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Quesito

Rev. Padre Angelo,
sono un catechista che sto preparando i ragazzi (11 anni) alla Cresima (nel giro di 4 settimane).
Mi sono venuti forti dubbi sul ricevere i Sacramenti in "Grazia di Dio".
Ovviamente uno riceve il battesimo e la confessione non in stato di grazia (servono appunto per mettersi/rimettersi in Grazia e venivano detti "Sacramenti dei morti").
La Comunione ovviamente va ricevuta in Grazia (e non solo, ci si deve confessare qualora non lo si fosse e non basta il "proposito di confessarsi", anche se tale proposito, fatto seriamente, fa già tornare, di fatto, in Grazia) se no si fa addirittura un sacrilegio.
Come la mettiamo con la Cresima? Con l’Ordine Sacro (nei 3 gradi diacono-presbitero-vescovo)? Con il Matrimonio?
Chi non li riceve in "Grazia" commette sacrilegio? Serve la Grazia data dalla confessione (in stile condizione per ricevere la S. Comunione), o è sufficiente il pentimento e la relativa intenzione di non peccare? (So che gli effetti si recuperano comunque appena si torna in Grazia ma a me interessa il "sacrilegio o meno").
Il dubbio mi è venuto leggendo il catechismo di San Pio X (art 543) e quello uscito 20 anni fa a proposito dell‘‘unzione degli infermi: l’apostolo Giacomo dice che tale unzione "rimette i peccati", idem il catechismo moderno, quello di San Pio X dice che l’estrema unzione va ricevuta in Grazia.
Quindi eccezion fatta per la Comunione (che richiede la grazia e la confessione se non si era in Grazia)… in tutti gli altri sacramenti è sufficiente il "proposito" per non commettere sacrilegio? (Sempre che di sacrilegio si tratti… sulla Comunione c’è scritto in S. Paolo 1 Corinzi… sugli altri non c’è un chiaro riferimento scritturale sul "vietare": emblematico l’esempio che l’estrema unzione per l’apostolo Giacomo rimetta addirittura i peccati).
Può cambiare l’insegnamento della Chiesa sulla Comunione di anteporre la "confessione" se si è in peccato mortale o in futuro (e non sto parlando della polemica dei divorziati risposati perchè è chiaro che lì manca per definizione il "pentimento" dal momento che la sera torno a "giacere" con la partner illegittima) un papa potrà dire che è sufficiente il proposito di non ricadere in peccato?
Idem per la confessione (che come ironizzo coi ragazzi "non va fatta a rate" ma bisogna essere sinceri e dire tutto pena il sacrilegio e la nullità della confessione) potrà cambiare l’insegnamento della Chiesa sul confessare tutto in un’unica soluzione?
Infine nei film (di guerra) spesso si vede il cappellano dare l’assoluzione collettiva (anche mia nonna ne ha ricevuta una sotto i bombardamenti all’ospedale)… che valore ha tale assoluzione?
E’ valida l’assoluzione data dall’estrema unzione come suggerito dalla lettera di Giacomo?
Più studio il catechismo più mi vengono dubbi che spesso portano sulla via sbagliata (a contribuire a ciò c’è la grossolanità del catechismo Cei per bambini che non dice niente! e tratta i ragazzini come ebeti)… concludo con una battuta (vecchia) non è che veramente "l’ignoranza" è l’8 sacramento? L’unico che garantisce che "non lo sai – non fai peccato". Io ne sarei un degno ministro. Ovviamente scherzo… ma io quando spiego le cose ai bimbi voglio essere sicuro di quello che dico e più studio più vengono dubbi.
Le assicuro una preghiera (anzi 2)
La ringrazio dell’attenzione
Gabriele


Risposta del sacerdote

Caro Gabriele,
1. giustamente sottolinei che per accostarsi al sacramento del Battesimo e della Riconciliazione non si richiede lo stato di grazia perché compito di questi due sacramenti è proprio quello di far passare dalla morte alla vita spirituale. Ed è per questo che venivano e vengono chiamati sacramenti dei morti (spiritualmente).

2. Per gli altri sacramenti, dal momento che il loro compito è quello di aumentare la grazia o di unire ancor più vitalmente a Cristo, si richiede che i soggetto siano in grazia di Dio.
Come potrebbero aumentare la vita di grazia se la grazia non c’è?
Perciò i fedeli, consci di essere separati da Cristo col peccato mortale, prima di accostarsi al sacramento, devono riconciliarsi attraverso il sacramento della Penitenza o, nel caso di necessità, con un atto di contrizione, la quale include l’impegno di confessarsi quanto prima.
Accostarsi a Cristo, dirgli che si è in sintonia con lui quando la propria volontà è difforme dalla sua e lo si è positivamente offeso, è una bugia.
Ricevere il sacramento, in questo caso, equivale a profanarlo: gli si impedisce di comunicare la grazia e si commette un sacrilegio.

3. Per ricuperare lo stato di grazia, la Confessione è sempre da consigliarsi, ma dalla Chiesa è prescritta solo in ordine alla Comunione (can. 916).
Gli altri sacramenti infatti sortiscono sempre alcuni effetti, e la grazia sacramentale, una volta rimosso l’impedimento, può “reviviscere”.

4. Venendo adesso ai casi specifici da te presentati, ecco che cosa San Tommaso dice per la Cresima o confermazione:
“Come appare dal nome stesso, la confermazione si dà per confermare ciò che trova già esistente.
Quindi non dev’essere data a coloro che non hanno la grazia.
Perciò come non si conferisce ai non battezzati, così non si deve conferire agli adulti peccatori, se non quando siano stati ricondotti dalla penitenza allo stato di grazia. È la norma del Concilio di Orleans: "Si accostino alla confermazione digiuni, si ammoniscano di fare prima la confessione, perché nella mondezza siano in grado di ricevere il dono dello Spirito Santo".
E in questo caso la confermazione perfeziona l’effetto della penitenza, come anche del battesimo; poiché con la grazia conferita da questo sacramento il penitente ottiene una maggiore remissione dei suoi peccati.
– E se si accostasse alla confermazione un adulto in stato di peccato, ma senza averne coscienza o anche senza esserne perfettamente contrito, per la grazia conferitagli da questo sacramento egli conseguirebbe la remissione dei peccati” (Somma teologica, III, 72, 7, ad 2).
Pertanto la confessione è indicata dalla disciplina della Chiesa.
Sicché se uno fosse in peccato mortale e non avesse la possibilità di confessarsi, per ricevere la grazia legata alla Cresima è sufficiente la contrizione, anche se non è perfetta.
La contrizione però è vera se include il proposito della confessione, che va fatta quam primum.
La stessa cosa si può dire anche del Matrimonio e dell’Ordine sacro.

4. Adesso veniamo al sacramento dell’Unzione degli infermi, che è ordinato alla guarigione.
Ora, anche per la guarigione spirituale è necessario essere vivi. I morti non guariscono, ma possono soltanto risorgere.
Tuttavia se uno non può confessarsi perché è privo di sensi o per altri motivi l’unzione degli infermi gli procura la remissione dei peccati se c’è una qualche contrizione, come si è visto per la Confermazione.

5. Ecco di nuovo il pensiero di san Tommaso:
“Ogni sacramento è stato istituito per produrre un determinato effetto, benché secondariamente ne possa produrre anche altri. E poiché il sacramento "causa ciò che significa", il suo effetto principale va ricercato in ciò che esso stesso significa. Ora, questo sacramento è amministrato secondo il modo di una medicazione: come il battesimo secondo il modo di una abluzione.
Ma la medicina si usa per eliminare l’infermità. Perciò questo sacramento fu istituito principalmente per guarire dall’infermità del peccato: affinché, come il battesimo è una rigenerazione spirituale, e la penitenza una resurrezione spirituale, anche l’estrema unzione sia una guarigione o cura dello spirito. Ora, come la cura corporale suppone la vita fisica, così quella spirituale suppone nel paziente la vita dello spirito.
Quindi l’estrema unzione non è ordinata di per sé a eliminare i difetti che tolgono la vita spirituale, cioè il peccato originale e mortale, ma quelli che rendono l’uomo spiritualmente infermo e lo privano del vigore necessario a compiere le azioni della vita di grazia o di gloria. E tale difetto non è altro che una certa debolezza e inettitudine lasciata in noi dal peccato attuale e originale. Contro tale debolezza l’uomo viene corroborato mediante l’estrema unzione.
Siccome però tale energia viene dalla grazia, la quale è incompatibile col peccato, ne segue che, se essa trova nell’anima un peccato mortale o veniale, lo cancella quanto alla colpa, purché non vi sia ostacolo da parte di chi la riceve, com’è stato già detto anche dell’Eucarestia e della confermazione. Ecco perché anche S. Giacomo parla della remissione dei peccati in modo condizionale, quando afferma: "Se ha commesso peccati, gli saranno rimessi" quanto alla colpa. Infatti non sempre cancella il peccato, perché non sempre lo trova: mentre sempre elimina la suddetta debolezza, da alcuni chiamata "reliquie del peccato". (…)
In conclusione, l’effetto principale dell’estrema unzione è di cancellare le reliquie del peccato; mentre effetto secondario è di cancellare la colpa, quando c’è” (Somma teologica, Supplemento, 30,1).

6. Pertanto il catechismo di Pio X dice bene: il sacramento dell’Unzione degli infermi va ricevuto in grazia, perché per essere guariti si richiede di essere vivi.
Ed è per questo che normalmente il sacramento dell’unzione degli infermi viene preceduto dalla confessione sacramentale.
Ma se uno non potesse confessarsi, se è in qualche modo contrito, l’Unzione degli infermi gli rimette anche i peccati mortali, come si è visto per la Confermazione.
Ma poiché la contrizione richiede il proposito di confessarsi, se uno guarisce, è tenuto a confessare i peccati mortali, perché la loro accusa è di diritto divino.

7. L’assoluzione collettiva data per un pericolo comune di vita, come è successo parecchie volte durante la seconda guerra mondiale, rimette i peccati mortali se vi è qualche pentimento.
Ma anche qui, poiché la contrizione rimanda alla confessione, se poi si rimane in vita è necessario accusare i peccati mortali in una confessione individuale. Il motivo: perché l’accusa dei peccati è di diritto divino.

8. Mi auguro di avere fatto chiarezza.
Tuttavia io non me la prenderei con i Catechismi per i bambini. Perché alcune questioni, come quelle da te sollevate, le possono comprendere meglio gli adulti.
Vero è, purtroppo, che al Catechismo dei bambini il più delle volte non si dà seguito con altri Catechismi. E questo è un male.

Ti ringrazio per le due preghiere che mi hai promesso.
Anch’io faccio la stessa cosa con te e ti benedico.
Padre Angelo