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Quesito

Salve, vorrei sapere, per favore, cosa vuol dire di preciso: “Confessate i vostri peccati gli uni agli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza” (Gc 5,16).
Vuol dire di confessarli ai sacerdoti in confessionale o proprio, alla lettera, a chiunque altro?
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. non vi è uniformità nell’interpretazione di questa affermazione di San Giacomo.
Alcuni come Origene (In Lev. Hom. 2), San Giovanni Crisostomo (De sacerdotio, l. 2, n. 6), Pietro lombardo, Alessandro di Hales, Sant’Alberto magno, San Bonaventura, San Tommaso, San Roberto Bellarmino, Cornelio a lapide… ritengono che l’apostolo San Giacomo parli della confessione sacramentale.
Va notato che qui San Giacomo parla di chi è malato. Per il suo bene vengono chiamati i presbiteri: “Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti” (Gc 5,14-16). 
Sembra dunque che vi sia una connessione tra i presbiteri e la confessione.

2. Altri invece pensano che si tratti di una confessione fatta per spirito di umiltà ai fratelli al fine di stimolarsi a vicenda nel pentimento dei propri peccati e per ottenere aiuto dalle loro preghiere.

3. Il biblista domenicano Marco Sales scrive: “Benché la prima sentenza ci sembri più probabile e da preferirsi, si deve però confessare che essa non è certa e che la seconda sentenza ha pure valide ragioni in suo favore”.
La Bibbia di Gerusalemme annota: “La confessione delle colpe, qui unita alla preghiera, è raccomandata al malato (v. 15), ma è richiesta a ogni cristiano, specialmente nel contesto della liturgia. Qui non c’è alcuna precisazione riguardo alla confessione sacramentale”.

4. Va precisato che non è su questa affermazione di San Giacomo che si fonda la dottrina della chiesa sul sacramento della penitenza.
Il Concilio di Trento dice che questo sacramento è stato “istituito principalmente quando, risorgendo dai morti, Gesù soffiò sui suoi discepoli dicendo: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi (Gv 20,22-23)” (DS 1670).

5. Anche San Tommaso non fonda l’istituzione del sacramento della penitenza sul passo di San Giacomo.
Dice infatti: “San Giacomo parla presupponendo l’istituzione divina della confessione.
E poiché tale istituzione della confessione da farsi ai sacerdoti era stata compiuta quando il Signore diede loro nella persona degli Apostoli il potere di rimettere i peccati, come risulta dal Vangelo di Giovanni, le parole di San Giacomo vanno intese nel senso di un ammonimento a confessarsi dai sacerdoti” (Supplemento alla Somma teologica, 8, 1, ad 1).

6. E aggiunge: “La grazia che viene conferita nei sacramenti discende dal capo alle membra.
Quindi ministro dei sacramenti in cui si conferisce la grazia, può essere soltanto chi può esercitare una funzione ministeriale sul corpo vero di Cristo.
Ciò appartiene solo al sacerdote che ha la facoltà di consacrare l’Eucaristia.
Quindi, poiché nel sacramento della penitenza viene conferita la grazia, solo il sacerdote è ministro di questo sacramento.
Perciò a lui soltanto va fatta la confessione sacramentale, dovuta ai ministri della Chiesa” (Ib., 8, 1).

7. E dice anche: “Con il peccato veniale l’uomo non viene separato né da Dio né dai sacramenti della Chiesa. E così per la sua remissione egli non ha bisogno né di una nuova infusione di grazia, né di essere riconciliato con la Chiesa. Per questo non è necessario che si confessino i peccati veniali al sacerdote: poiché la stessa confessione fatta a un laico è un sacramentale (pur non essendo un perfetto sacramento) e un atto compiuto nella carità; ora, azioni di questo genere, quali il battersi il petto e segnarsi con l’acqua benedetta, sono fatte appunto per rimettere il peccato veniale” (Ib., 8, 3).
Tuttavia la confessione dei peccati veniali fatta al sacerdote nella confessione non è soltanto un sacramentale, ma un Sacramento.
E pertanto è più efficace perché viene sempre donato un aumento di grazia.

Con l’augurio di poter sempre frequentare con regolarità e con frutto questo sacramento, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo