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Quesito
Caro Padre Angelo,
sul sito amicidomenicani.it ho sempre trovato le risposte che cercavo, ma ad una non sono riuscito a trovare risposta.
Sono un ragazzo di 19 anni fidanzato con una ragazza da più di un anno. Siamo entrambi cristiani cattolici praticanti e in quanto tali ci impegniamo a mantenere il nostro rapporto nella castità.
Leggendo il Catechismo della Chiesa Cattolica si capisce che: "Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citati la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali." [ccc 2396]
Ora, andando a cercare la definizione del termine "fornicazione" sull’enciclopedia on-line Treccani, è scritto:
"Il termine masturbazione […] si riferisce a una forma di autoerotismo, consistente in una stimolazione ritmica e volontaria degli organi genitali che produce piacere sessuale."
Ipotizzando che con questo termine si indichino anche le pratiche in cui ci si stimola a vicenda all’interno della coppia (eterosessuale) e non le sole pratiche di auto-erotismo, ciò che non riesco a comprendere è cosa si intenda per "piacere sessuale". Ci si riferisce al raggiungimento dell’orgasmo o si intende anche l’eccitamento sessuale provocato volontariamente ma senza voler raggiungere l’orgasmo?
E’ quindi da considerarsi non-lecito toccare gli organi genitali del compagno/a senza voler arrivare a provare l’orgasmo? Perché?
Nel caso sia sbagliato, è da considerarsi peccato capitale o veniale? Si può accedere al sacramento dell’Eucarestia o è necessario prima riconciliarsi?
Può consigliarmi delle letture per approfondire l’argomento? (es. passi della Bibbia, Catechismo o altri testi)…
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. per andare sul sicuro in materia tanto delicata mi riferisco a uno dei più seri, equilibrati e indiscussi autori nel settore della teologia morale.
Si tratta del padre Dominicus Maria Prümmer, domenicano, docente all’Albertinum di Friburgo (Svizzera).
Ti traduco dal latino quanto questo grande teologo ha scritto.
Così puoi leggere di prima mano un testo autorevole che ti dica qualcosa in merito al problema che mi hai posto.
2. “In senso stretto e proprio la lussuria viene definita così: disordinata inclinazione verso la dilettazione venerea.
La dilettazione venerea è quella commozione carnale che nasce dalla gioiosa commozione e alterazione degli organi che servono alla generazione e che attinge il suo sommo grado nel congiungimento carnale o nella polluzione.
Viene chiamata dilettazione venerea perché gli antichi pagani era soliti rappresentare Venere come la dea di questo piacere.
È necessario ricordare che questa dilettazione venerea va del tutto distinta dai piaceri sensibili e organici e molto di più dalla dilettazione spirituale.
La dilettazione venerea è lecita quando viene osservato il retto ordine della ragione (il disegno di Dio). Dal Creatore infatti è stato stabilito che questa dilettazione non è mai lecita e non è mai secondo retta ragione se non nel legittimo uso del matrimonio” (Manuale theologiae moralis, II, 681).
3. “Si distingue una lussuria consumata e una lussuria non consumata.
La prima produce la dilettazione venera completa, e cioè sazia la natura poiché conduce la voluttà al suo ultimo termine. Con altre parole è uguale a quella che suole capitare nell’atto della generazione.
La lussuria non consumata si distingue in peccati interni, ad esempio con la sensazione o con il desiderio del piacere lussurioso, e in peccati esterni, come ad esempio il toccarsi lussurioso” (Manuale theologiae moralis, II, 681).
4. Dopo aver esposto il suo pensiero sulla malizia della lussuria consumata e di quella non consumata (che tralascio perché si tratta di intere pagine) D. Prümmer giunge a parlare dei peccati esterni di lussuria non consumata. Ed è il nostro caso.
Riprendo allora la traduzione parola per parola:
“Si chiamano peccati di lussuria non consumata quei peccati nei quali non avviene la polluzione. Sono di un duplice genere: moti carnali e atti di impudicizia” (Manuale theologiae moralis, II, 689).
5. Dopo aver parlato dei moti carnali che nascono da cause fisiologiche o morali come i discorsi o i pensieri impuri, Prümmer giunge finalmente a parlare del toccarsi gli organi genitali. Ed ecco di nuovo le sue testuali parole:
“Toccare studiosamente e senza necessità gli organi genitali di un’altra persona adulta di solito comporta un grave pericolo di dilettazione venerea e e perciò è gravemente illecito” (Manuale theologiae moralis, II, 694).
6. Come avrai notato, D. Prümmer dice che si tratta di un atto gravemente illecito per il pericolo della disordinata dilettazione venerea.
Il caso che tu mi poni non riguarda il pericolo della dilettazione venerea, ma la cercata dilettazione venerea che in questo caso è disordinata perché è dissociata dalla finalità cui Dio l’ha destinata.
Hai dunque ottenuto la risposta che chiedevi.
Quando Prümmer parla di gravemente illecito significa che si tratta di peccato grave e che è necessaria la confessione prima di fare la Santa Comunione.
7. Ma desidero aggiungere un’altra considerazione.
I gesti di cui mi parli non sono necessari per dirsi che ci si vuole bene. Anzi, finiscono per insabbiare la purezza dell’amore a scapito di quel volare molto in alto e di quell’avvicinarsi sempre di più a Dio che è il senso generale dei comandamenti.
Non dobbiamo mai dimenticare che i comandamenti non sono semplicemente un codice morale, ma sono dono che il Signore ci ha fatto per non diventare schiavi della nostra concupiscenza e per rimanere interiormente liberi.
Ecco le parole con le quali Dio li ha introdotti prensentadoli a Mosè: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me” (Es 19,4).
Derogare dai comandamenti è la stessa cosa che autocondannarsi a una cattività interiore e a una prigionia dei sensi analoga all’oppressione che il popolo d’Israele aveva sperimentato in Egitto.
8. Pertanto ti esorto a conservarti interiormente libero.
Il tuo amore non perderà nulla, ma potrà continuamente elevarsi verso l’alto e potrai comprendere che il senso del vostro amarvi è quello di amare sempre più il Signore e stargli uniti.
Ti assicuro per questo la mia preghiera e il mio ricordo nella S. Messa.
Ti benedico.
Padre Angelo