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Quesito

Caro padre,
le voglio porgere questo mio dubbio a cui non riesco ad attribuire una risposta. Si può chiedere il perdono dei peccati altrui? Se sì, questi verranno perdonati come se quella persona avesse fatto un atto di dolore?
La prego di rispondere poiché mio padre non si sente molto bene in questi giorni e siccome conosco alcuni peccati mortali che ha commesso di cui non si è confessato volevo sapere se si poteva chiedere il perdono di quei peccati al posto suo perché non vorrei mai che una delle persone a me più care e preziose in assoluto finisse all’inferno.
La ringrazio in anticipo per la sua risposta che attendo con ansia


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. come è lecito e talvolta anche doveroso domandare grazie per gli altri, così possiamo domandare anche la grazia del perdono.
Tuttavia tale preghiera non sostituisce il pentimento da parte di chi ha peccato, né ha il potere di rimettere i peccati.
È una preghiera fatta perché il penitente si disponga a ricevere la grazia del perdono.

2. Niente, infatti, può sostituire l’atto di conversione, che è sempre un atto personale e soggettivo.
La nostra preghiera però può ottenere questa grazia.
A questo proposito mi piace ricordare quanto si legge nella vita di Santa Caterina da Siena.
Le capitò di vedere due uomini condotti al patibolo. Erano circondati da un nugolo di demoni.
Mentre i carnefici torturavano i corpi dei due condannati a morte, i demoni li spingevano a bestemmiare in maniera sempre più audace.
Caterina si mise a pregare e si propose di non dismettere la preghiera fino a quando non li avesse visti convertiti e salvati.
I demoni si infuriarono contro di lei, colpendola e minacciando addirittura di entrare dentro il suo corpo.
Caterina li disprezzò e non desistette dalla sua orazione.

3. Quando il carro entrò in città, i due condannati cambiarono all’improvviso atteggiamento: avevano visto Gesù Cristo flagellato, grondante sangue e con la carne lacerata.
All’improvviso chiesero la presenza di un sacerdote per confessarsi, riconobbero pubblicamente i loro peccati, anche quelli per i quali non erano stati condannati a morte.
Caterina continuò a rimanere in preghiera fino a quando non li vide entrare in paradiso.

4. Riportato questo fatto, vengo adesso alle motivazioni dottrinali.
Scrive San Tommaso d’Aquino: “Ora, noi dobbiamo desiderare il bene non solo per noi, ma anche per gli altri: ciò infatti rientra nei doveri di carità che siamo tenuti a esercitare verso il prossimo, com’è evidente dalle cose già spiegate.
Perciò la carità esige che noi preghiamo per gli altri.
Di qui le parole del Crisostomo: “A pregare per se stessi costringe la necessità; a farlo per gli altri stimola la carità fraterna. Ma presso Dio è più gradita la preghiera raccomandata dalla carità fraterna, che quella mossa dalla necessità”” (Somma teologica, II-II,83,7).

5. Venendo più vicini al nostro argomento San Tommaso dice: “Si deve pregare e per i peccatori, perché si convertano, e per i giusti, perché perserverino e progrediscano nella virtù.
Tuttavia quelli che pregano non vengono esauditi per tutti i peccatori, ma per alcuni” (Ib., ad 3). Alcuni, infatti, possono opporre resistenza all’azione salvifica di Dio. 

6. “Capita infatti talora che la preghiera fatta per gli altri non ottenga la grazia, anche se è fatta con pietà, con perseveranza, e per cose relative alla salvezza eterna, a causa dell’impedimento esistente da parte dell’interessato. In Geremia infatti si legge: “Anche se Mosè e Samuele stessero in preghiera davanti a me, io non mi piegherei verso questo popolo” (Ger 15,1).
Tuttavia la preghiera rimane meritoria per chi prega mosso dalla carità. Infatti a proposito delle parole del Salmo 35,13: “riecheggiava nel mio petto la mia preghiera” , la Glossa commenta: “cioè, sebbene essa non abbia loro giovato, io tuttavia non ho perduto la mia mercede””  (Ib., ad 2).

7. Mi piace anche ricordare la testimonianza biblica del giusto Giobbe, il quale sapendo che i figli banchettavano in occasione di determinate feste nelle case degli uni e degli altri, “pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore»” (G 1,5). Per questo “quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro. (…). Così era solito fare Giobbe ogni volta” (Ib.).
Pertanto oltre giova moltissimo per la salvezza eterna alcune persone la celebrazione della Santa Messa.
Da parte tua puoi andare a qualche Messa nei giorni feriali proprio per il bene dei tuoi cari

Augurandoti di perseverare sempre con questi buoni sentimenti, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. 
Padre Angelo