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Quesito
Caro padre Angelo,
le scrivo per porle un quesito in campo di morale sessuale. Io sono un ragazzo giovane (20 anni) e per questo sono stato impegnato in relazioni con diverse ragazze e mi sono trovato ad affrontare diversi problemi, riconducibili però a due: il dilemma derivante dal mantenimento della castità e quello concernente l’uso di metodi contraccettivi. Ora, io sono cattolico e deciso a non peccare, pertanto assolutamente contrario a legami tra uomo e donna basati sui soli atti sessuali e sul piacere fisico che essi comportano; relazioni purtroppo sempre più frequenti, anche tra i miei stessi amici. Eppure mi chiedo, nel caso in cui un ragazzo o un uomo ami davvero la sua compagna, e lei faccia altrettanto, nel caso in cui entrambi non vogliano metter su una relazione disordinata e basata sulla sola fisicità ma che guardino all’atto sessuale come espressione dell’amore che c’è tra essi, sarebbe comunque peccato, diciamo così, scendere in intimità?
Io ad esempio avevo una ragazza ancora più cattolica di me: faceva la catechista; si recava in pellegrinaggio in vari luoghi di culto; andava regolarmente a Messa e così via. Insomma, credo si potesse definire la classica "pia donna". Chiaramente dunque, nessuno dei due voleva offendere Dio coi propri comportamenti, ma spesso sentivamo la voglia di avere rapporti sessuali dai quali decidevamo poi di astenerci. Ma il vero tarlo per me, il dubbio che mi ossessiona in ogni mia relazione è proprio questo: è necessario astenerci anche quando entrambi i partners si amano davvero e magari, come in questo caso, sono anche cristiani e dunque non ricercano affatto, mi passi l’espressione, "il sesso per il sesso", ma lo ricercano solo come espressione dell’amore "spirituale" tra i due? Certo lei potrebbe rispondermi che il vero amore spirituale dovrebbe per ciò stesso poter fare a meno di quello "fisico" e dunque anche del sesso, e se vero condurre all’unione sacra del Matrimonio. E ciò è giustissimo. Ma d’altro canto è anche vero che noi non siamo puri spiriti, non siamo angeli alla maniera di S. Tommaso, di pure forme prive di ogni materialità. Noi siamo invece unione indissolubile di anima e corpo ed è chiaro che in rapporti così profondi da interessare tutta la nostra persona ognuna delle parti di cui siamo composti voglia la sua parte. Io ovviamente non voglio dare solo al corpo togliendo all’anima (scrivo in linguaggio dicotomico per farmi capire meglio), lungi da me, sarebbe sbagliato, ma in una relazione come quella che le ho descritto non si potrebbe dare a entrambi amandosi sempre e solo spiritualmente ma senza per questo rinunciare ai rapporti sessuali, ma anzi, guardando a questi come non derivanti dal puro bisogno fisico, ma come espressione fisica di un amore spirituale? (E badi bene che utilizzo il condizionale proprio perché non so ancora cosa pensare a proposito di ciò e desidero da lei un chiarimento). Se non si può, mi piacerebbe davvero molto che lei me ne spiegasse il motivo. Io stesso ad esempio sono nato nel vincolo del Matrimonio, ma sono stato concepito prima, nel periodo in cui i miei avevano già deciso di sposarsi e dunque forse per questo guardavano all’atto sessuale nei modi in cui gliel’ho descritto e non come del puro "sesso" e basta.
Le faccio i miei più vivi e sentiti complimenti per il servizio che sta dando: non può sapere quanto sia utile e da quanto tempo lo stessi cercando.
Pregherò il Signore nostro Dio affinché le doni la forza, la salute, la perseveranza e il tempo necessari per mandarlo ancora avanti.
Un caro saluto.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. proprio qualche giorno fa ho scritto che il primo edificio in cui due fidanzati devono abitare è un edificio spirituale.
Dicevo anche che se l’edificio materiale lo si può prendere in affitto già bello costruito e magari anche arredato, qui no: l’edificio spirituale possono costruirlo solo le due parti.
Quest’edificio spirituale consiste nell’intesa dei pensieri, dei gusti, degli orientamenti di vita, della fede…
Indubbiamente è l’impresa più bella all’interno della vita di una coppia di giovani. In questo confronto si è disposti a rivedere le proprie idee, a rinunciare a determinati piaceri, a cambiare addirittura certi comportamenti. L’amore è una leva potente e fa superare grandi difficoltà.
2. Tu mi chiedi se a questa bella intesa, come a suo coronamento e sigillo, si possa aggiungere anche la relazione carnale. E nel caso contrario quale ne sia il motivo.
3. Prima di dire sì o no, guardiamo alla natura dell’atto sessuale, perché nella sua stessa natura esprime un linguaggio che dobbiamo ascoltare per capire quale sia la portata di quell’atto.
Ora è fuori di dubbio che quando ci si unisce con le facoltà sessuali ci si unisce non in qualunque modo, ma con le facoltà ordinate a suscitare la vita. Quell’atto dunque è procreativo nella sua stessa struttura e non perché lo dico io o lo dice la Chiesa.
E questo è così vero che quando è stata raggiunta questa finalità, l’atto viene meno da solo. Non si può perseverare in quell’unione in eterno.
Pertanto la prima cosa che dobbiamo osservare è che quell’atto è potenzialmente procreativo.
Compierlo prima di essere sposati è la stessa cosa che esporre un figlio a non avere la garanzia di un padre e di una madre stabilmente congiunti in matrimonio. E per questo è un atto di grave irresponsabilità.
4. Compiuta da due persone umane, l’unione sessuale viene caricata di ulteriori valori, che sono tipici della persona umana.
Con quel gesto due persone desiderano donarsi in totalità, una totalità che coinvolge almeno nei desideri tutta quanta la propria vita.
Negli animali quest’aspetto non è presente. Vi è solo la finalità procreativa.
Ma tra persone umane, questi atti assumono di loro propria natura altri significati, come quello del dono totale e irrevocabile di sé.
Troviamo qualcosa di analogo anche in altri settori della vita, come ad esempio nel mangiare. Quest’attività ha essenzialmente un significato nutritivo. Ma quando è compiuta da persone umane, pur conservando il significato nutritivo, si carica di altri valori, come quelli della condivisione e della dimostrazione di affetto.
5. Ora vedi bene che prima del matrimonio l’unione carnale non può essere compiuta secondo il suo vero significato.
Di fatto viene volutamente vanificata la finalità procreativa. E questo per diminuire l’irresponsabilità dell’atto, che comunque rimane sempre grave.
Ma nello stesso tempo, proprio perché viene compiuto mediante contraccezione, viene a mancare la totalità del dono. E con questo si esclude positivamente di donare all’altro la totalità di sé, nella quale è compresa la propria capacità di diventare padre e madre.
Sicché quell’atto, che di natura sua esprime un amore così grande da mettersi in gioco in vista di un amore ancora più grande, qual è quello per cui ci si immola per la generazione e l’educazione di un figlio, diventa semplicemente un atto di gratificazione vicendevole, dove peraltro si esclude di donarsi in totalità.
6. Né si può dire: mai noi abbiamo già raggiunto l’intesa spirituale, abbiamo già costruito l’edificio spirituale, manca solo il sì del matrimonio che è una pura formalità.
Quel sì non è una pura formalità perché finché non lo si è pronunciato si ha la piena consapevolezza di essere liberi davanti a Dio e davanti alla società. Il legame indissolubile comincia solo dopo quel sì.
7. Arrivati a questo punto capisci come mai Giovanni Paolo II definisse menzognero l’atto sessuale fuori del matrimonio.
E lo capisci da te stesso perché quell’atto è volontariamente privato dei suoi contenuti essenziali: la finalità procreativa e la totalità del dono.
Di fatto è un’alterazione del disegno di Dio sulla sessualità umana.
Come potrebbe portare alla santificazione e all’unione con Dio quando si rifiuta apertamente il suo disegno salvifico, non ci si fida della sua legge e non ci si lascia condurre da Lui?
8. Mi dici che tu sei stato concepito prima del matrimonio.
È vero che i tuoi genitori avevano già deciso di sposarsi, ma sono convinto che il tuo concepimento non fosse programmato. È avvenuto perché la natura dell’atto porta a questo. I tuoi genitori hanno accettato il rischio della maternità e della paternità. E una volta avvenuta ne hanno tratto le conseguenze.
Ma quante volte succede che si finisce nell’aborto o nell’abbandono della donna incinta o in nozze affrettate e non maturate!
Se i tuoi genitori si fossero sempre comportati in maniera casta, non avrebbero affrettato il momento dell’unione sessuale: avevano atteso anni, potevano attendere ancora tre o quattro mesi.
Con questo non voglio colpevolizzarli. Essi stessi a suo tempo avranno riconosciuto l’errore e certamente se ne saranno confessati.
9. Vorrei che al termine di questa lunga disquisizione rimanesse chiaro che quegli atti sono atti coniugali, perché propri e tipici delle coniugi, di persone che si sono sposate.
Fuori del quadro coniugale o matrimoniale, perdono anche il significato di amore autentico, di donazione totale e irrevocabile.
10. Sono certo che mi avrai seguito e mi avrai capito.
Sicché desidero concludere con un atto di ammirazione e di adorazione della legge di Dio, l’unica sempre vera amica dell’uomo e della donna e del loro amore, l’unica per la quale non si ha mai da pentirsi né nel tempo né nell’eternità.
E lo faccio riproponendo un passo del Salmo 119,96-106:
“Di ogni cosa perfetta ho visto il limite, ma la tua legge non ha confini.
Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando.
Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici, perché sempre mi accompagna.
Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti.
Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti.
Tengo lontano i miei passi da ogni via di male, per custodire la tua parola.
Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu ad istruirmi.
Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca.
Dai tuoi decreti ricevo intelligenza, per questo odio ogni via di menzogna.
Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.
Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia”.
Lo Spirito Santo che ha mosso l’autore di queste parole ad esprimersi così, muova anche il tuo cuore perché sempre e senza alcuna cautela si abbandoni fiduciosamente al Signore, alla sua salvifica volontà, alla sua fedeltà nel volerti sempre il massimo di felicità e di bene.
Ti ringrazio molto per quanto mi hai scritto al termine della tua email: “Le faccio i miei più vivi e sentiti complimenti per il servizio che sta dando: non può sapere quanto sia utile e da quanto tempo lo stessi cercando.
Pregherò il Signore nostro Dio affinché le doni la forza, la salute, la perseveranza e il tempo necessari per mandarlo ancora avanti”.
Anch’io pregherò per te perché possa vivere nella sua pienezza la legge del Signore ed essere ovunque testimone del suo amore e della sua fedeltà.
Ti saluto vivamente e di cuore ti benedico.
Padre Angelo