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Quesito
Gentilissimo Padre Angelo,
l’eventuale "sacrilegio" nel ricevere la Comunione sulla mano non consta nella violazione di norme che in realtà prescrivono questa procedura, quanto alla circostanza che particelle invisibili di Particola, quindi, parti del Corpo di Cristo, si disperdono sul pavimento per poi essere calpestate.
E’ questa l’astuzia satanica.
Il rispetto delle regole non centra nulla a mio parere.
Grazie
Giovanni
Risposta del sacerdote
Caro Giovanni,
1. il sacrilegio si può compiere sia per l’infrazione della norma sia per l’irriverenza nei confronti del Corpo e del Sangue del Signore.
Ora secondo la normativa attuale della Chiesa la Santa Comunione può essere ricevuta sia nella mano che in bocca.
Su questo punto dunque le cose sono pacifiche.
2. Rimane il problema dei frammenti della particola consacrata che vanno consumati, sia che rimangano tra le dita sia rimangano sul palmo della mano.
Del resto così fa anche il sacerdote quando purifica la pisside e la patena che hanno contenuto le particole consacrate.
Di fatto, soprattutto nella pisside, quando la si purifica, si notano molti frammenti che vengono raccolti nel calice attraverso il purificatoio e poi assunti insieme con l’acqua per purificare il calice che ha contenuto il vino consacrato.
Se venissero trascurate o peggio calpestate queste particelle visibili si compirebbe senza dubbio sacrilegio nei confronti dell’Eucaristia.
Purtroppo diversi fedeli su questo punto non sono minimamente edotti.
3. Tu mi parli invece di frammenti invisibili.
Ebbene, se sono invisibili si può dire che si sono corrotte le apparenze del pane. E, venendo meno le apparenze del pane, viene meno anche la presenza sacramentale del Signore.
Questo è il pensiero di san Tommaso.
4. Alla domanda se le specie sacramentali possano corrompersi così san Tommaso risponde: “Siccome il corpo e il sangue di Cristo succedono in questo sacramento alla sostanza del pane e del vino, qualora intervenga da parte degli accidenti un cambiamento insufficiente a corrompere il pane e il vino, con tale mutazione non cessano di essere presenti nel sacramento il corpo e il sangue di Cristo: sia che il cambiamento avvenga nelle qualità, per esempio, mediante una lieve alterazione del colore o del sapore del pane e del vino; sia che avvenga nella quantità, per esempio, mediante la divisione delle specie in parti che possono conservare in sé la natura del pane e del vino.
Se invece intervenisse un cambiamento così profondo che avrebbe corrotto la sostanza del pane e del vino, allora il corpo e il sangue di Cristo non rimangono più nel sacramento. E ciò tanto da parte delle qualità, come quando il colore, il sapore e le altre qualità del pane e del vino si guastano in modo tale che la sostanza del pane e del vino non lo sopporta; quanto da parte della quantità, qualora, per esempio, il pane venisse polverizzato, o il vino diviso in parti così minime da far scomparire le specie del pane e del vino” (Somma teologica, III, 77, 4).
Ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di presentare il pensiero di San Tommaso anche su questo punto.
Ti benedico e ti ricordo al Signore.
Padre Angelo