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Quesito
Caro Padre Angelo,
desidero un chiarimento.
In Esodo 20 Dio dona il Decalogo, fra i comandamenti il 5° dice: non uccidere.
In Esodo 21 vi è una serie di mancanze fatte dall’uomo in cui Dio (sempre che sia proprio Lui) dice “sia messo a morte”, come mai questo comportamento?
Si rischia di entrare nel Marcionismo, quasi mi rifiuto di credere che Dio abbia dato tali punizioni.
Io ho una mia risposta, Dio ha dato il decalogo al popolo di Israele, l’uomo dopo che ha ricevuto i 10 comandamenti ha estrapolato le norme comportamentali del popolo con le relative punizioni che comprendono anche la pena di morte, sappiamo infatti che in quell’epoca esistevano vari codici legislativi sociali , questa è una mia interpretazione.
Lo stesso dicasi “votate allo sterminio, uccidete uomini, donne, bambini”, siamo sicuri che quell’ordine lo ha dato Dio?
Oppure era usanza del tempo che se un popolo vinceva uccideva i superstiti per evitare un’eventuale vendetta.
La ringrazio
Salvo
Risposta del sacerdote
Caro Salvo,
1. secondo la sacra Scrittura la vita appartiene a Dio (cfr. 1 Cor 6,19) ed è di Dio (“siamo del Signore” Rm 14,8).
Per questo a nessuno è lecito togliere la vita a se stesso o ad un’altra persona.
Solo Dio è il Signore che ha “la potestà sulla vita e sulla morte” (Sap 16,3).
Egli ha tutelato questo suo inviolabile diritto con il comandamento “non uccidere” (Es 20,13).
2. È stato notato che il termine uccidere nel Decalogo viene espresso in ebraico con il verbo razas, che letteralmente si riferisce all’ammazzare, all’assassinio.
In genere questo verbo non viene impiegato quando si tratta di uccidere il nemico o di eseguire la pena di morte su un colpevole.
Esso si riferisce direttamente all’innocente, come emerge nel caso di Acab e di Gezabele, i quali vengono rimproverati da Elia di aver assassinato Nabot e di avergli poi usurpato la vigna (1 Re 21,19).
Così pure in Dt 27,24 si legge: “Maledetto chi uccide il suo prossimo indifeso (altri traducono: in segreto)”.
3. Il divieto della pena di morte nell’Antico Testamento sarebbe stato del tutto anacronistico dal momento che tutte le legislazioni la prevedevano.
Anzi, a proposito di Antico Testamento va rivelato che la pena di morte era prevista anche per mancanze di carattere religioso, come la violazione del sabato e molto più per la bestemmia.
Chi compiva tali peccati da se stesso si comportava da persona che si estrometteva dal popolo dell’Alleanza.
4. Pertanto è del tutto priva di fondamento la tua ipotesi: Dio avrebbe escluso in ogni caso l’omicidio, ma poi gli uomini avrebbero manipolato il testo, prevedendo l’uccisione di un colpevole per svariati casi.
Per fare un’affermazione del genere bisognerebbe suffragarla con una documentazione.
L’interpretazione scientifica di un testo non è frutto della fantasia.
Inoltre i “manipolatori” avrebbero dovuto cambiare non solo la formulazione del 5° comandamento ma anche di tanti altri passi dove si comanda la pena di morte per non entrare in contraddizione. La pena di morte era prevista e comandata in diversi casi: per l’idolatria (Es 22,19), la bestemmia (Lev 24,15), la profanazione del sabato (Es 31,14), i peccati contro i genitori (Es 21,15), per l’adulterio e altri disordini sessuali (Lev 20,10ss), per peccati contro il prossimo: “Chi avrà percosso un uomo con la volontà di ucciderlo, sia messo a morte” (Es 21,12).
Non possiamo pensare che gli antichi fossero così rozzi da manipolare il testo rendendo evidente la manipolazione.
Infine vi erano diverse tradizioni che tramandavano il testo sacro a memoria. Anche sotto questo aspetto c’era un controllo vicendevole.
E poi gli ebrei avevano una tale venerazione per la parola di Dio che non passava neanche per l’anticamera della fantasia il pensiero di mutare anche una sola delle parole che ritenevano ispirate o dette addirittura da Dio.
5. Questo non significa che si debba essere a favore della pena di morte.
Perché nell’Antico Testamento, insieme alla sua legittimità, vi sono affermazioni che lette alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione vivente della Chiesa fanno comprendere che quest’istituzione va superata.
6. Già per Caino, che si era macchiato dell’orribile delitto della morte del fratello, Dio aveva detto: “Chiunque ucciderà Caino, subirà la vendetta sette volte” (Gn 4,15).
E nel libro del Levitico si legge: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello… Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv 11, 21-26; 12,19).
Queste semplici citazioni rendono inconsistente l’affermazione di Marcione secondo il quale il Dio dell’Antico Testamento sarebbe stato crudele e dispotico.
Gesù, poi, parlando della nuova giustizia che relaziona al prossimo con un cuore nuovo, dice: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna” (Mt 5,21-22).
7. Certo fanno difficoltà alcuni passi in cui nell’Antico Testamento si ordina lo sterminio dei nemici, comprese donne e bambini.
Ma non dobbiamo uscire dalla mentalità dell’epoca dove dappertutto vigeva la legge del taglione tanto per i singoli quanto per le collettività.
Per questo le guerre nell’Antico Testamento sono interpretate come un castigo inflitto da Dio a determinate popolazioni a causa di gravi perversioni.
8. Ad esempio: la Bibbia di Gerusalemme dice che il cannibalismo era praticato da alcuni popoli antichi (cfr. nota a Sap 12,5).
Per questo si legge in Sap 12,3-7: “Tu odiavi gli antichi abitanti della tua terra santa, perché compivano delitti ripugnanti, pratiche di magia e riti sacrileghi. Questi spietati uccisori dei loro figli, divoratori di viscere in banchetti di carne umana, iniziati in orgiastici riti, genitori carnefici di vite indifese, tu li hai voluti distruggere per mano nei nostri antenati, perché ricevesse una degna colonia di figli di Dio la regione da te stimata più di ogni altra” (Sap 12,3-7).
E per tale ragione la Bibbia di Gerusalemme a proposito delle piaghe che colpirono gli egiziani annota: “Qui ci si trova dinanzi a una specie di taglione divino” (nota a Sap 11,4-14) o alle legge inesorabile del contrappasso: “Perché capissero che con quelle stesse cose per cui uno pecca, con esse è poi castigato” (“per quae peccavit, per haec et torquetur”, Sap 11,16).
Il tema del contrappasso è ripreso diverse volte nella sacra Scrittura, dove ad esempio si afferma: “Quanti vissero ingiustamente con stoltezza tu li hai tormentati con i loro stessi abomini” (Sap 12,23 e anche 16,1 e 18,4 e molti altri passi).
8. In chiave spirituale questi passi apparentemente difficili della parola di Dio vanno interpretati così: nella nostra vita dev’essere eliminato tutto ciò che non è secondo Dio fin nei minimi dettagli perché nella Gerusalemme celeste “non entrerà nulla d’impuro” (Ap 21,27).
E se non provvediamo a purificarci di qua, dovremo purificarci in ogni caso di là.
9. Pertanto non occorre a pensare a manipolazioni.
Il testo sacro è quello che abbiamo sotto i nostri occhi.
Proprio il fatto che alcune espressioni a tutta prima possono scandalizzare sta a testimoniare che non c’è stata alcuna manipolazione e nessuna edulcorazione per non urtare le varie sensibilità.
Ti ringrazio per la mail che ha fornito l’occasione per ribadire di nuovo l’autenticità dei testi sacri che ci sono stati tramandati.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo