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Quesito
Carissimo padre
Volevo farle una domanda sulla diversità di cronologia che c’è tra i Sinottici e Giovanni.
Nei Sinottici l’ultima cena di Cristo è fatta alla sera di Giovedì, quindi per gli Ebrei era cominciata già la Pasqua, quindi Gesù mangiò la Pasqua con i suoi apostoli.
Ma se fosse stato così verrebbe che Gesù e i ladroni siano stati crocefissi il giorno di Pasqua, cosa che, francamente trovo poso plausibile. Poi tutta la vicenda del "processo" e dell’interrogatorio di Pilato sono avvenuti nel giro di una notte. Giovanni da ampio respiro alla cosa e si comprende molto meglio come siano andate effettivamente le cose.
Anche un giovane professore di Nuovo Testamento al Seminario è di questa opinione.
Lei cosa ne pensa?
Grazie padre perla Sua sempre graditissima risposta qualunque essa sia.
Le faccio i miei auguri di un Santo Natale a Lei e a tutti i suoi confratelli.
Mauro
Risposta del sacerdote
Caro Mauro,
non so se i nostri visitatori leggendo la tua mail abbiano compreso il contenzioso.
Provo a spiegarlo nei termini più semplici.
1. San Giovanni precisa bene che la pasqua quell’anno cadeva di sabato.
Nel suo Vangelo ricorda che Gesù è stato crocifisso nel giorno della parasceve, che corrisponde al venerdì.
E precisa anche che il giorno seguente non era un sabato qualunque, perché coincideva con il giorno di Pasqua: “Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via” (Gv 19,31).
Gesù dunque consumò l’ultima cena il giovedì santo.
Anche per gli altri evangelisti Gesù consumò la cena il giovedì santo.
In che cosa consiste dunque il problema?
2. Il problema nasce dal fatto che trattandosi della cena pasquale tale cena dovesse essere fatta la sera di Pasqua.
Ora dal momento che per gli ebrei il giorno cominciava dopo il tramonto del sole, la sera di Pasqua avrebbe dovuto essere il venerdì.
L’ora in cui si sgozzavano gli agnelli doveva essere il tramonto del sole.
Ma si permetteva di iniziare già dalle tre del pomeriggio perché l’agnello doveva essere immolato dai sacerdoti e dai leviti solo nel tempio, a Gerusalemme.
Dopo l’immolazione gli ebrei tornavano alle loro case e cominciavano i preparativi per consumare la cena di notte. La cena non doveva procrastinarsi oltre le due dalla mezzanotte.
Ma quell’anno la Pasqua capitava di sabato e poiché le leggi del sabato impedivano di fare tutti i lavori connessi alla cena, era invalsa la prassi – almeno presso alcuni (i sadducei) – di anticipare la cena di un giorno.
3. Ecco che cosa si legge nell’Evangelo di Gesù Cristo del Padre M.J. Lagrange, fondatore dell’Ècole biblique di Gerusalemme:
“Se non volevano rinunciare ad alcuno dei lo due principi di far l’immolazione al crepuscolo e di non violare il sabato, non rimaneva che il partito di immolare gli agnelli un giorno prima.
Con ciò non si anticipava di un giorno la festa ma solamente si veniva a mettersi in regola col sabato, salvo a mangiare l’agnello al momento voluto, la sera dell’indomani.
Tuttavia alcuni continuavano a credersi in obbligo di mangiare nello stesso giorno l’agnello immolato; e i Galilei, quali provinciali e però più ligi alle antiche usanze, avevano conservato forse questa pratica, di maniera che Gesù non li avrebbe in alcun modo meravigliati col proporre di fare la Pasqua al tredici, dal momento che il sabato cadeva in quell’anno ai 15 di Nisan.
Ma se si mangiava l’agnello pasquale la sera del 13 ci sembra evidente che ciò dovesse farsi con pani azzimi, non fosse altro per non snaturare il rito pasquale (Es 12,8).
Si era dunque avanzata di un giorno la festa ma da alcuni gruppi solamente, né la tale diversità aveva l’importanza che noi ci immaginiamo. (…).
D’altra parte i sacerdoti, che non potevano bastare a tanti sacrifici non si sarebbero rifiutati di immolare gli agnelli dei Galilei, sopratutto quando questi avessero visto la luna nuova un giorno prima e quando anticipassero, a giudizio di quei di Gerusalemme, solo per non lavorare in giorno di sabato.
Quanto agli abitanti di Gerusalemme che si attenevano alle norme dettate dai loro capi religiosi, per quell’anno la festa non cominciò se non il venerdì sera, mentre Gesù con i suoi discepoli si assise alla cena pasquale la sera del giovedì.
D’altronde i discepoli erano così persuasi di quel loro diritto che fin dal mattino di quel giorno, detto da s. Marco il primo giorno degli azzimi in cui si immolava la Pasqua, cioè l’agnello pasquale, prendono da se stessi l’iniziativa: “Dove vuoi, gli dicono, che andiamo a fare i preparativi per mangiare la Pasqua?”. Non si poteva andare a Betania giacché il rito lo si doveva compiere a Gerusalemme. Occorreva quindi procurarsi una sala abbastanza capace, volendo Gesù avere con sé i dodici durante quella sera” (pp. 488-489).
Con questa spiegazione mi pare che tutto torni chiaro e che non ci sia diversità tra i Sinottici e San Giovanni.
Ti ringrazio di avermi offerto l’occasione di presentare tale questione ai nostri visitatori, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo