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Quesito
Caro Padre,
ho bisogno di chiarezza riguardo la gravità di un peccato da me commesso. Prima vorrei esporle brevemente la mia vita così da aiutarla a capire: sono nato e cresciuto in una famiglia con forti valori cristiani però fino a 3 anni fa la mia vita era orientata al mondo.
Realizzai dopo un lungo periodo di riflessione e meditazione che dovevo cambiare, perchè più continuavo in quella vita (amicizie, abitudini, …) più stavo male, mi sentivo spiritualmente vuoto e insoddisfatto. Feci la mia confessione di conversione ed iniziai la mia nuova vita. Lungi da me l’essere perfetto infatti, da circa un anno e mezzo, mi capita di cedere agli impulsi sessuali con la masturbazione. Per un certo tempo sono riuscito ad essere forte e a resistere ma poi non ce l’ho fatta più. Al principio presi la cosa alla leggera, ma proseguendo la mia formazione religiosa col Catechismo della Chiesa Cattolica, arrivai alla distinzione dei peccati e scoprii che la masturbazione è considerata grave. Fui preso da un enorme spavento e mi confessai pochi giorni dopo. La cosa però si è ripetuta ed ogni volta venivo preso da una certa angoscia, vivendo male la confessione. Voglio precisare che non ho mai fatto la Comunione in presenza di tali peccati.
Quello che ora mi dà da pensare è la risposta che ho ricevuto un mese fa da un confessore, riguardo un episodio accaduto durante il mese precedente. Mi disse: "La masturbazione è peccato grave solo se è il fine ultimo della tua giornata. Se trascuri tutto e tutti per quello”. Aggiunse: "Chiediti sempre e comunque l’origine dei peccati che cosa li ha causati". Sinceramente fui sollevato perché gli episodi hanno frequenza variabile da 3 giorni a un mese e più. Non sempre ai pensieri seguono le azioni, però non posso non pensare alle parole del Catechismo. Io conosco e condivido gli insegnamenti di Dio riguardo la sessualità, sono vergine ed ho l’intenzione di avere un rapporto sessuale solo dopo sposato, sempre se Dio ha predisposto questa vita per me e rispetto le donne in quanto esseri umani creati da Dio (quindi mai userei una donna per soddisfare in miei impulsi). Cerco il più possibile di evitare di sguardi immodesti, soprattutto in questo periodo estivo. Non faccio uso di pornografia in alcun modo (quella è già un peccato grave di per sé).
Alla luce di ciò che le ho detto e dopo aver riflettuto sulla mia situazione, vorrei delle risposte alla seguente domanda: – Se rispetto e condivido gli insegnamenti di Dio sulla sessualità, perchè non riesco a contenermi
Grazie
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. mi complimento con te per il desiderio di perfezionamento nella conoscenza della dottrina cristiana e nella tua vita personale.
Fai bene a leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica. È questo il punto immediato di riferimento per conoscere l’insegnamento della Chiesa sulle verità rivelate e sulla morale cristiana.
2. Quanto hai letto sulla masturbazione è corrispondente alla verità. Si tratta di un peccato grave, e cioè mortale. E per questo hai sempre fatto bene a non fare mai la Santa Comunione dopo essere caduto in tale peccato, nonostante i consigli sbagliati. “Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato”.
Anche in questo si manifesta la correttezza della tua vita.
3. E adesso vengo al consiglio sbagliato, stavolta dato dal confessore.
Ti ha detto che è peccato grave quando diventa il fine ultimo della tua giornata.
Mi sai dire allora in quali casi una persona commetta un vero peccato mortale?
Questo prete dimentica che il più delle volte si pecca contro il sesto comandamento non per malizia, ma per debolezza.
Magari uno non ha alcuna intenzione di commettere atti impuri. Ma poi si avvertono sensazioni, capitano sguardi, si sentono discorsi e alla fine uno si lascia trascinare giù.
4. Anche Davide, quando commise il peccato di adulterio con Betsabea, non aveva mica predeterminato che quell’atto fosse il fine ultimo della sua giornata. Stava passeggiando sulla terrazza di casa sua. Vide una donna che faceva il bagno, la fece chiamare e compì un adulterio.
È stato un peccato di fragilità. Si è lasciato trascinare nel momento della tentazione.
Dire fragilità non significa che sia stato un peccato di poco conto, perché si trattava di un peccato mortale.
L’occasione è stata offerta dalla fragilità, ma l’atto in se steso è grave.
Allo stesso modo di tanti latri peccati che capita di fare: anche contro la carità. A volte nascono discussioni improvvise, si va avanti con le prole, ci si offende gravemente. Non lo si era mica predeterminato. Ma è capitato così.
Pensa anche a chi bestemmia o a chi andando a forte velocità causa un incidente e uccide una persona. Quell’incidente non era affatto il fine ultimo della propria giornata. È stato causato da un’imprudenza. Un’imprudenza: ma che effetto!
5. Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor ha ricordato che “si ha peccato mortale anche quando l’uomo, sapendo e volendo, per qualsiasi ragione sceglie qualcosa di gravemente disordinato. In effetti, in una tale scelta è già contenuto un disprezzo del precetto divino, un rifiuto dell’amore di Dio verso l’umanità e tutta la creazione: l’uomo allontana se stesso da Dio e perde la carità. L’orientamento fondamentale, quindi, può essere radicalmente modificato da atti particolari. Senza dubbio si possono dare situazioni molto complesse e oscure sotto l’aspetto psicologico, che influiscono sulla imputabilità soggettiva del peccatore. Ma dalla considerazione della sfera psicologica non si può passare alla costituzione di una categoria teologica, quale appunto l’ "opzione fondamentale", intendendola in modo tale che, sul piano oggettivo, cambi o metta in dubbio la concezione tradizionale di peccato mortale” (VS 70).
6. In riferimento alla tua esplicita domanda “Se rispetto e condivido gli insegnamenti di Dio sulla sessualità, perché non riesco a contenermi?” ti rispondo con quello che ha detto san Paolo: “Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra” (Rm 7,18.23).
7. Circa gli sguardi: fai bene ad essere circospetto. Il Signore ci ha messo in guardia anche da questo quando ha detto “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna” (Mt 5,29).
Ti assicuro la mia preghiera perché il Signore ti faccia progredire sempre più non solo nella conoscenza ma anche nella perfezione della vita cristiana e ti faccia santo.
Ti benedico.
Padre Angelo