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Quesito

Gentile Padre Angelo,
Le pongo una domanda semplice.
Se un fedele non è in stato di grazia non può accostarsi all’eucaristia.
Lo stato di grazia si recupera con un atto di contrizione perfetta, il che implica l’intenzione di confessarsi il prima possibile. Se dunque un fedele compie tale atto e, giunto per tempo a messa, segue la funzione e si comunica, ma solo per poi andare subito dopo la messa dal sacerdote a confessarsi, commette sacrilegio?
Grazie per la disponibilità


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sai bene che la domanda ha solo la parvenza della semplicità e somiglia alle domande fatte dai capi del popolo per trarre in inganno Gesù.

2. È vero che lo stato di grazia si ricupera con un atto di contrizione perfetta.
Ma la contrizione perfetta è tale solo se il cuore del fedele si conforma in tutto e in maniera sincera alla volontà del Signore.
Ora è vero che nella volontà del Signore è previsto che vi sia almeno implicitamente il proposito di andarsi a confessare.
Ma nella volontà del Signore rientra anche che ci conformiamo in tutto alle disposizioni della Chiesa, la quale ripetutamente ha ribadito che non ci si può accostare alla santa Comunione senza la previa confessione dei peccati gravi.

3. Al Concilio di Trento si è discusso se la necessità della confessione dei peccati mortali prima della S. Comunione fosse di diritto divino.
Il Concilio non si pronunciò, sebbene molti Padri lo volessero. Prevalse la tesi di affermare che si tratta almeno di consuetudine della Chiesa.
Dopo aver ricordato le parole di san Paolo: «Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1 Cor 11,29) e il suo precetto: «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso» (1 Cor 11,28), il Condilio dice:
“La consuetudine della chiesa dichiara che quell’esame è necessario perché nessuno, consapevole di essere in peccato mortale, per quanto possa ritenersi contrito, si accosti alla santa eucaristia senza avere premesso la confessione sacramentale.
Il santo sinodo stabilisce che questa norma debba essere sempre osservata da tutti i cristiani, anche dai sacerdoti obbligati alla celebrazione in ragione del loro ufficio, a meno che non manchino di un confessore. Se poi, per necessità, il sacerdote celebrasse senza essersi prima confessato, si confessi al più presto” (DS 1647).

4. Il Concilio parla chiaro perché e dice che la contrizione, per quanto la si consideri perfetta, non basta: “nessuno, consapevole di essere in peccato mortale, per quanto possa ritenersi contrito, si accosti alla santa eucaristia senza avere premesso la confessione sacramentale”.
Ammette un’unica eccezione: quella del sacerdote che in ragione dell’ufficio deve celebrare la Messa e gli manca il confessore.
Ma in questo caso, deve confessarsi al più presto. In passato si diceva comunemente: entro tre giorni.

5. La parola consuetudine non deve trarre in inganno, come se si trattasse di qualcosa di poco importante, perché è di consuetudine della Chiesa anche il battesimo ai bambini e il suffragare le anime dei defunti.
San Tommaso dice che “la consuetudine della Chiesa, che sempre e in tutto deve essere seguita, ha la massima autorità. Poiché lo stesso insegnamento dei Santi Dottori Cattolici riceve la sua autorità dalla Chiesa. E quindi si deve stare più all’autorità della Chiesa, che a quella di S. Agostino, di S. Girolamo, o di qualunque altro dottore” (S. Tommaso, Somma teologica, II-II,10,12).

6. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ribadisce questa dottrina: “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla comunione” (CCC 1385) e richiama anche il Codice di Diritto Canonico, can. 916.
Giovanni Paolo II nell’enciclica Ecclesia de Eucharistia dice: “Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale»” (n. 36).
E nel medesimo documento fa proprie le parole di san Giovanni Crisostomo: “Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi” (Omelie su Isaia 6, 3).

7. Anche in Reconciliatio et Poenitentia Giovanni Paolo II ricorda che si tratta della consuetudine della Chiesa: “E la consuetudine della Chiesa dimostra che quella prova è necessaria, perché nessuno consapevole di essere in peccato mortale, per quanto si creda contrito, si accosti alla santa eucaristia prima della confessione sacramentale. Che, se si trova in caso di necessità e non ha modo di confessarsi, faccia prima un atto di contrizione perfetta” (RP 27).
Questo testo lascia intravedere che quanto il Concilio di Trento permetteva ai sacerdoti che per dovere di ufficio dovevano celebrare la Messa, si possa applicare anche ai fedeli. Ma deve esserci l’urgenza di fare la S. Comunione e la mancanza di confessore.
Ora questa urgenza non c’è quando si tratta di fare la S. Comunione nelle domeniche o anche a Pasqua.
Vi è urgenza invece, ad esempio, quando si deve consumare l’eucaristia perché il sacerdote è venuto meno dopo la consacrazione. In questo caso il fedele, se si trova in peccato grave, premessa la contrizione perfetta, può fare la S. Comunione che include il proposito di confessarsi al più presto.

8. Fatte queste premesse, ricordando che non c’è vera contrizione se la volontà del fedele non è in tutto conforme agli insegnamenti del Signore e al magistero della Chiesa, ne segue questa conclusione: fare la Santa Comunione senza confessione dei peccati gravi, al di fuori della vera urgenza e per quanto uno si creda contrito, è peccato grave, è profanazione di un sacramento e pertanto è sacrilegio.

Sono contento tuttavia che mi abbia posto questa domanda.
Mi auguro che la risposta porti luce a molti che hanno le idee confuse in una materia così santa e importante per la nostra vita cristiana.
Ti assicuro un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo