino potere sulla morte perché risuscita morti e sepolti da quattro giorni (cfr. Gv 11,39), e risuscitandoli manifesta la propria identità dicendo: “Io sono la risurrezione alla vita” (Gv 11,25).
Manifesta il suo potere sui demoni tanto che con un comando li caccia via, non possono resistergli e se ne devono andare, sicché la gente di nuovo si domanda si domanda: “Chi è costui che comanda ai demoni e questi gli obbediscono?” (Mc 1,27).
L’attesta in particolare con la sua condotta intemerata al punto che può dire e domandare agli uomini di tutti i tempi: “Chi di voi mi può accusare di peccato?” (Gv 8,46). (Maometto riconosceva di essere un peccatore: aveva dodici mogli e alcune di pochissimi anni, inferiori alle dita di due mani).
 Inoltre attraverso i profeti Gesù ha predetto nei minuti particolari la sua passione (Is 50,6), morte e misurazione (Is 53,3-12). (Qui arriviamo ad un altro punto che scandalizza Maometto per cui Cristo non sarebbe morto in croce perché un profeta non può morire così).
E poi c’è la massima attestazione della sua divinità con la risurrezione dai morti. È risorto per virtù propria. Chi può risorgere per virtù propria? Ed è risorto non per una vita mortale per poi morire di nuovo, ma per una vita immortale e per meritare per noi il medesimo destino eterno.

4. Ma adesso veniamo ad un altro punto che tocca più direttamente la vita di ciascuno di noi perché Cristo ci interpella e domanda: “Ma voi chi dite che io sia” (Mt 16,15).
Questa domanda la fa anche a te.
Gesù te ne chiede la risposta per farti comprendere se lo conosci e lo ami per quello che è.
A questa domanda Pietro rispose: “Tu sei il Cristo” (Mc 8,29), parola greca che traduce quella ebraica “Messia”.
Gesù non è un Messia di ordine temporale come sarebbe stata la liberazione dal dominio dei romani.
Ma è il Messia di ogni uomo perché espia i peccati di ognuno che egli conosce personalmente e ama personalmente. Non è un uomo qualunque. Ma è Dio che si è fatto uomo.
Per cui puoi dire: “Cristo ha patito ed è morto per te. Ha voluto espiare i miei peccati”.
Non si è limitato a coprirli e a cancellarli, ma ha voluto anche meritarci la grazia, la santificazione, la partecipazione alla vita di Dio, in una comunione perfetta di amore e di vita con lui, che si attiva già nella vita presente.
Di qui la necessità di appropriarsi della redenzione di Cristo attraverso il battesimo per cui si viene riscattati dal peccato e dall’influsso del demonio e si diventa “concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19).
Di qui la necessità di quel secondo battesimo, come veniva chiamato in antico, che è la confessione sacramentale, per la quale non soltanto si viene purificati, ma anche santificati mediante l’infusione di una forza divina, la grazia.

5. E poi c’è l’eucaristia, che è il sacramento che manifesta visibilmente il motivo dell’incarnazione: portare ogni uomo alla comunione personale e diretta con Dio, a regnare insieme con lui perché presso gli antichi invitare una persona alla propria mensa era la stessa cosa che elevarla alla sua stessa dignità.
Sicché il cristiano prega non semplicemente come fa ogni creatura. Ma prega quasi come chi comanda perché con la preghiera rende presente e operante Gesù Cristo.
Ponendo la domanda sulla confessione e sull’eucaristia sei andato dunque al cuore della fede cristiana.
Forse tu hai dismesso da tempo la confessione sacramentale e anche la Santa Comunione con Cristo. Sicché gli sei diventato lontano e lo tratti come uno dei profeti.

6. Mentre Cristo è e deve essere il centro della tua vita perché “tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui” (Col 1,16).
Che tutto sia stato creato per mezzo di lui è facile comprenderlo: perché tutto è stato creato dalla Sapienza divina, e cioè dal Figlio (cfr. Gv 1,1-3).
Ma ciò che sconvolge la nostra vita nel senso migliore della parola è l’altra espressione: “tutto è stato creato o disposto in vista di lui” (Col 1,16).
Gesù Cristo, in quanto Dio, vuole o permette ogni evento perché ci parli di lui, ci porti a lui, ci unisca a lui e ci faccia vivere insieme con lui istante per istante.
Anche la frequentazione della ragazza musulmana è stata pensata da Cristo proprio per questo motivo: perché per mezzo di lei tu passassi ad una vita cristiana più matura e per farti comprendere che lui e solo lui è e deve essere il centro della tua vita.
Del resto Cristo manifestando la propria identità a nostro favore ha detto: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6).
Nessuno può fare una dichiarazione del genere all’infuori di lui perché tutti hanno la vita, ma solo lui è la vita.
Tutti possono conoscere la verità, ma solo lui è la verità.
Tutti possono conoscere la strada, ma solo lui è la strada che conduce a Dio, e conduce a Dio perché egli è Dio.

7. Pertanto, come desideri, allarga e approfondisci la tua conoscenza, ma di Gesù Cristo.
Maometto non è il tuo redentore, non ti ha mai conosciuto, non ti ha mai amato.
Cristo sì, ti ha conosciuto personalmente e personalmente ti ha amato, ha dato la vita per te.
E, risorto, ti conosce e ti ama come nessun altro. Continua a fare di tutto per te.
È accanto a te, facendo strada con te come con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,15).
È dentro di te se vivi in grazia, perché ha detto: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Sono contento che tu legga il Vangelo, perché leggere il Vangelo è la stessa cosa che incontrarsi con Cristo.
Mentre i tuoi occhi scorrono su quelle parole, Cristo ti sta davanti e ti parla, ti illumina e ti invita ad aprirgli il cuore perché vuole compiere con te e per te quello che in quel momento sta mettendo sotto i tuoi occhi.

8. Per concludere, aprigli il cuore mediante la confessione sacramentale. Hai bisogno di essere purificato da lui perché solo con il cuore puro si può penetrare nelle sue profondità e si può vedere Dio (cfr. 5,8).
E poi, purificato, santificato e reso amico di Cristo (cfr. 1 Cor 6,1), vai a fare la Santa Comunione dove Gesù ti attende per dirti: “Apri la tua bocca, la voglio riempire” (Sal 81,11).
Nessuno può fare per te quello che solo lui può fare.

Ti accompagno volentieri con la preghiera. Ti ho già ricordato in modo particolare nella Santa Messa.
Ti benedico e ti auguro ogni bene.
Padre Angelo

p.s.: ti consiglio di leggere anche queste due risposte pubblicate sul nostro sito:
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