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Quesito
Salve Padre Angelo,
sono Valentino, le avevo scritto altre volte in merito ad altre cose, volevo chiederle: quale lettura teologica ha, la Chiesa Cattolica, in merito all’islam? Come lo si può interpretare alla luce di Cristo? Ci sono documenti del Magistero in tal senso?
Grazie per la risposta, una preghiera reciproca.
Risposta del sacerdote
Caro Valentino,
1. la Chiesa ritiene che quella di Maometto, come del resto quella delle altre religioni non cristiane, eccezion fatta per l’ebraica, non sia una Rivelazione soprannaturale proveniente da Dio.
Pertanto il Corano, come gli altri libri o testi sacri al di fuori di quelli annoverati nella Sacra Scrittura, non sono Parola di Dio.
2. Inoltre ritiene che vi sia una differenza abissale tra Cristo, che i cristiani riconosco come Dio fatto carne e culmine della Rivelazione divina, e Maometto.
Questi riconosceva di essere un uomo e basta.
Gesù Cristo invece ha attestato di essere Dio e l’ha confermato con i fatti.
Pertanto fra Cristo e Maometto vi è una distanza infinita.
Cristo per noi non è semplicemente l’intermediario della nostra fede, come è Maometto nei confronti di Allah, ma è l’oggetto della nostra fede, perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9).
3. Fate queste doverose premesse la Chiesa rispetta, anzi stima chi sinceramente crede che il Corano sia una rivelazione di Allah a Maometto.
4. Due sono i documenti più recenti della Chiesa sui rapporti con il mondo islamico.
Il primo è del Concilio Vaticano II e precisamente nel decreto Nostra aetate.
Vi si legge: "La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.
Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è «via, verità e vita» (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose.
Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi" (NA 2).
5. Espressamente poi sulla religione musulmana afferma: “La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini.
Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce.
Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione.
Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati.
Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno" (NA 3).
6. Pertanto in atteggiamento sinceramente ecumenico il Concilio esorta a dimenticare il passato e a cooperare insieme per la promozione della giustizia e della pace:
“Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.
7. Il secondo documento magisteriale più vicino a noi che tratta dei rapporti tra Chiesa cattolica e islam è l’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium.
Qui il Papa scrive: “In quest’epoca acquista una notevole importanza la relazione con i credenti dell’Islam, oggi particolarmente presenti in molti Paesi di tradizione cristiana dove essi possono celebrare liberamente il loro culto e vivere integrati nella società.
Non bisogna mai dimenticare che essi, "professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale".
Gli scritti sacri dell’Islam conservano parte degli insegnamenti cristiani; Gesù Cristo e Maria sono oggetto di profonda venerazione ed è ammirevole vedere come giovani e anziani, donne e uomini dell’Islam sono capaci di dedicare quotidianamente tempo alla preghiera e di partecipare fedelmente ai loro riti religiosi.
Al tempo stesso, molti di loro sono profondamente convinti che la loro vita, nella sua totalità, è di Dio e per Lui.
Riconoscono anche la necessità di rispondere a Dio con un impegno etico e con la misericordia verso i più poveri” (EV 252).
8. E per favorire un vero dialogo e una mutua cooperazione scrive:
“Per sostenere il dialogo con l’Islam è indispensabile la formazione adeguata degli interlocutori, non solo perché siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro identità, ma perché siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni soggiacenti alle loro richieste e di fare emergere le convinzioni comuni.
Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica.
Prego, imploro umilmente tali Paesi affinché assicurino libertà ai cristiani affinché possano celebrare il loro culto e vivere la loro fede, tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali!
Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza” (EG 253).
9. Mi pare giusto concludere con le osservazioni di un riconosciuto esperto del mondo islamico, il padre gesuita Samir Khalil Samir, il quale a proposito di Dio dice che “è vero che i musulmani adorano un Dio unico e misericordioso”.
Ma le due concezioni di Dio non sono uguali.
“Nel cristianesimo Dio è Trinità nella sua essenza, pluralità unita dall’amore. È un po’ più che sola clemenza e misericordia. Abbiamo due concezioni abbastanza diverse dell’unicità divina.
Quella musulmana caratterizza Dio come inaccessibile. La visione cristiana dell’unicità trinitaria sottolinea che Dio è Amore che si comunica: Padre-Figlio-Spirito, oppure Amante-Amato-Amore, come suggeriva Sant’Agostino”.
10. Il Padre Gesuita ha poi sottolineato che è diverso il concetto di Dio misericordioso: “La misericordia nel caso dell’islam è quella del ricco che si china sul povero e gli concede qualcosa.
Ma il Dio cristiano è Colui che scende verso il povero per innalzarlo al suo livello; non mostra la sua ricchezza per essere rispettato (o temuto) dal povero: dona se stesso per far vivere il povero”.
Anche l’affermazione che "gli scritti sacri islamici conservano parte degli insegnamenti cristiani" (n. 252) è vera in un certo senso, ma può essere anche ambigua: “È vero che i musulmani riprendono parole o fatti dei vangeli canonici, ad esempio il racconto del l’Annunciazione si ritrova quasi letteralmente nei capitoli 3 (la famiglia di ‘‘Imr?n) e 19 (Mariam).
Ma più frequentemente il Corano s’ispira ai pii racconti dei Vangeli apocrifi, e non ne tirano il senso teologico che ci si trova, e non danno a questi fatti o parole il senso che hanno in realtà, non per cattiveria, ma perché non hanno la visione globale del messaggio cristiano”.
Precisa anche che “a dir il vero, Gesù non è oggetto di venerazione nella tradizione musulmana. Invece, per Maria, si può parlare di una venerazione, in particolare da parte delle donne musulmane, che volentieri vanno ai luoghi di pellegrinaggio mariano.
L’assenza di venerazione per Gesù Cristo si spiega probabilmente per il fatto che, nel Corano, Gesù è un grande profeta, famoso per i suoi miracoli a favore dell’umanità povera e malata, ma non è uguale a Maometto. Solo da parte dei mistici, si può notare una certa devozione, essi lo chiamano anche "Spirito di Dio".
In realtà, tutto ciò che si dice di Gesù nel Corano è l’opposto degli insegnamenti cristiani. Egli non è Figlio di Dio: è un profeta e basta. Non è nemmeno l’ultimo dei profeti perché invece il "sigillo dei profeti" è Maometto (Corano 33:40). La rivelazione cristiana è vista solo come una tappa verso la rivelazione ultima, portata da Maometto, cioè l’Islam”.
11. Padre Shamir ricorda anche che il Corano non solo nega la divinità di Cristo, ma anche la redenzione.
“Addirittura afferma che Gesù Cristo non è morto in croce, ma è stato crocifisso un suo sosia: "Non l’hanno ucciso, non l’hanno crocifisso, ma è sembrato loro" (Corano 4:157). In tal modo Dio ha salvato Gesù dalla cattiveria dei giudei. Ma così Cristo non ha salvato il mondo!”.
E dice che “il Corano cita Gesù perché pretende di completare la rivelazione di Cristo per esaltare Maometto. Del resto, vedendo quanto Gesù e Maria fanno nel Corano, ci si accorge che essi non fanno altro che applicare le preghiere e il digiuno secondo il Corano. Maria è certamente la figura più bella tra tutte quelle presentate nel Corano: è la Madre Vergine, che nessun uomo ha mai toccato. Ma non può essere la Theotokos; anzi, è una buona musulmana”.
Con questa documentazione puoi avere in mano qualche strumento che permetta di valutare ciò che di buono la Chiesa riconosce nell’Islam e anche alcuni punti nei quali la fede cristiana e cattolica diverge.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo