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Quesito

Caro Padre Angelo,
La saluto fraternamente e Le auguro ogni bene.
Scrivo per porre una domanda che riguarda il diritto canonico (suppongo) e che ha acceso fra me ed alcuni amici non poche discussioni. Il tutto è partito quasi per gioco e ipotizzando "situazioni limite". Supponiamo che nel confessionale (spesso a grate) si sia seduto una persona che non è un sacerdote. Ammetto che tante volte, soprattutto nei santuari, c’è un certo via vai di preti e non si conoscono  tutti di persona. Bene, supponiamo che uno squilibrato si sostituisca ad un confessore e, nel confessionale, confessi e dia assoluzione ai fedeli. Eravamo tutti d’accordo sul fatto che l’assoluzione fosse invalida a causa del gravissimo peccato di simulazione di sacramento. Bene, che ne sarà dei peccati di quelle persone? Se non verranno mai a sapere della nullità del sacramento non li confesseranno più ad un secondo sacerdote. La risposta che riesco a darmi è che, se il pentimento che ha portato al accostarsi al confessionale, era sincero e vi erano le condizioni per ricevere l’assoluzione, non essendo a conoscenza della nullità del sacramento, essi si ritroveranno comunque in stato di grazia e ciò non pregiudicherà la loro condizione davanti al giudizio di Dio. ("Dio non è un fiscalista" disse una volta un frate…) Lei cosa ne pensa?


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. è chiaro che nel caso che mi hai prospettato l’assoluzione è del tutto invalida e che chi finge di darla compie un gravissimo sacrilegio.

2. Tu dici che il penitente, stanti le sue buone disposizioni, si ritroverà ugualmente in stato di grazia.
Questo non necessariamente è vero, almeno in un primo momento.
Infatti se il suo pentimento era motivato solo dalla paura di andare all’inferno o comunque da altri motivi che non fossero di contrizione perfetta, i peccati mortali che aveva commesso gli rimangono.
Infatti la contrizione imperfetta o attrizione, per quanto sia di origine soprannaturale e dia anche una grazia attuale, non provoca ancora nel penitente uno stato di grazia. In altre parole non è accompagnata dalla grazia santificante.

3. Solo la contrizione perfetta è accompagnata dalla grazia santificante.
Nell’eventualità del caso di contrizione perfetta i peccati accusati sono rimessi a motivo della contrizione, ma non ancora con l’assoluzione sacramentale.
Quest’assoluzione sarà implicita quando nella successiva confessione, fatta con un vero sacerdote, gli saranno rimessi tutti i peccati, anche quelli che in quel momento non vengono ricordati. E tra questi ci sono anche quelli confessati da uno che non era sacerdote.
E così tutto sarà eliminato.

4. Il medesimo discorso vale anche per chi era animato solo dall’attrizione o contrizione imperfetta.
Se anche nella successiva confessione fosse animato solo dall’attrizione, tuttavia attraverso l’assoluzione sacramentale l’attrizione viene perfezionata e diventa contrizione perfetta: ex attrito per absolutionem fit contritus (da attrito per mezzo dell’assoluzione diventa contrito).

5. Mi auguro che non succeda mai quanto mi hai ipotizzato.
Purtroppo però è già successo che qualcuno in luogo di villeggiatura, fingendosi prete, si sia presentato al parroco per dargli una mano e questi, senza l’avvertenza di appurare se fosse un vero sacerdote, gli abbia dato la facoltà di celebrare la Messa (invalida certamente) e anche di andare in confessionale.
Di questo è responsabile davanti a Dio anche il parroco il quale ha il dovere di chiedere a chi gli si presenta come prete il celebret, che è un tesserino vidimato dalla Curia, o dal suo Ordinario se è un religioso, per cui è riconosciuto come vero sacerdote.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo