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Il giorno 31/mag/05, alle 12:46, Pietro Demattei ha scritto, ne riportiamo il testo dell’email dopo averne richiesto il permesso al mittente, crediamo che attraverso le risposte a questi quesiti possano ricevere chiarimenti anche i visitatori del sito:
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Caro Padre Angelo,
mi chiamo Pietro e sono uno studente universitario cattolico interessato ad approfondire i contenuti della propria fede.
Mi rivolgo a lei per porle due domande che mi stanno molto a cuore , sui quali purtroppo ho un po’ di confusione dovuta anche – spiace ammetterlo , ma è così – a spiegazioni contraddittorie ed antitetiche ricevute da diversi sacerdoti.
1) La prima riguarda lagrandequestione del peccato originale e dei primi 3 capitoli della Genesi . Fin da bambino, in virtù di una sana educazione cattolica ricevuta in famiglia , ho sempre creduto all’esistenza reale di Adamo ed Eva e ad una concezione del peccato originale visto come disubbidienza a Dio dei primi 2 esseri umani , in conseguenza del quale- per “trasmissione” generazionale , da Adamo ed Eva a tutta l’umanità odierna- tutta la stirpe umana avrebbe perso lo stato di grazia primigenio , andando incontro a morte , dolore , corruzione,peccati.
Questo ho sempre creduto, finchè il mio prof. di religione al liceo – prima – e alcuni parroci in varie catechesi ed omelie – dopo – non mi inculcarono il fatto che i racconti della Genesi andavano letti come una “favolettapoetica “ , che nessun Adamo era mai esistito ( Adamo significa “ uomo “ , cioè rappresenta tutti gli uomini , l’umanità ) , che il mistero della creazione umana doveva essere adattato alle teorie evoluzionistiche ( fermo restando il progetto di Dio che “ guida” l’evoluzione), e che il peccato originale non consisteva in una primitiva disubbidienza a Dio ma in uno stato di “finitezza” e corruttibilità proprio di ogni uomo ( di tutte le epoche) , quasi una “tendenza al peccato” latente nella stessa natura umana.
Lì per lì la cosa non mi toccò più di tanto; accettai queste nuove versioni senza farmi troppi problemi,ancheperchè, pur pregando ed andando a Messa regolarmente , non avevo molto interesse ad approfondire questi temi.
Il problema si pose circa 5 anni fa ,quando , in concomitanza del Giubileo , volli cominciare – da autodidatta – un percorso di formazione di base che mi consentisse di crescere realmente nella fede.
Leggendo il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica ed alcuni documenti del Vaticano II ( come per es. la “ DeiVerbum” ) ho scoperto allora che questi testi parlavano di “progenitori” e di trasmissione diretta del peccato originale dai progenitori fino a noi.Misonreso conto allora di aver ricevuto un insegnamento corretto dai miei familiari e poco ortodosso – o quasi- dai sacerdoti che ho incontrato.E’realmente successo questo?
In particolare, le chiedo:
a)quando il Catechismo parla di “progenitori” intende precisamente Adamo ed Eva oppure intende una generica “prima comunità “ umana?
b)è verità di fede il fatto che tutta l’umanità sia derivata da un’unica coppia primordiale ( monogenesi ) oppure è possibile ammettere la sua derivazione da più coppie primordiali?In questo secondo caso ( poligenesi ) però,come spiegare il peccato originale per trasmissione dai progenitori a noi ?Esistono documenti del magistero degli ultimi 50 anni che chiariscono questo punto?
c) volendo coniugare a tutti icosti laBibbia con la teoria evoluzionistica ( che , nel corso di questi anni di letture , ho visto essere molto meno certa – e scientificamente provata – di quanto non dicessero i miei prof. del liceo e i miei parroci ) come dobbiamo porci rispetto alla suddetta questione? Data per scontata l’evoluzione fisica da ominidi ad uomo, il passaggio aquest’ultimo potrebbe essersi verificato – secondo me – in modo discontinuo con l’infusione , ad opera di Dio , dell’anima in un ominide che in questo modo sarebbe diventato il primo uomo : è accettabile una ipotesi di questo tipo ?
d) infine,senza voler essere polemico nei confronti dei miei insegnanti e sacerdoti : può essere definita ortodossa un’interpretazione del peccato originale come quella che ho ricevuto da essi ? A me sembra,per es. , che una tale teoria ponga la presenza del peccato e della morte come condizione naturale primigenia dell’uomo , ammettendo così implicitamente la non-perfezione del progetto divino sulla creatura umana ; in altre parole , l’uomo non sarebbe stato creato da Dio in stato di grazia ed in piena comunione con Lui ( se intendiamo il peccato già “in atto” in ogni uomo) , ma con un “difetto di fabbricazione” , oppure ( intendendo il peccato originale come tendenza al peccato , e quindi peccato in potenza ) questa concezione sminuirebbe l’importanza del Battesimo (perchèlavare un neonato da una colpa se essa –di fatto- non sussiste ? ) e ridurrebbe anche tutta la successiva “ storia della Salvezza “ culminata nella Redenzione ad opera diGesùCristo.
2) La seconda questione riguarda invece l’interpretazione della Bibbia,ed in particolare dell’intero libro della Genesi.
Qual’è , secondo la Chiesa , l’interpretazione corretta che dobbiamo dare all’Antico Testamento , ed in particolare al libro della Genesi? In altre parole:dobbiamo ritenere valida una lettura storica – letterale oppure no? Cosa può essere letto come storico,realmente accaduto ( come i Vangeli , per es. ) e cosa no?Qual’è il criterio per discernere ? In particolare,episodi come il diluvio universale o la torre di Babele sono realmente accaduti nei termini descritti dalla Bibbia ?
Su questi temi ho molta confusione,dovuta a letture spesso contrastanti.
Saprebbe consigliarmi un buon libro per chiarirmi questi dubbi interpretativi e per avviarmi ad una lettura corretta,secondo il Magistero , della Sacra Scrittura ?
Mi rendo conto di aver posto molte domande,ma confido nella sua disponibilità e pazienza.
Attendo con fiducia una sua risposta e la ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti,
Pietro Demattei – Tortona ( AL )
Risposta inserita nel forum il 6 giugno 2005
Caro Pietro,
innanzitutto ti chiedo scusa per il ritardo con cui ti rispondo.
In secondo luogo, siccome le domande che mi poni sono molteplici, ti risponderò a scaglioni. Pertanto rimani pure in attesa di ulteriori integrazioni.
Per ora rispondo ai tuoi primi due quesiti:
1. Quando il Catechismo parla di “progenitori” intende precisamente Adamo ed Eva oppure intende una generica “prima comunità” umana?
Risposta: E’ vero che la parola Adamo significa in maniera generica uomo.
Ma da questo non si può concludere che all’inizio ci sia stato un insieme di persone, e di più non derivanti da un unico ceppo.
Dal testo sacro risulta evidente che Dio parla con uno, anzi con due, perché si rivolge a anche ad Eva, e cioè a tutti e due i nostri progenitori.
2. E’ verità di fede il fatto che tutta l’umanità sia derivata da un’unica coppia primordiale (monogenesi) oppure è possibile ammettere la sua derivazione da più coppie primordiali?
Divido la risposta in due punti:
– Quando si usa l’espressione “verità di fede” in genere ci si riferisce a dogmi.
Ma questo non significa che tutto ciò che non è stato definito come dogma sia opinabile.
Esiste un duplice magistero infallibile.
Il primo è legato al magistero straordinario (pronunciamenti ex cathedra, e cioè dogmi, e pronunciamenti di un Concilio).
Il secondo è legato al magistero ordinario che può essere altrettanto infallibile. Per questo puoi vedere che cosa dice la costituzione del Concilio Vaticano II Lumen Gentium al n. 25.
Esiste poi un magistero ordinario del papa, che si esprime a vari livelli (Costituzioni apostoliche, encicliche, esortazioni apostoliche, lettere, discorsi), al quale è necessario prestare l’ossequio della mente e della volontà.
– Ebbene sul problema del monogenismo e del poligenismo non abbiamo nessun pronunciamento dogmatico. Tuttavia abbiamo alcuni interventi autorevoli.
Il primo è di Pio XII, con l’enciclica Humani generis del 12.8.1950.
I punti salienti sono i seguenti:
1. Dopo Adamo non sono esistiti su questa terra uomini che non abbiano avuto origine da lui per generazione naturale come progenitore di tutti.
2. Adamo non è simbolo di una moltitudine di progenitori.
3. Questo perché ne va di mezzo la dottrina rivelata del peccato originale, che viene trasmesso come eredità di una natura non più integra.
Ma ecco il testo preciso:
“I figli della Chiesa non godono affatto della medesima libertà a proposito dell’altra ipotesi, cioè del cosiddetto poligenismo, perché i cristiani non possono seguire quella teoria i cui assertori opinano che dopo Adamo sono esistiti su questa terra veri uomini che non hanno avuto origine per generazione naturale da lui come progenitore di tutti, oppure che Adamo è simbolo di una moltitudine di progenitori. Questo perché non si scorge nessuna possibilità di conciliare quest’ipotesi con quanto insegnano le fonti della verità rivelata e gli atti del magistero della Chiesa sul peccato originale, che deriva da un peccato veramente commesso da Adamo personalmente e che si trova come proprio in tutti, a cui è trasmesso per generazione (cf Rm 5,12-19) (DS 3897).
Vi è poi un altro intervento del magistero recente ed è la Professione di fede o Credo di Paolo VI (30 giugno 1968). Questa Professione di fede è vincolante per tutti i credenti. Paolo VI non ha detto nulla di nuovo, ma ha ripreso e riesposto diverse affermazioni del magistero precedente.
Ecco i numeri che riguardano i tuoi quesiti.
“16. Crediamo che tutti hanno peccato in Adamo, il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto sì che la natura umana, comune a tutti gli uomini, decadde in una condizione tale da portare le conseguenze del suo fallo.
Non è più quello stato nel quale la natura umana all’inizio sussisteva nei nostri progenitori, che erano costituiti in santità e giustizia, e nel quale l’uomo era esente dal male e dalla morte. Per cui a tutti gli uomini viene trasmessa questa natura così decaduta, privata del dono della grazia di cui prima era adorna, ferita nelle sue stesse forze naturali e soggetta al dominio della morte, ed è per questo motivo che ogni uomo nasce nel peccato. Seguendo il concilio di Trento, riteniamo dunque che assieme alla natura umana viene trasmesso il peccato con la generazione e non per imitazione ed è proprio di ciascuno”.
“17. Crediamo che il nostro Signore Gesù Cristo con il sacrificio della croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, sicché è vera la sentenza dell’apostolo: «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20)”.
“18. Confessiamo di credere in un solo battesimo, istituito da nostro Signore Gesù Cristo per la remissione dei peccati, e che il battesimo deve essere conferito anche ai bambini, che non hanno ancora potuto commettere peccato, affinché, privati della grazia soprannaturale nella nascita, rinascano nell’acqua e nello Spirito santo (cf Gv 3,5) alla vita divina in Cristo Gesù”.
Per ora mi fermo qui. Penso che ce ne sia già abbastanza per una prima puntata. Così i nostri visitatori sono più facilitati a leggerci.
A presto.
Padre Angelo Bellon, o.p.
Risposta inserita il 16 giugno 2005
Caro Pietro,
desidero rispondere ora ad un’altra domanda, tra quelle che mi hai posto nella lettera del 31 maggio.
È la seguente: “volendo coniugare a tutti i costi la Bibbia con la teoria evoluzionistica (che , nel corso di questi anni di letture , ho visto essere molto meno certa – e scientificamente provata – di quanto non dicessero i miei prof. del liceo e i miei parroci ) come dobbiamo porci rispetto alla suddetta questione? Data per scontata l’evoluzione fisica da ominidi ad uomo, il passaggio a quest’ultimo potrebbe essersi verificato – secondo me – in modo discontinuo con l’infusione, ad opera di Dio, dell’anima in un ominide che in questo modo sarebbe diventato il primo uomo : è accettabile una ipotesi di questo tipo?”
Ti rispondo così:
1. Il 22 ottobre 1996 Giovanni Paolo II ha inviato un messaggio all’Assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, nel quale ricorda che il tema dell’origine della vita e dell’evoluzione “interessa vivamente la chiesa, dal momento che la Rivelazione, per parte sua, contiene degli insegnamenti circa la natura e l’origine dell’uomo».
Giovanni Paolo II dice che i contrasti fra la dottrina della fede e una teoria scientifica che accoglie l’ipotesi dell’evoluzione non sono insuperabili, purché certi punti fermi vengano rispettati da una parte e dall’altra.
Dice il Papa: «Nella sua enciclica Humani generis (1950), il mio predecessore Pio XII aveva già affermato che non vi era opposizione fra l’evoluzione e la dottrina della fede sull’uomo e sulla sua vocazione, a condizione di non perdere di vista qualche punto fermo».
«Tenendo conto dello stato delle ricerche scientifiche dell’epoca e delle esigenze proprie della teologia, l’enciclica Humani generis considerava la dottrina dell’evoluzionismo come un’ipotesi seria, degna di un’indagine e di una riflessione approfondite, tanto quanto l’ipotesi opposta. Pio XII aggiungeva due condizioni di ordine metodologico: che non si adotti questa opinione come se si trattasse di una dottrina certa e dimostrata e come se si potesse fare totalmente a meno della Rivelazione nelle questioni che essa solleva».
Poco sotto, Giovanni Paolo II va più in là e dice che l’ipotesi dell’evoluzionismo oggi non è solo un’ipotesi:
«Al giorno d’oggi, dopo mezzo secolo dalla pubblicazione dell’Enciclica, nuove conoscenze conducono a riconoscere nella teoria dell’evoluzione più di una ipotesi. È in effetti notevole che questa teoria si sia progressivamente imposta alla mente dei ricercatori, in seguito a una serie di scoperte, fatte nelle diverse discipline del sapere. La convergenza, in nessun modo ricercata o provocata, dei risultati di lavori condotti indipendentemente gli uni dagli altri, costituisce di per se stessa un argomento significativo in favore di questa teoria».
Successivamente il Papa prende atto che negli ultimi cinquant’anni l’attività scientifica della grande maggioranza dei ricercatori si è di fatto orientata sempre più decisamente in senso evoluzionista.
2. Il problema più grosso è quello riguardante la comparsa dell’uomo, la quale non si può spiegare semplicemente come frutto dell’evoluzione.
L’uomo infatti è dotato di un’intelligenza che gli permette di avere una conoscenza superiore del cosmo e di entrare in un rapporto di conoscenza e di amore con Dio.
Giovanni Paolo II, facendo propria la dottrina del Concilio, ricorda che l’uomo fin dall’inizio è stato pensato in relazione a Cristo risorto: «Nel mistero di Cristo risorto ci vengono rivelate tutta la profondità e tutta la grandezza di questa vocazione (Gaudium et spes, 22).
E dice: “È in virtù della sua anima spirituale che l’intera persona, fin nel suo corpo, possiede una tale dignità.
Pio XII aveva sottolineato questo punto essenziale: se il corpo umano ha la sua origine dalla materia vivente a lui preesistente, l’anima spirituale è immediatamente creata da Dio (“animas enim a Deo immediate creari catholica fides nos retinere iubet”, Enc. Humani generis, AAS 42, 1950, p. 575).
Di conseguenza, le teorie dell’evoluzione che, in funzione delle filosofie che le ispirano, considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia vivente o come un semplice epifenomeno di questa materia sono incompatibili con la verità dell’uomo. Esse sono d’altronde incapaci di fondare la dignità della persona».
Dice ancora Giovanni Paolo II: «Con l’uomo, noi ci troviamo dunque di fronte a una differenza di ordine ontologico, di fronte a un salto ontologico, si potrebbe dire».
3. «Le scienze dell’osservazione descrivono e misurano con precisione crescente le molteplici manifestazioni della vita e le inscrivono nella linea del tempo. Il momento del passaggio allo spirituale non è oggetto di un’osservazione di questo tipo, che può nondimeno svelare, a livello sperimentale, una serie di segni molto preziosi della specificità dell’essere umano…
Nel concludere desidero ricordare una verità evangelica che potrebbe illuminare con una luce superiore l’orizzonte delle vostre ricerche sulle origini e sullo sviluppo della materia vivente. La Bibbia, in effetti, contiene uno straordinario messaggio di vita. Caratterizzando le forme più alte dell’esistenza, essa ci offre infatti una visione di saggezza sulla vita. Questa visione mi ha guidato nell’enciclica che ho dedicato al rispetto della vita umana e che ho intitolato precisamente Evangelium vitae.
È significativo che, nel Vangelo di S. Giovanni, la vita designi la luce divina che Cristo ci trasmette. Noi siamo chiamati ad entrare nella vita eterna, ossia nell’eternità della beatitudine divina.
Per metterci in guardia contro le tentazioni che ci assediano, nostro Signore cita le parole del Deuteronomio: “l’uomo non vive di solo pane, ma… vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (8, 3; Mt 4, 4)».
4. Sembra di capire che se Dio ha tratto l’uomo da materia preesistente, infondendo l’anima spirituale, ha trasformato anche la stessa materia. Qui sta il salto ontologico: esso tocca non solo l’infusione dell’anima spirituale, ma anche la trasformazione stessa del corpo, che in quel momento diventa corpo umano.
A questo si deve aggiungere che l’uomo è stato creato in una situazione di santità originaria, dalla quale decadde. Questa dottrina è stata ribadita dal Concilio Vaticano II, il quale nella Costituzione Dei Verbum afferma: “Dio… volendo aprire la via della soprannaturale salvezza, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollevò alla speranza della salvezza (cfr. Gn 3,15)…” (DV 3).
5. Aggiungo un’affermazione riguardante il DNA umano, il codice genetico di ognuno di noi, assolutamente unico e irripetibile nella sua individualità, ma comune a tutti gli uomini nei suoi caratteri essenziali.
L’affermazione la traggo da un articolo apparso in Sacra Doctrina (1998, 5, p.117): “Il caso più notoè quello del DNA di un essere vivente, in particolare dell’uomo. Il concetto di “codice genetico” è infatti quanto di più antievoluzionistico alla scienza moderna potesse capitare di scoprire.
Di fronte alla constatazione che lo sviluppo di un esserevivente non è che l’esplicitazione di un contenuto preassegnato, altamente ordinato, un pensiero veramentelibero da pregiudizi avrebbe concluso che il codice geneticopresenta, sul piano materiale, una straordinaria analogia conquella funzione di organizzazione e di ordine che la filosofiaclassica ascrive all’essenza formale dell’ente finito. Al punto dapotersi dire, con linguaggio figurato, che tale codice costituiscecome l’articolazione fra forma e materia, ovvero come il situsove la forma viene innestata sulla materia. Con tutto quel chene potrebbe conseguire circa il modo di concepire la storianaturale degli esseri viventi. È invece noto che, pur di rendereragione evoluzionisticamente del codice genetico, si è fattoricorso alle più inverosimili ipotesi. Per approdare a un nulla difatto, perché la formazione del codice genetico resta, per labiologia, il massimo dei misteri”.
Ti porgo i più cordiali saluti e auguri di ogni bene.
Padre Angelo Bellon, o.p.
In data 18 giugno 2005 si è inserito nella discussione random con il seguente quesito:
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Gentile Padre Angelo,
mi ha appassionato il tema proposto da Pietro Demattei ed ho letto le sue risposte; in merito alla prima, vorrei formulare alcune considerazioni e domande, sperando che vorrà cortesemente illustrare il suo punto di vista. Per comodità divido il mio post in due parti, la prima che sintetizza la sua risposta, la seconda per proporre le mie domande.
La risposta
a. Adamo non è simbolo di una moltitudine (poligenismo) ma, al pari di Eva, singolo individuo (monogenismo);
b. il Magistero si è espresso chiaramente a favore del monogenismo (Pio XII, enciclica Humani generis del 1950)
c. pur non essendo dogma, il monogenismo può godere della infallibilità propria anche del magistero ordinario;
Alcune domande
Se diamo per acquisito che la coppia primigenia (Adamo ed Eva) non simboleggia l’umanità, intesa come comunità di viventi, ma l’unione di due singoli individui creati da Dio, quali risposte si possono dare ai seguenti quesiti:
1. nel libro della Genesi, dopo l’uccisione di Abele, Caino viene condannato a vagare per la terra (Gen 4,14: Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere») ma, perché nessuno lo colpisca, il Signore gli impone un segno.
Se Adamo ed Eva, con i loro figli Caino e Abele, erano frutto di creazione momogenetica, chi mai poteva essere quel “chiunque mi incontrerà” tanto temuto da Caino?
2. il racconto prosegue (Gen 4) dicendo che
“<17>Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.”
Da dove salta fuori la moglie di Caino? E ancora, se Caino decide di fondare una città, ha senso ritenere che ce ne fosse bisogno visto che l’umanità era ancora ristretta alla famiglia primigenia di quattro persone? Chi avrebbe abitato la città?
3. poco dopo (Gen 4) apprendiamo che “<25>Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché – disse – Dio mi ha concesso un’altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l’ha ucciso». <26>Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore.
Quindi la scomparsa di Abele è compensata dalla nascita di Set a cui nasce Enos; e, come nel caso di Caino, viene spontaneo chiedersi dove salta fuori la moglie di Set?
La ringrazio per aver dedicato qualche minuto a questo post e spero di poter leggere il suo parere.
La saluto cordialmente.
random
In data 21 giugno 2005 Padre Angelo ha risposto:
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Caro Random,
ti ringrazio anzitutto per i quesiti che mi hai posto e mi compiaccio per la passione che si è accesa in te per i racconti della creazione.
Come avrai notato, la lettera di Pietro Demattei poneva molto problemi.
E per questo, per non essere troppo lungo, ho deciso di rispondere a puntate.
Per ora sono comparse solo le prime due.
Nella quarta, troverai una risposta adeguata al tuo problema di fondo: come leggere i primi 11 capitoli della Genesi. Lì ti dirò che cosa dice il Concilio e che cosa dicono altri recenti documenti ecclesiali.
Adesso ti rispondo in due punti:
primo, ti presento il pensiero della Chiesa della prima metà del sec. XX sull’interpretazione della Genesi. E già questo è sufficiente per capire come vada letta la Sacra Scrittura.
Fondamentalmente il racconto di Caino sta a dire che il peccato originale ha introdotto un’opposizione tra l’uomo e Dio, e conseguentemente ha introdotto anche vere opposizioni tra gli uomini, che sono all’origine di tutti i peccati sociali.
Secondo, ti presenterò la logica con la quale gli antichi ebrei cercavano di capire e di spiegare questi racconti.
Circa il primo punto:
Il 30 giugno 1909 la Commissione Biblica emanò un decreto sul carattere storico dei primi tre capi della Genesi.
In questo decreto si respingono alcune interpretazioni che vorrebbero ridurre i primi racconti della Genesi:
1) a miti orientali semplicemente purgati dal politeismo e adattati alla religione ebraica;
2) ad allegorie o simboli di verità religiose e filosofiche, cui non corrisponderebbe un fondamento oggettivo nella realtà (cioè i fatti);
3) a leggende parzialmente inventate a scopo didattico e formativo.
In particolare il decreto presenta un elenco di fatti, sui quali non è possibile avere dubbi.
Eccoli:
1) la creazione di tutte le cose, fatta da Dio all’inizio del tempo;
2) la creazione speciale dell’uomo;
3) la formazione della prima donna dal primo uomo;
4) l’unità del genere umano; la felicità originale dei progenitori nello stato di giustizia, integrità e immortalità;
5) l’ordine dato da Dio all’uomo per mettere alla prova la sua obbedienza;
6) la trasgressione dell’ordine divino per istigazione del diavolo sotto l’apparenza di un serpente;
7) la perdita dei progenitori di quel primitivo stato d’innocenza;
8) e la promessa di un Redentore futuro.